Ravenna, la ripartenza di Fornace Zarattini: le testimonianze di Biesse Sistemi, Simatica e Tentamus. Partita la conta dei danni
Elena Nencini
A distanza di più di dieci giorni dalla notte del 16 maggio, giorno della prima grande emergenza alluvione, girando per Fornace Zarattini si resta sorpresi dalla grinta dimostrata dalle aziende. Ultima zona ad essere stata ‘asciugata’ a Ravenna, ha dimostrato una grande capacità di ripresa da parte delle aziende che hanno in questa zona la propria sede. Come sottolinea Roberto Bozzi, presidente di Confindustria Romagna, «In queste giornate convulse, siamo orgogliosi di poter mostrare la fierezza e il piglio della nostra terra e delle sue persone, la contagiosa voglia di rialzarsi e ripartire anche nelle circostanze più difficili, in pochissimi giorni si è tornati all’operatività e chi non ha subìto danni, con grandissimo spirito di servizio si è messo a disposizione dei colleghi offrendo braccia e mezzi a chi è ancora sott’acqua o nel fango. Restano ancora situazioni molto delicate e complesse, soprattutto nelle zone collinari. Ccome associazione abbiamo cercato di fare da regia incrociando le richieste di chi è in difficoltà con le offerte di aiuto e i servizi di ripristino, contattando in tempo reale tutti i nostri associati e istituendo un fondo straordinario per abbattere la quota associativa delle attività danneggiate».
TENTAMUS «RIPARTIAMO AL 60%»
Nicola Berruti, ceo di Tentamus Agriparadigma, azienda con un centinaio di dipendenti spiega: «a Fornace abbiamo una sede e un’altra a Forlì, oltre a altre 8 sparse in tutta Italia. Per fortuna siamo riusciti a dirottare parte del lavoro sugli altri partner riuscendo così a fornire comunque un minimo di servizio alle aziende che sono nostre clienti. Altri invece hanno deciso di aspettare mostrandosi molto comprensivi. Ci occupiamo di analisi chimiche su acque e alimenti, in particolare frutta e verdura, uno dei settori più intaccati del comparto. Difficile quantificare il danno economico bisognerà aspettare l’impatto vero e proprio». Continua Berruti entrando nel dettaglio dei danni: «sia il magazzino che gli uffici sono stati allagati, ma in maniera diversa: negli uffici l’acqua ha toccato il 1.50 m, mentre nei laboratori il seminterrato si è completamente allagato con quasi due metri di acqua. Solo per i danni materiali come sedie, computer, tre mezzi aziendali siamo arrivati a 500mila euro, senza contare la parte degli impianti strumentali che possono essere stati danneggiati dal distacco improvviso della corrente: speriamo che basti l’assistenza e non la sostituzione completa. A questo si aggiungono gli impianti elettrici, la caldaia, l’impianto del gas che sono andati completamente sott’acqua». Stiamo ripartendo oggi (lunedì 29 nda) al 60% dopo esserci fermati giovedì 18: se aggiungiamo anche i danni per il blocco dell’attività li possiamo quantificare tra i 20-30mila euro al giorno. Una stima totale ancora non c’è anche perché bisogna vedere cosa riusciamo a recuperare: tutti i materiali che avevamo nel congelatore che, per le componenti chimiche, devono stare in frigorifero sono stati danneggiati. Bisognerà fare il ri-approvigionamento di tutti i materiali che dovevano essere a temperatura costante controllata. Un ringraziamento va a tutti i dipendenti che ci hanno aiutato».
BIESSE: «ASSISTENZA ALLE IDROVORE »
La Biesse Sistemi a Fornace Zarattini ha 120 dipendenti e offre servizi di impiantistica industriale, tra cui anche l’assistenza alle idrovore, come racconta Gabriele Orioli, responsabile dei servizi commerciali: «Possiamo dire che, in confronto ad alcune famiglie e ad altre aziende, è andata bene, ma siamo stati 4 giorni sotto l’acqua: gli impianti elettrici, le apparecchiature, la documentazione, gli automezzi così come i quadri elettrici. Tutto ciò che era sopra le scrivanie è umido, ma salvo, quello che stava sotto è da buttare: le infrastrutture perdono ancora, le porte non si chiudono più. Ma siamo stati bravi, i nostri ragazzi sono stati bravi, in 5 giorni abbiamo liberato tutte le strutture» Ancora da quantificare i danni, ma dopo due giorni di lavori Orioli pensa che «ci aggiriamo sui 500mila euro, senza contare il blocco delle attività così come i danni che ci chiederanno i clienti, ti dicono che gli dispiace ma poi ti chiedono quando arrivano i loro pezzi. Questo è uno dei tanti problemi che stiamo avendo. Avevamo tanto materiale già pronto per il quale dovremmo nuovamente ri-ordinare e ci vorranno sei mesi». Nonostante tutti i problemi in azienda Biesse non si è fermata, continua Orioli: «Siamo stati con il Consorzio di bonifica prestando assistenza alle idrovore 24 ore su 24, non vediamo solo il nostro di problema, abbiamo comunque continuato a dare assistenza a tutti: se si ferma una pompa o un impianto elettrico siamo fregati. Siamo partiti e stiamo ripartendo come si può».
SIMATICA: «DISASTRO IN DIRETTA»
Massimo Fortini, dell’azienda Simatica, che si occupa di servizi informatici e di assistenza, ha visto i primi danni in diretta: «giovedì 18 alle 12 siamo stati evacuati, era tutto a posto, la sera mentre guardavo la tv dal divano ho controllato le videocamere di sorveglianza e mi pareva di vedere dell’acqua, poi piano è stato chiaro che stava salendo finché alle 22.30 è cominciato il mio viaggio di dolore. Alle 00.40 è saltata la luce perché era arrivata alle prese di corrente. Qui è diventato un incubo: il non sapere che la tua azienda va sott’acqua e non sai come sei messo esattamente. Per fortuna avevamo messo sulle scrivanie tutto ciò che era a terra, abbiamo avuto 60 cm d’acqua negli uffici e 70 cm in magazzino. Abbiamo avuto due tipi di danni :quello alle infrastrutture e quello alle merci dei clienti. I danni sono i muri in cartongesso e i macchinari pesanti che non si potevano alzare, tutto quello che era sulle scrivanie si è salvato. Da quando siamo potuti rientrare in azienda lunedì siamo ripartiti in 24 ore, ci siamo ammassati in sei in una stanza e via. Siamo stati divisi per il covid e uniti per l’alluvione. Per fortuna i dati sono tutti salvi, questa è stata la cosa più importante. Le macchine si ricomprano, i dati sono la vita di un’azienda, il 47% delle aziende che perdono i dati non ripartono più. Facendo una quantificazione dei danni prudente pensiamo di contenerli tra i 100 e i 150mila euro». I volontari per Fortini sono stati una risorsa incredibile: «sabato io e 4 amici in 24 ore siamo riusciti a fare un lavoro da 6mila. Anche i nostri dipendenti si sono dati da fare, una di loro ha portato una vaporella e ha lavato tutte e 20 le sedie, ci sono voluti tre lavaggi per rimuovere il fango. Per non parlare di tutti i volontari venuti da Mantova, Porto Fuori, Ravenna. Mi ha colpito una ragazza di 21 anni di Ravenna, che dopo 12 ore di lavoro senza mai fermarsi se non per un panino, era stravolta, rossa in viso, le ho detto di fermarsi un momento e lei mi ha risposto “sono solo sudata, ma sono carica a palla”».