Ravenna, parla Biondi (Caritas): «Non abbandoniamo gli ultimi. 730 famiglie in carico, con gli alluvionati quasi 800»
Elena Nencini
Il Centro di ascolto, la mensa, l’Emporio sono alcuni dei servizi forniti dalla Caritas di Ravenna a chi è in difficoltà, un numero in netta crescita nell’ultimo anno – sono 730 le famiglie che si rivolgono al centro cittadino - a cui, come se non bastasse, si sono aggiunti coloro che sono stati colpiti dall’alluvione, sfiorando gli 800 nuclei familiari. Daniela Biondi, coordinatrice del centro di ascolto della Caritas di Ravenna, fa il punto sulla situazione.
Due centri d’ascolto d’emergenza ancora aperti per chi è stato colpito dall’alluvione. Come sta andando?
«Da subito siamo stati vicini alle persone a Fornace Zarattini, presso la chiesa della Madonna della Fiducia, ci sono stati molti volontari e abbiamo ricevuto molte donazioni di alimenti, di prodotti per la pulizia. Siamo in rete con la delegazione della Caritas Emilia Romagna che continua ad aiutarci. Abbiamo aperto due centri di ascolto: uno a Fornace Zarattini e uno a Villanova di Ravenna, nella chiesa di san Giovanni Apostolo – che rimarranno aperti fino al 30 giugno - per fare fronte alle richieste alimentari, per i prodotti per la pulizia e i bisogni più immediati. Aiutiamo nell’acquisto degli elettrodomestici e diamo, gratuitamente, l’utilizzo del deumidificatore».
Bisogno di aiuto materiale per pulire, per portare via i rifiuti, ma anche di sostegno psicologico?
«Si, anche ieri una famiglia è rientrata a casa, ma la situazione è difficile, abitazioni devastate, muri ancora bagnati, la gente si mette a piangere appena varca la soglia. Però hanno una grande forza, piangono, poi ringraziano per quello stiamo facendo e si rimboccano le maniche. Alcuni di loro si sono organizzati con una cucina economica - posizionata dove è possibile in casa, ma anche in garage o in giardino - per poter mangiare visto che sono senza gas. Seguiamo circa 30 famiglie al giorno a Fornace e altrettante a Villanova. Dopo il primo impatto, in cui molti di loro si vergognavano di chiedere, perché prima di questo evento non avevano mai avuto bisogno, tornano anche solo per parlare, per esorcizzare la paura di quei giorni. La gente continua a donarci prodotti per la pulizia e generi alimentari, non li abbandoneremo dopo il 30 giugno, ci sposteremo solo a Ravenna».
Poco prima dell’alluvione avevate ricevuto un prezioso contributo per la mensa.
«Si, oltre 50mila euro da La Cassa di Ravenna. I 53.942 euro, nati da una obbligazione, serviranno alla somministrazione di circa 16.500 pasti alle persone più bisognose del territorio per la mensa diocesana che è aperta tutte le domeniche a Santa Teresa. Ad agosto sarà aperta tutti i giorni, sia per pranzo che per cena con l’asporto. È una grande cosa che ci permette di dare un pasto nutrizionalmente molto valido e ricco a persone che non possono permetterselo. Per la prima volta invece di organizzare dei pasti con le eccedenze dei supermercati o con quello che ci regalavano, abbiamo potuto scegliere dei menu ad hoc, nei minimi particolari».
Quante sono le persone che usufruiscono della mensa?
«100 persone, sono leggermente in aumento. Oltre ai senza fissa dimora ci sono persone che hanno difficoltà a sostenere le bollette e così, per ridurre le spese, vengono da noi».
A dicembre 2022 avete inaugurato l’Emporio. Come sta andando?
«Continuiamo all’emporio la distribuzione dei pacchi alimentari, a cui si affianca la possibilità di acquistare i prodotti che desiderano con una tessera ricaricata a punti. Notiamo un piccolo aumento di chi si rivolgeva a noi, intorno al 10%. Gli ambienti dell’emporio sono molto belli, inoltre al mercatino tutti possono acquistare vestiti, mobili, oggetti, mentre chi è in stato di necessità può avere mobilio e beni alimentari gratuitamente».
I soldi ricavati dal mercatino dell’Emporio come li impiegate?
«Vengono reinvestiti in progetti in favore delle persone che aiutiamo. Abbiamo in carico 730 nuclei familiari: il primo colloquio avviene al Punto di ascolto, dove incontriamo la persona e la sua famiglia e cerchiamo di capire quale può essere il progetto giusto per loro. Andiamo a indagare sulla difficoltà momentanea di acquisto di alimenti, oppure di farmaci che - grazie alla nuova convenzione con Santa Teresa – possiamo ottenere gratuitamente o con forte sconto, visite mediche specialistiche a persone che non possono permettersi il pagamento del ticket sanitario. Nel 2023 ci sono molte situazioni di sfratti esecutivi: alla Casa della carità abbiamo una lista di attesa molto alta: su 25 posti disponibili, c’è una richiesta di 70 persone dall’inizio dell’anno.
Chi cerca alloggio?
«Famiglie, single, persone anziane, sia italiani che stranieri. Adesso ci sonotre famiglie, una coppia di anziani che non sono riusciti. C’è molto lavoro da fare per essere vicini agli ultimi, dobbiamo pensare che non è finita l’emergenza, effetto di questi anni molto duri. Adesso stiamo lavorando molto sul discorso della formazione sia in termini di corsi che possono preparare a un lavoro, per esempio corsi di cucina visto che abbiamo una cucina rinnovata oppure corsi da operatore socio sanitario. Altro tema importante è quello dell’alloggio. sono aumentate le richiestee vorremmo cercare di trovar eil modo di venire incontro alle necessità delle persone».