Ravenna, le novità dai laboratori del mosaico, con opere che vanno in tutto il mondo

Elena Nencini
Sarà un viaggio in due puntate, curiosando tra quelli che sono i laboratori più importanti e conosciuti di Ravenna, dove sono nate le eccellenza di artisti che si avvalgono del mosaico come mezzo per esprimere le proprie emozioni. Un piccolo anticipo in attesa della mostra che si terrà a ottobre al Museo d’arte della città dedicata a Marc Chagall, in occasione della Biennale di mosaico contemporaneo.
SANTI (GRUPPO MOSAICISTI):
«DA BEIRUT A MONTECARLO»
Vulcanico, Marco Santi si può definire così, sempre in giro tra un cantiere in Libano e uno a Montecarlo, tra un restauro ad Aquileia e una lezione all’università. E’ alla guida del Gruppo Mosaicisti da 17 anni, ma prima aveva diretto anche la storica cooperativa Mosaicisti di Ravenna, come dice lui:« Ho tantissimi lavori in questo momento, tanto che siamo in 9 a lavorare, in tre diversi spazi, al Mir il restauro, in centro il mosaico, e poi abbiamo un altro magazzino a Fornace Zarattini». Dopo aver lavorato molto con la Russia e l’Ucraina i suoi interessi si sono spostati in Medio Oriente, continua,«su l monte Libano, a Faraya, ho realizzato un mosaico per la chiesa cristiana maronita. A Beirut invece sto lavorando da 12 anni per una chiesa con mosaici a tre dimensioni . Il bello di questo lavoro è che il mosaico è un elemento portante della struttura. Non una semplice decorazione, occupa tutto lo spazio. Abbiamo dovuto restaurare alcuni mosaici di questa chiesa perché la famosa esplosione del 2020 in porto li aveva danneggiati». Così come continua le collaborazioni con artiste del calibro di Maria Luisa Taddei, con cui realizzerà dei pannelli per la Biennale d’architettura. Al mosaico artistico affianca anche i restauri, continua Santi: «Lavoriamo ad Aquileia, ma non solo. Adesso abbiamo in magazzino i mosaici che Nedo Del Bene aveva realizzato per l’ex cinema Capitol, in via Salara, li abbiamo smontati perché la proprietà voleva vendere. Bisognerà trovargli un posto».
FRANCESCA FABBRI ‘AKOMENA’:
«ASPETTO NEWS DA PARIGI»
Francesca Fabbri è alla guida di Akomena Spazio Mosaico da più di 35 anni e vive il 2025 come un anno di grande respiro: «Finalmente sembra che ci siamo ripresi dopo il covid e cominciamo a raccogliere. Oltre ai tre negozi di Ravenna – che diventeranno presto due - ne abbiamo un altro a Venezia. Ma preferisco lavorare qui perché c’è un cliente diverso, più attento, meno di massa». Fabbri ha alle spalle opere importanti realizzate in tutto il mondo come la tomba a mosaico del ballerino russo Rudolf Nureyev, il memoriale a Rajiv Ghandi o la scultura Italica. Si gode questo periodo di relativa calma anche se ci sono in ballo diversi lavori, continua: «Dopo il lavoro fatto per Fendi nel 2021 per il progetto “Hand in hand” (una meravigliosa borsetta baguette in mosaico nda) abbiamo aperto lo scorso anno in via Argentario cercando di diversificare i due negozi. Siamo in trattative per un altro lavoro con un noto brand della moda. Non è mancato poi un lavoro di manutenzione continua, negli ultimi anni, sulla tomba di Nureyev che ha bisogno di cure costanti. Speriamo in novità da Parigi». La collaborazione che ha da tempo con Carlocinque gallery di Milano, l’ha portata, insieme a sua figlia, a realizzare un tappeto per una mostra a Capri, conclude Fabbri: «Un’occasione inaspettata che mi ha portato molto lavoro. Un bel biglietto da visita».
NOTTURNI: «DALLE HAWAII ALLE CHIESE AMERICANE»
Artista ‘storica’ del panorama ravennate, ha collaborato con designer e architetti come Mendini, Studio Alchimia, Guerriero, Antonioni e Balthus.
Da sempre indipendente nelle sue scelte, mantiene collaborazioni con l’estero come racconta: «Ho da poco completato un mosaico per un privato che abita alle Hawaii. Mi ha chiesto un mosaico che rappresentasse un acquario di circa 3 metri quadrati. Inoltre collaboro, da diversi anni con il mosaicista Matteo Randi, che adesso vive negli Stati Uniti, e l’azienda Rugo Stone, specializzata in marmi e design, d’interni per alcuni mosaici che rappresentano 90 Venerabili, all’interno di una chiesa negli Stati Uniti. A Ravenna invece stiamo realizzando un trompe l’oeil per una finestra, un divertente motivo per un interno».
COLLETTIVO CAC03:
«DA THE LINE AL BLU EGIZIO»
Hanno trovato casa a Ravenna da diversi anni, il trio di artisti che costituisce CaCo3 (la formula del carbonato di calce, la base fondamentale del mosaico) sono Aniko Ferreira da Silva, Giuseppe Donnaloia e Pavlos Mavromatidis e raccontano il nuovo progetto che stanno portando avanti. «Si chiama ‘Ultrasky’ e prevede sei mostre per far conoscere la versatilità e la bellezza del blu egizio come materiale per l’espressione artistica. E’ sostenuto da Eni e dall’Accademia dei lincei. Due scienziati sono riusciti a sintetizzare il blu egizio, un materiale costoso e raro nell’antichità, con materiali di scarto, riso e lavorazione siderurgica. Abbiamo reallizzato due dittici per questo progetto itinerante che si concluderà al Museo Egizio di Torino ma potrebbe anche trovare altri luoghi all’estero».
Le collaborazoni nel mondo dell’arte non mancano per i CaCO3, raccontano infatti: «Continuiamo a lavorare con una galleria belga e saremo presenti al Salone del mobile di Milano, con due aziende Visionnair e Artemes. sono portatrici del made in italy. Abbiamo realizzato una serie di mosaici nello show room del salone, all’interno dello spazio espositivo». Hanno da poc concluso un lavoro di grande prestigio con un gruppo di architetti di Firenze per The line in Arabia saudita, il progetto futuristico Neom. Abbiamo realizzato una texture a imitazione del mosaico che facciamo per rivestire circa 7mila metri quadrati di superfici. Abbiamo una serie di matrici che sono già state utilizzate per realizzare dei pannelli».