Ravenna, Mercatili (GdF) spiega il nuovo protocollo per il monitoraggio dei fondi Pnrr per l’Hub

Emilia Romagna | 19 Marzo 2022 Economia
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Elena Nencini
Legalità e trasparenza sono queste le parole d’ordine del nuovo protocollo d’intesa firmato a Ravenna da Daniele Rossi, presidente Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico centro settentrionale, e dal Comandante Provinciale della Guardia di Finanza di Ravenna Andrea Mercatili. Un accordo che vuole incrementare la collaborazione interistituzionale per rafforzare il presidio di legalità e trasparenza a tutela del corretto impiego delle risorse pubbliche e, più in generale, del rispetto delle procedure e delle tempistiche esecutive. Il protocollo ha come oggetto tutti gli interventi infrastrutturali gestiti dall’Autorità di sistema portuale attraverso il PNRR ed il relativo Fondo Complementare di matrice nazionale, in modo da rafforzare il sistema di monitoraggio e di vigilanza delle opere in corso di realizzazione.
Il comandante Mercatili spiega in cosa consiste esattamente il protocollo,  di come lavorerà la Guardia di Finanza e perché c’è il rischio di infiltrazioni mafiose.
Cosa prevede questo accordo tra Guardia di Finanza e Autorità di sistema portuale?
«Fa parte di una serie di investimenti che vogliamo monitorare attentamente e che nel loro insieme hanno l’obiettivo di modernizzare l’infrastruttura portuale per renderla più competitiva sul mercato internazionale. Si tratta di una fase di sviluppo particolarmente significativa per l’intera città e noi, come Guardia di Finanza, vogliamo essere al fianco delle Autorità locali affinché le ingenti risorse pubbliche destinate a tale fine siano impiegate in maniera efficace ed alimentino, nella fase esecutiva, una filiera economica che operi con trasparenza e legalità. L’obiettivo fondamentale dei controlli sarà quindi quello di vigilare affinché i lavori procedano nel rispetto delle regole e secondo le tempistiche previste e che nella fase realizzativa non si infiltrino operatori economici disonesti».
Come contrasterete eventuali interessi illeciti dell’utilizzo dei fondi Pnrr per l’hub?
«Purtroppo la realizzazione delle opere pubbliche suscita gli appetiti della criminalità economica che tende a drenare i fondi pubblici massimizzando i profitti anche attraverso pratiche illecite come l’abbattimento illegale dei costi di cantiere. Spesso vengono compromesse anche le tutele dei lavoratori, sia dal punto di vista salariale e contributivo, che per quanto attiene alla sicurezza sul luogo di lavoro. Noi ovviamente siamo parte di un’articolata rete dei controlli, che vede protagonisti la Prefettura, la Procura della Repubblica, le altre Forze di Polizia, nonché, ratione materiae, tutti gli altri enti di vigilanza, ma, nell’ambito di nostra competenza e specializzazione, intendiamo vigilare attentamente sui profili economico finanziari delle progettualità, dedicando a tale scopo risorse investigative qualificate. Anche le modalità di intervento dipenderanno dagli indicatori di rischio che ci verranno rappresentati o che emergeranno dalla nostra attività info investigativa. Sicuramente faremo degli approfondimenti per valutare l’affidabilità e la trasparenza degli attori economici coinvolti nella fase realizzativa. Inoltre, se ritenuto opportuno, opereremo anche con controlli d’iniziativa sia presso i cantieri che nelle strutture amministrative delle imprese per sincerarci del rispetto delle normative di settore, della legittimità delle procedure amministrative e della correttezza dell’impianto contabile e dei connessi flussi finanziari. Si tratterà quindi di una vigilanza attiva che intende neutralizzazione ogni possibile condotta illecita, senza però ostacolare in alcun modo la realizzazione delle opere».
Come sfrutterete la tecnologia per organizzare i dati di sintesi degli interventi e delle aziende che parteciperanno a questo progetto?
«Lo scopo del protocollo è essenzialmente quello di avere immediata contezza di tutte le progettualità che vengono finanziate con le risorse unionali e nazionali del Pnrr e del fondo complementare. E’ un ambito operativo ben più vasto del singolo appalto. Come Guardia di Finanza ci interessa conoscere tutti i progetti autorizzati ed avviati così da seguirli più da vicino. Oltre al monitoraggio degli interventi, abbiamo poi richiesto all’Autorità di Sistema Portuale di poter contare su un flusso periodico di dati che aggiornino continuamente lo scenario di riferimento in modo da comprendere lo stato di avanzamento dei lavori, i vari sub appalti autorizzati e i cantieri aperti. Poi la tecnologia giocherà un ruolo importante, non solo nell’organizzazione dei dati, ma soprattutto nella loro analisi. Le informazioni saranno infatti trattate attraverso le numerosissime banche dati a nostra disposizione, molte delle quali sono ora interconnesse in una moderna piattaforma telematica, la “Dorsale Informatica”, che mette in relazione gli esiti delle interrogazioni a decine di banche dati diverse per restituire un report di analisi che evidenzia eventuali criticità e rischi di illegalità. Questa prima acquisizione informativa sarà poi integrata dall’attività info investigativa svolta sul territorio e dagli esiti dei controlli palesi eventualmente svolti presso i siti di lavorazione o presso le sedi operative delle imprese operanti».
E’ in aumento in Emilia-Romagna il tasso di infiltrazioni illecite nel tessuto economico locale?
«La situazione, dal nostro punto di osservazione, non desta allarmismi, ma occorre assolutamente mantenere alta l’attenzione. Attualmente, infatti, ci sono diversi fattori che rendono il territorio maggiormente esposto al rischio di infiltrazione: innanzitutto la crisi economica connessa alla pandemia e ora anche al costo dell’energia e delle materie prime, che sta mettendo a dura prova imprese anche patrimonialmente strutturate e storicamente presenti sul mercato, che sopportano una crisi di liquidità e che pertanto diventano esposte al rischio di acquisizioni esterne e, dall’altra parte, l’ingente mole di risorse pubbliche che devono essere spese nel breve termine e che possono finire nelle casse di imprese gestite indirettamente da poteri criminali attraverso filiere di controllo opache. Per questo, come Guardia di Finanza, abbiamo attivato un sistema di collaborazione con le istituzioni locali e con gli altri attori della vigilanza in modo da creare una rete di protezione dell’economia legale, a tutela della collettività e del territorio di riferimento. Il tutto sotto il coordinamento operativo della Prefettura in sede preventiva e della locale Procura della Repubblica nella fase repressiva».
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