Ravenna, assegnato a Renco l’appalto da 110 milioni di euro per i fanghi del porto. Parla il presidente Gasparini
Elena Nencini
Entra nel vivo il progetto dell’hub portuale con l’assegnazione del bando di appalto per la realizzazione dell’impianto di trattamento dei fanghi di dragaggio alla società di Pesaro Renco. Si tratta di un’impresa che da sempre opera nel mercato delle costruzioni e dei servizi in ambito civile ed energetico, il cui fatturato si aggira sui 400 milioni di euro, nel mondo occupa tra i 4000 e i 4500 dipendenti. Oltre all’Italia, i mercati di riferimento storici sono Armenia, Kazakistan, Congo, Albania, Mozambico.
L’appalto – pubblicato da Autorità di sistema portuale di Ravenna – è di 110 milioni di euro e comprende la realizzazione di un impianto di trattamento dei fanghi derivanti dall’escavo del canale e la sua gestione.
A raccontare i dettagli del progetto e i rapporti con Ravenna è il presidente di Renco Giovanni Gasparini.
Più di 40 anni di vita di un’azienda che opera in diversi settori, dalle infrastrutture all’energia. Qual é il vostro core business?
«Renco nasce come fornitore di servizi legati all’industria dell’energia: dalla progettazione, al project management, alla manutenzione di impianti complessi nel mondo.
Successivamente il nostro business si è ampliato, includendo le costruzioni civili e la gestione di alberghi o palazzi nei paesi in cui andavamo con le altre attività. Negli ultimi anni, alcuni cambiamenti nel nostro settore di riferimento, ci hanno fatto correggere la rotta, ed abbiamo iniziato a lavorare su progetti legati alla transizione energetica e all’ambiente. Attualmente, soltanto un 15% del nostro fatturato è riconducibile a fonti tradizionali di energia».
Quante persone hanno lavorato al progetto presentato per il bando e quanto tempo ci è voluto per realizzarlo?
«La gara bandita dall’Autorità portuale richiedeva la presentazione di un progetto definitivo, al quale - in Renco - hanno lavorato oltre trenta persone. Siamo riusciti a predisporre un progetto definitivo assolutamente all’altezza delle aspettative, pur avendo a disposizione poche settimane. Ovviamente, a discapito delle ferie estive e di questo devo ringraziare i nostri tecnici».
Sarà il primo impianto di trattamento fanghi nel Mediterraneo di questo tipo. Quali sono le sue caratteristiche?
«La caratteristica che più ci piace evidenziare è che l’impianto sarà progettato e costruito da Renco, utilizzando macchinari e tecnologie sviluppate in Italia, dando lavoro ad aziende ed a tecnici italiani. I nostri partner tecnologici sono aziende del territorio, distribuite fra Emilia Romagna e Marche: la Diemme Filtration (gruppo Aqseptence) che ha sede a Lugo; la Baioni di Monteporzio (Ancona) e la CoGeDe di Fano (PU). La gestione dell’impianto sarà poi affidata a Hera Ambiente, la cui sede è proprio a Ravenna».
Che tipo di trattamento verrà fatto sui fanghi?
«L’impianto che abbiamo proposto impiega tecnologie consolidate e così riassumibili: il fango dragato dal fondo del canale viene dapprima separato dalla parte più grossolana (le sabbie). queste sabbie vengono ripulite da eventuali inquinanti e possono essere utilizzate per il ripascimento delle spiagge. Successivamente il fango viene lavato (utilizzando l’acqua del canale) in un impianto di “soil washing”, in cui alcuni reagenti permettono la separazione del fango dagli inquinanti. La parte liquida, in cui si trovano gli inquinanti, va ad un depuratore, in cui il carico inquinante viene separato e concentrato (divenendo di fatto una frazione esigua), per poi essere smaltito secondo le modalità previste per legge; una parte dell’acqua, pulita e depurata,
Viene reimmessa nel canale circondariale Piombone andando ad incrementarne il flusso e determinando quindi un maggior ricambio di acqua all’interno della parte naturalistica della pialassa, contribuendo anche a ridurre fenomeni di eutrofizzazione, frequenti nella parte estrema sud della pialassa stessa; una volta ripulito del carico inquinante, il fango va a delle enormi filtropresse che lo “strizzano” fino a renderlo praticamente asciutto. una volta asciutto, questo materiale - del tutto simile ad un normale terreno di riempimento - viene recuperato per tombare alcune delle cave del territorio di Ravenna.
Ovviamente, abbiamo identificato cave che non subiranno alcun mutamento delle loro condizioni chimico fisiche. Le acque utilizzate per “lavare” le sabbie ed i fanghi, una volta depurate, potranno essere utilizzate nuovamente per successivi cicli di trattamento dei fanghi. Le acque meteoriche vengono anch’esse interamente recuperate diventando parte del processo di lavaggio dei fanghi.
L’intero processo non utilizza alcuna fonte energetica di origine fossile, ma si è scelta una tecnologia totalmente elettrica. Tutta l’energia elettrica richiesta dal processo deriva da fonti rinnovabili certificate all’origine».
Che tipo di partnership avete stretto con Hera Ambiente?
«Hera Ambiente sta già collaborando con noi per la corretta definizione di tutti gli aspetti tecnici, logistici ed amministrativi legati al progetto. Una volta che l’impianto sarà realizzato, Hera Ambiente garantirà la corretta ed efficace gestione della struttura e del processo di trattamento. Non potevamo sperare in un partner più qualificato, vista l’enorme esperienza del gruppo nel settore della depurazione, del trattamento e della gestione dei materiali e - in generale - delle competenze che ha Hera in tutti i settori legati all’ambiente».
Nel 2021 eravate a Omc con uno stand, che rapporto avete con la città di Ravenna?
Omc è per noi la più importante fiera del settore che esiste, ed è l’unica a cui partecipiamo così attivamente.
In passato abbiamo collaborato nella costruzione di parti di impianto delle piattaforme del Mar Adriatico, di cui Ravenna costituisce un fondamentale polo industriale e logistico. Renco è inoltre un’impresa pesarese, città a cavallo tra la Romagna e le Marche, in fondo, siamo parenti stretti».