Ravenna, primi passi del nuovo presidente Morgese: «Una Consulta aperta a tutte le associazioni»
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Elena Nencini
Dopo un periodo burrascoso (vedi box) la Consulta del volontariato ha un nuovo direttivo: presidente è Giovanni Morgese, dal 2008 a capo dell’associazione ‘Cuore e Territorio’, candidato da ‘Amare Ravenna’ il cui rappresentante, Daniele Perini, è stato tra i fondatori della consulta, sostenuto da un numero ampio di associazioni.
Insieme a Morgese sono stati eletti Michela Guerra, vicepresidente, Roberto Lolli, tesoriere e segretario, e i consiglieri Charles Tchameni Tchienga, Matteo Manca, Maria Giovanna Titone, Giovanna Piaia. Eletti revisori Roberto Catalano, presidente, Marino Moroni e Antonio Fantini. Morgese racconta quali saranno i prossimi passi da affrontare per la Consulta.
La sua elezione avviene dopo un periodo di burrasca.
«Si, io ho indirettamente sentito gli animi tesi, le votazioni ci sono state e hanno calmato e calmierato la situazione. E’ un consiglio nuovo voluto da tutti. Abbiamo già cominciato a confrontarci e siamo pronti per partire. Rivolgo un sincero ringraziamento al presidente uscente Christian Rivalta che ha gestito con grande intelligenza e prudenza le attività della Consulta in un momento molto complesso».
I primi obiettivi?
«Sono da reintegrare tutte le associazioni, parliamo di 200 e rotte sigle. E’ importante che la consulta aggreghi tutti e sia forte per dare una risposta importante al cittadino e al suo benessere. La Consulta di Ravenna è l’istituzione più antica e rappresentativa, va rinforzata creando le condizioni perché tutte le associazioni possano esprimersi e partecipare alle iniziative e progetti. In un momento complesso del volontariato nazionale e locale, la Consulta sarà portavoce in tutte le sedi dei bisogni delle associazioni».
Quale è il primo step che vi prefiggete?
«Il covid ha inciso molto, stiamo riprendendo la vita normale e speriamo che le relazioni miglioreranno come i rapporti interpersonali, visto che la pandemia ci ha imbruttiti tutti. Concretamente, adesso abbiamo bisogno di parlare con l’amministrazione della nostra sede legale: nel momento della crisi c’è stato uno spostamento e adesso andremo a verificare se possiamo mantenerla in via Le Corbusier 33 dove era prima. Si tratta di un appartamento confiscato alla criminalità organizzata e destinato dal Comune di Ravenna ad attività di grande rilevanza sociale: proprio per questo è un simbolo forte della legalità e della trasparenza a cui ci ispiriamo. La Consulta è un bene collettivo, sarà la casa di tutti. La sede di via Le Corbusier sarebbe più appropriata. Puntiamo alla trasparenza: tutti sapranno cosa stiamo pensando, cosa stiamo facendo».
Avete sentore di nuove esigenze delle persone, causate dalle nuove povertà?
«Ho appena ricoperto questo ruolo però lo percepisco sia come presidente dell’associazione Cuore e territorio, sia con Tchameni che è presidenet dell’associazione Il Terzo Mondo. La situazione in crescendo, sarà sempre più necessario un volontariato unito e compatto».
Gli ultimi 5 mesi di caos
Dopo la chiusura della Casa del Volontariato, avvenuta a giugno 2022 dopo 10 anni di attività, durante l’assemblea del 4 novembre scorso il consiglio della Consulta del volontariato di Ravenna ha dato le dimissioni in toto. La riforma del terzo settore prevede un accorpamento tra i vari Csv delle province allo scopo di ridurre i fondi di gestione di questi strumenti e concentrare i finanziamenti a favore delle attività di volontariato. In Romagna è previsto un solo Csv. Poiché i tre Csv hanno discusso tre anni ma non hanno trovato l’accordo, l’organismo nazionale ha emesso un bando. Comunità Romagna, con sede a Ravenna, ha concorso da sola, mentre Forlì-Cesena e Rimini insieme. La Commissione nazionale ha accolto il progetto Forlì e Rimini (VolontaRomagna) con sede legale a Forlì ma con sedi distaccate a Cesena, Rimini e Ravenna. Comunità Romagna non ha accettato il risultato del bando e ha presentato ricorso al Tar a seguito della acquisizione degli atti. All’interno della Consulta di Ravenna sono nate delle divergenze in merito alla vicenda e alla sua gestione.