Ravenna, è tornato il feeling fra Pd e 5 Stelle, confronto costruttivo fra Bonaccini e Conte
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È finita con Bonaccini e Conte a stringere mani del numeroso pubblico presente al confronto alla sala dibattito centrale della Festa nazionale dell'Unita' a Ravenna. Il feeling fra Pd e 5Stelle è tornato, dopo la batosta per entrambe alle elezioni politiche del settembre 2023 che ha consegnato l'Italia al centrodestra.
Più punti in comune (difesa della sanità e della scuola pubblica, salario minimo, gestione dell'alluvione, tema dei migranti) rispetto alle differenze nette (guerra in Ucraina, riforme del lavoro, banche) sono emersi durante un'ora abbondante di confronto fra i due leader, con un Bonaccini padrone di casa più appassionato anche negli attacchi al governo di centrodestra, soprattutto sui tagli alla sanità pubblica, sulla gestione dell'alluvione e la posizione in Europa sui migranti. Conte da parte sua ha ricordato il lavoro svolto quando era premier sulla sanità durante la Pandemia, ha sottolineato come sulla guerra in Ucraina le posizioni siano diverse col Pd.
Sulle alleanze apre Bonaccini: «Mai più divisi alle urne. Non vorrei che le mie figlie vivessero per vent’anni in un paese governato dalla destra. La loro luna di miele è finita, non posso accettare che vincano ancora perché il centrosinistra è diviso».
Giuseppe Conte replica che non vuole "un'alleanza posticcia, per sconfiggere questa destra si deve lavorare sui contenuti". Con il Pd vede punti in comune, ad esempio, sul salario minimo e sulla sanità. Ma "sulla guerra abbiamo posizioni differenti e per noi penso che non sia negoziabile".
Infine un passaggio sulle elezioni Europee. Per il numero uno del Movimento 5 stelle l’argomentazione è stata netta: «Io non mi candido. Noi abbiamo alcune usanze e vogliamo rispettarle». E ha spiegato: «Nel Movimento non accumuliamo gli incarichi. Ho fatto una campagna elettorale per la prima volta l’anno scorso e ho chiesto i voti per un mandato in Parlamento. Ora chiedere voti per il Parlamento europeo non mi sembrerebbe corretto». Bonaccini, invece, si è mostrato più possibilista: «Farò quello che il Pd riterrà utile. Ho 56 anni e in Parlamento non ci sono mai andato, ma sto molto bene lo stesso». Per poi aggiungere e ribadire il concetto del servizio al partito: «In questo momento abbiamo l’impegno dell’Emilia-Romagna colpita dall’alluvione, non ho mai chiesto cosa fare ma ho accettato di fare quello che nel partito è stato ritenuto utile».(m.p.)