Ravenna, Bagnara (Linea Rosa) traccia un quadro della situazione: «Violenza sulle donne +15%, 207 casi nel 2023 a Ravenna»

Emilia Romagna | 23 Giugno 2023 Cronaca
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Elena Nencini
38 socie, 15 nuove corsiste, una decina di volontarie costituiscono il cuore pulsante di Linea Rosa, il centro antiviolenza che copre Ravenna, Cervia e Russi e si impegna da oltre 30 anni sul territorio offrendo rifugio alle donne e ai minori in difficoltà, ma anche supporto psicologico e legale, formazione e la possibilità di un lavoro: tanti i progetti portati avanti, di cui l’ultimo è un protocollo d’intesa che consolida una rete tra Comuni e centri anticviolenza del nsotro territorio.
Alessandra Bagnara, presidente di Linea Rosa, commenta il nuovo accordo stretto sul territorio tra l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, l’Unione dei Comuni della Romagna afentina, i Comuni di di Ravenna e Cervia, l’Ausl Romagna e Sos Donna, Demetra e l’associazione di Ravenna
Cosa significa questo accordo?
«A livello nazionale i centri antiviolenza che gestiscono le case rifugio - e sono in convenzione con i Comuni - possono ospitare donne e minori residenti sul territorio. Altrimenti ci deve essere, da parte del servizio sociale inviante (da un’altra città), il pagamento di una retta poiché ogni servizio sociale ha il suo budget. A volte per le donne maltrattate non c’è nemmeno bisogno di andare molto lontano per stare al sicuro. Già in passato avevamo sorvolato questo ‘limite’ territoriale con una sorta di protocollo che univa la rete el nostro territorio. Il protocollo firmato prevede che le donne di Ravenna e provincia possano essere ospitate gratuitamente per un anno: si crea così una circolarità e mettere un po’ di distanza tranquillizza le donne maltrattate. Abbiamo attivato questo protocollo per tre anni, ha avuto buoni risultati, adesso andava in scadenza ed è stato rinnovato per due anni, prorogabile per altri due. Questo accordo testimonia che si tratta di una buona pratica riconosciuta anche dall’autorità politica».
Quante donne avete ospitato in 3 anni all’interno di questo protocollo?
«Siamo partite nel 2019 e abbiamo ospitato tre donne provenienti da Faenza e Lugo, ci sono state 2 richieste di ospitalità che non si sono concretizzate. Mentre 2 donne da Ravenna sono state ospitate a Faenza da Sos Donna».
Che servizi offrite?
«Abbiamo 5 case rifugio a Ravenna e due su Cervia, 3 su Ravenna in condivisione possono ospitare tre nuclei in ogni appartamento cioè circa 9 persone, mentre quelle di Cervia sono mononucleo, in tutto circa 11 donne con i loro bambini. In ogni camera possono starci da 1 a 4 persone. A Ravenna possiamo ospitare fino a 25 persone, quando sono tutte piene parliamo di 32-33 unità. In questo momento le due case di Cervia, essendo mononucleo, possono ospitare anche donne con figli maschi superiori ai 14 anni. Nel periodo covid facevamo la quarantena in queste due case».
C’è stato un aumento dei casi di violenza?
«Si, un incremento del +15%, confrontando i dati fino ad oggi 179 donne si sono rivolte a noi nel 2022, 207 nel 2023. Sono situazioni molto complesse con donne che hanno uno o più figli e veniamo spesso attivate durante la reperibilità notturna. Anche sabato notte ci hanno chiamato per una donna che era andata in albergo, adesso l’abbiamo incontrata e faremo con lei un progetto di ospitalità.
Perchè la violenza è in aumento?
«A cosa è imputabile? Risposte precise non ne abbiamo: sicuraente il covid non ci ha aiutate, paghiamo le ripercussioni. Di sicuro ogni volta che le donne si trovano costrette a rimanere in casa con il maltrattante le cose esplodono. bastano anche solo le festività e i fine settimana».
C’è qualche cambiamento nelle  modalità?
«No, il problema è sempre il mix fatto di violenza psicologica associata a quella fisica ed economica. Inoltre è un fenomeno sempre più trasversale alle classi sociali». 
Tra i progetti che portate avanti  anche gli incontri con le scuole che sensazione avete su come i ragazzi percepiscano questo problema?
«In alcuni gruppi c’è maggiore attenzione, c’è una lettura introspettiva,  cercano di entrare dentro l’argomento, ma ho notato che ci sono sempre quei 2/3 elementi - non solo maschi ma anche femmine - che sono sfidanti. Dicono “Non è vero quello che dici”, “La violenza sulle donne non è unica, esiste anche sui maschi”. Porti ricerche, statistiche , dati ma quei 2/3 che ti sfidano ci sono  sempre. Probabilmente molto spesso vengono proprio da famiglie violente».
Avete in programma progetti con le scuole?
«Al MInistero abbiamo presentato un progetto che scadeva a maggio 2022 che ancora non è stato valutato. C’erano 5 milioni di euro a disposi zione per progetti, dai 5mila ai 200mila euro. Il Progetto era rivolto ai giovani per la prevenzione ella violenzaContinuiamo il progetto I choose con Monica Francia, i laboratori con le scuole medie, e gli incontri con con le superiori: ragioneria, classico, artistico.  Il 26 giugno partirà un gruppo con le Magliette gialle con quartiere alberti per rimettere a posto due panchine. Li andrò a incontrare per parlare di violenza, di linea rosa. Non sono progetti fine a se stessi». 
Un progetto che vorreste fare?
«Ce ne sono tanti, vorremo lavorare molto sui canali social e sugli stereotipi per realizzare qualcosa di accattivante per i giovani. Formativo e informativo. Ci piacerebbe avere uno sbocco lavorativo per le donne in uscita dalla violenza: quando abbiamo  creato la prima casa aperta nel 1998 sognavano un agriturismo dove ognunapootesse fare qualcosa, pulire le camere, fare da mangiare. Ma ci sono dei problemi oggettivi di organizzazione. Però è ancora lì in un cassetto, dopo 32 anni noi sogniamo ancora». 
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