Ravenna Festival 2023, le città invisibili, 100 spettacoli con mille artisti

Emilia Romagna | 04 Marzo 2023 Cultura
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Non sfigurerebbe l’anfibia, proteiforme Ravenna nel novero di città che Marco Polo descrive a Kublai Kan secondo l’immaginazione di Italo Calvino; dopo tutto, Le città invisibili (1972) sono città-chimera, impossibili e inesistenti eppure riflesso e combinazione di qualità riconoscibili in una o molte città della nostra epoca. E se per Calvino Le città invisibili sono città di finzione che si presentano come esperienze, memorie e desideri piuttosto che luoghi, il centenario della nascita dello scrittore offre alla XXXIV edizione di Ravenna Festival un felice pretestoperrifletteresulladuplicenaturadell’organismo“città”,altempostessoemblemadellacomunitàumana – crocevia di culture, spazio di scambio e confronto, snodo di infinite narrazioni e conversazioni – e immagine della crisi di quella stessa comunità dove l’individuo sbiadisce nella massa e il progresso raggiunge il suo parossismo consumistico e globalizzante.
Dopo la doppia inaugurazione del 7 e 8 giugno, che vede protagoniste rispettivamente una “narratrice di storie” come Laurie Anderson e una leggenda del pianoforte quale Martha Argerich, in conversazione con il violoncello di Mischa Maisky, il racconto del Festival si dipana fino al 23 luglio assecondando la propria natura pellegrina ed eclettica. Dal 15 al 20 dicembre, Riccardo Muti – già sul podio dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini per Le vie dell’Amicizia e un concerto con il primo violoncello dei Wiener Támas Varga – regala a Ravenna un trittico composto da un gala verdiano e due titoli d’opera del repertorio italiano.
Nella costellazione di solisti spiccano Anne-Sophie Mutter con i suoi Virtuosi, Leo ̄nidas Kavakos sia in solo che al fianco della Cherubini, Beatrice Rana per l’omaggio a Rachmaninov con stelle del balletto (il programma danza conta anche la prima italiana di WE, the EYES di Emio Greco e Pieter C. Scholten).
Ai titoli che esplorano il volto terribile della civiltà – da Doctor Atomic Symphony di John Adams e Trenodia per le vittime di Hiroshima di Penderecki alle distopie Gli angeli dello sterminio di Giovanni Testori e Metropolis di Fritz Lang – si contrappone la celebrazione del dialogo fra culture, generi e mondi sonori: dal pacifismo di Acarnesi di Aristofane, parte del prologo di quest’edizione e frutto del dialogo con il Parco Archeologico di Pompei, città a lungo “invisibile” restituita alla storia, a Yellow Shark di Frank Zappa e le Folk Songs di Berio.
La Basilica di S. Vitale accoglie anche quest’anno due nuove sacre rappresentazioni, mentre tra i cori ospiti ci sono tre delle più celebrate formazioni inglesi – i Tallis Scholars, il Tenebrae Choir e i King’s Singers.
E ancora: Stefano Bollani, Aurora, Sinfonia Varsovia, PMCE, Filarmonica Toscanini, Timothy Brock, Eleonora Abbagnato, Sergio Bernal, Julian Rachlin, Yefim Bronfman, Elicia Silverstein, Fatoumata Diawara, Orchestra Notturna Clandestina, Niccolò Fabi, Fast Animals and Slow Kids, Sergio Rubini, Moni Ovadia, Mike Stern, Roberto Mercadini, Federico Buffa, Sandro Lombardi...
Sulla mappa del Festival brillano anche cittadine custodi di cultura e tradizioni, quell’eredità “invisibile” tanto preziosa quanto il patrimonio materiale di architetture e paesaggi: Cervia-Milano Marittima, dove l’Arena dello Stadio dei Pini accoglie la quarta edizione della rassegna di parole e note Il Trebbo in musica, e le storiche ed eleganti cornici del Pavaglione di Lugo e di Palazzo S. Giacomo a Russi.
Le formazioni da camera dell’Orchestra Cherubini sono inoltre impegnate nella rassegna La musica senza barriere in RSA, ospedali, carceri e luoghi di volontariato, cultura e arte nel territorio di Ravenna e oltre.
 
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