Ravenna, Renzo Righini guarda al futuro con ottimismo, pronto per nuovi progetti e per il Roca

Emilia Romagna | 10 Giugno 2023 Economia
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Elena Nencini
Un’azienda nata nel 1951 quella dei F.lli Righini che ha saputo adattarsi ai tempi, cambiare e diversificare il proprio lavoro: dalle riparazioni navali all’offshore, alle wind farm. 
L’azienda è leader nella progettazione e costruzione di impianti meccanici, packages e attrezzature per i settori oil&gas, offshore wind e offshore decommissioning. L’amministratore della società Renzo Righini, che ha cominciato a seguire fin da bambino la vita e il lavoro della azienda di famiglia, racconta i cambiamenti e i nuovi progetti 
Come sta andando l’azienda dall’inizio del 2023? 
«Andiamo bene, abbiamo un’attività sostenuta e stiamo assumendo personale. Stiamo guardando con un certo ottimismo al futuro». 
Ci sono nuovi investimenti? 
«Si, stiamo pensando a nuovi investimenti, anche se ancora non li abbiamo definiti. Entro giugno dovremmo arrivare a delle scelte Nel frattempo come potenziamento di attività abbiamo intensificato e sviluppato il lavoro di riparazione navale, che era un’attività che svolgevamo meno e che, dal 17 aprile, invece abbiamo ampliato le nostre disponibilità, le nostre attrezzature e la possibilità di fare i lavori di riparazione navale qui sul porto di Ravenna. Era una vecchia attività che facevamo tanti anni fa e l’avevamo ridotta moltissimo e che adesso, per tutta una serie di ragioni abbiamo pensato di rivitalizzarla e di attivarla fino in fondo. 
Abbiamo assunto le 4 persone che lavoravano per Rosetti (che ha venduto a Ferretti il cantiere San Vitale dove facevano proprio riprazioni navali nda) e che seguivano proprio il lavoro di riparazione navale. Se facciamo tutti i conti alla fine, nel corso del 2023, assumeremo 6-7 persone». 
In un momento, ancora, di difficoltà post pandemia avete ottenuto ottimi risultati?
«Noi abbiamo diversificato il nostro lavoro nel corso degli ultimi anni: se guarda l’attività nel settore oil&gas - pur in una situazione di maggiore lavoro rispetto a uno o due anni fa - l’andamento è ancora sottodimensionato rispetto alle potenzialità di 5-6 anni fa. 
Adesso noi abbiamo ampliato il nostro lavoro lavorando molto per il settore delle wind farm. Questo ci ha dato una buona possibilità per essere presenti su un mercato abbastanza effervescente, non in Italia, ma all’estero».
Con quali paesi lavorate maggiormente?
«Dal nord Europa all’Est, al Medio Oriente. Queste sono le destinazioni principali. Con le wind farm naturalmente il lavoro è nel nord Europa, Far East o Stati Uniti».
Cosa vi prefiggete per il futuro?
«E’ ancora presto per parlarne, ma siamo vicini a prendere qualche  decisione, sicuramente un mix fra potenziamento delle strutture e delle macchine».
Ha assunto la nuova presidenza del Roca, quale pensa sia la direzione da intraprendere?
«Sono subentrato dopo la morte di Franco Nanni. Penso che il Roca debba rimanere sicuramente l’associazione delle aziende ravennati che sono coinvolte nel settore dell’energia, la sua anima - speriamo che non sia solo un passato – deve essere il settore oil&gas e del nuovo percorso che dovrà essere fatto sulla transizione energetica, che era anche il tema al centro dell’edizione di Omc di quest’anno che è stata annullata. A seguito della transizione energetica sicuramente il punto sarà creato attorno ad una pluralità di utilizzo e di forme di energia che siano rinnovabili - prodotte in mare o a terra -, l’energia nucleare, a Ravenna avremo poi il rigassificatore e avremmo la Ccus che può rappresentare - per una questione di geografia e di fisica, nel senso che esistono vicini a noi posti dove fare volumi di stoccaggio impressionanti, parliamo di 500milioni di metri cubi, e nello stesso tempo avere la possibilità di fare la segregazione della CO2 per il settore hard-to-abate. Sono varie le possibilità. Una volta eravamo la società dei contrattisti del settore oil&gas, offshore, adesso il Roca si dovrà aprire a tutte quelle attività che ruotano intorno al settore dell’energia»
Cosa ne pensa del Progettone dell’hub portuale?
«Sicuramente i lavori del Progettone influiranno e potranno dare più opportunità. Il legame fra l’energia e il porto a Ravenna è di vecchissima data ed è un legame fondamentale. E’ fondamentale avere il porto, avere le banchine, poter costruire impianti a Ravenna e poterli spedire in giro per il mondo o, come speriamo, poterli utilizzare anche nell’Adriatico o nel Mediterraneo, visto che quest’ultimo sta diventando il punto tra nord e sud. Il Mediterraneo dovrebbe diventare un punto nevralgico per l’energia anche per il nord dell’Europa. A Ravenna un porto più sviluppato, più potente, più collegato con il nord Europa è sicuramente un elemento di possibilità di sviluppo».
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