Ravenna, Longobardi (Iperbarico) «1500 pazienti l'anno, 50mila prestazioni. Il 30% arriva da fuori regione»

Emilia Romagna | 25 Ottobre 2024 Cronaca
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Elena Nencini
Se avete bisogno di parlare con il dottor Pasquale Longobardi  sappiate che è un uomo molto impegnato: il Centro Iperbarico di Ravenna di cui è il direttore sanitario e le sue prestazioni eccellenti incuriosiscono tantissimi altri centri. L’ultimo mese infatti Longobardi lo ha passato in giro tra Francia, Svizzera e Italia a raccontare come funziona uno dei migliori centri italiani per la terapia iperbarica. Il centro, nato a Ravenna nel 1989, è una delle eccellenze mondiali in questo campo con 1500 pazienti e 50mila prestazioni all’anno che ‘sfruttano’ il potere farmacologico dell’ossigeno, come spiega Longobardi.
Longobardi, che cos’è la terapia iperbarica?
«L’ossigeno è considerato dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco) un vero  e proprio farmaco, cambia solo il metodo di somministrazione. La camera iperbarica eroga ossigeno a pressione più elevata: a Ravenna abbiamo due camere iperbariche multiposto per 28 persone. L’ossigeno permette alle cellule di ‘ricaricare’ le batterie ma anche di spegnere le infiammazioni:. Durante una malattia il corpo umano ha bisogno di combatterla, ma ormai anche nella vita normale è aumentato lo stato infiammatorio del corpo a causa dell’aria che respiriamo, del cibo che mangiamo, della vita che facciamo. L’ossigeno spegne l’infiammazione e attiva il sangue nelle cellule con benefici per il corpo».
Quali malattie posso combattere con la terapia iperbarica?
«La nostra attività principale riguarda la necrosi ossea, le infezioni, le lesioni della pelle, il piede diabetico, la sordità improvvisa, le patologie linfatiche. Una volta la terapia iperbarica veniva usata principalmente per i traumi subacquei e per l’ingestione di monossido di carbonio, adesso si stanno aprendo nuove frontiere in oncologia e nella cura delle malattie neurocognitive come Alzheimer, Parkinson dove l’ossigeno agisce sul fronte della riattivazione di determinate funzioni delle cellule. Molti gli studi a questo proposito in Usa.  Ma stiamo anche affiancando altre terapie come l’autorigenerazione del plasma, gli innesti di pelle, la medicina di regolazione fisiologica con sostanze naturali, la terapia della luce».
Quali sono le nuove frontiere?
«Stiamo portando avanti una sperimentazione, in collaborazione con l’Irst di Meldola e le università di Bologna e Ferrara: utilizziamo l’ossigeno iperbarico per i pazienti affetti da glioblastoma, un tumore del cervello molto aggressivo. Alla radioterapia viene affiancato il trattamento in camera iperbarica, abbiamo visto che si è abbassato il tasso di mortalità e aumenta l’aspettativa di vita. I nostri primi risultati sono diventati un faro anche per gli Stati Uniti».
Anche in ambito sportivo la terapia iperbarica è essenziale?
«La mia tesi di laurea riguardava proprio questo tema: se io metto un atleta in camera iperbarica aumentano le sue prestazioni, lo abbiamo testato su diversi atleti, a cominciare nel 1990 con la squadra del Messaggero volley che doveva fare i play off. Dopo il trattamento iperbarico le prestazioni erano molto migliorate senza che aumentassero i battiti cardiaci. Questo tipo di prestazioni le abbiamo poi fatte con il ciclista Davide Cassani, con la campionessa olimpionica di canottaggio Josefa Idem, la nazionale di nuoto italiana.
Ma con gli sportivi abbiamo lavorato anche con problemi dovuti  a traumi: è venuto Alex Zanardi a gennaio del 2023 perché dopo l’incidente a Pienza non riusciva a svegliarsi dal coma. L’ha portato il dottor Claudio Costa (il fondatore della clinica mobile nda) che già nel 1992 aveva portato da noi il pilota australiano Michael Doohan. Dopo l’incidente di Assen rischiava di perdere una gamba, Costa gli pulì la ferita e gli fece fare un mese di terapia iperbarica. Dohaan riuscì a rientrare per le ultime due gare di campionato. Anche Valentino Rossi è passato da noi dopo l’incidente a Mugello, secondo l’ospedale di Firenze doveva stare fermo per 6 mesi, ma avrebbe perso tutta la stagione: un passaggio per il centro iperbarico di Ravenna e poi per quello di Fano hanno permesso al campione di tornare in sella dopo 40 giorni».
Da dove arrivano i vostri pazienti? 
«Il 30% da fuori Romagna, siamo i secondi in regione– dopo il Maria Cecilia Hospital - per mobilità attiva. Per questo abbiamo anche una rete di alloggi per soggiorni da 4 a 6 settimane, piccoli appartamenti, b&b, alberghi convenzionati per i nostri pazienti che arrivano in particolare dal nord Italia. E’ in terapia iperbarica, per esempio, una ragazza trentina di 21 anni con un brutto trauma cranico che le ha causato un’infezione della calotta cranica, un’osteomielite. La terapia iperbarica le  riduce l’infezione. I collegamenti tra l’Iperbarico e la città sono migliorati da quando il Comune ha messo un autobus per collegare il centro con l’ospedale e la stazione».
Quanti pazienti curate l’anno?
«1500 l’anno, 50mila prestazioni, 80 persone di staff seguono i pazienti, circa 20mila di queste prestazioni sono di ossigenoterapia iperbarica, le altre sono per la cura delle ulcere, la riabilitazione per le malattie neurodegenerative con lo psicologo, il fisioterapista, la pet therapy. Stiamo allargando il panorama delle offerte».
Progetti per il futuro?
«Aumenta l’aspettativa di vita, ma vorremmo arrivarci in buone condizioni, ecco allora che la medicina iperbarica aiuta a ridurre le infiammazioni che determinano l’invecchiamento, noi ne rallentiamo il decorso. Ma va abbinato a un corretto di stile vita e una corretta alimentazione. Con l’oncologia, oltre al glioma, stiamo portando avanti delle sperimentazioni su tumore della mammella, del colon, vorremmo riuscire a migliorare le armi degli oncologi noi siamo solo un appoggio per ridurre la mortalità. E poi ci sono gli atleti e le loro prestazioni, su cui lavorare. Credo che l’ossigenoterapia sia un farmaco ‘divino’ per scaricare tutte le sostanze tossichee può essere usato anche come prevenzione».
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