Ravenna, apre l’Albergo del cuore il 14 dicembre, parla Maresi (coop. San Vitale): «Un hotel a misura di tutti»

Elena Nencini
Inaugura sabato 14 dicembre l’Albergo del cuore, la struttura turistica di via Rocca Brancaleone, aperto a un turismo accessibile, ma non solo. Dieci stanze, 25 posti letto, 6 camere per disabili, 1 camera per persone con autismo, un ristorante, un bar, un negozio di prodotti del territorio. Un progetto, costato oltre due milioni di euro, cominciato nel 2022 e che, a causa di eventi esterni, sarà pronto solo all’inizio del prossimo anno. Parte infatti l’Accademia che servirà a formare il personale interno, mentre i primi turisti arriveranno solo nel 2025.
A testimoniare l’entusisamo di chi ci lavorerà sulla pagina Facebook dell’Albergo del cuore c’è un post di Ludovica: «Il mio sogno è andare a vivere da sola e ora mi sento maturata e anche i miei educatori me lo dicono. Servo ai clienti il caffè al banco e il mio lavoro mi piace proprio». Le parole di Ludovica spiegano esattamente uno dei significati profondi di questa struttura che vuole offrire a persone svantaggiate o con disabilità di sviluppare una propria autonomia, anche lavorativa.
Romina Maresi, presidente della cooperativa San Vitale che ha ideato e gestirà la struttura di via Rocca Brancaleone, racconta a chi è rivolto e quali servizi offre.
Cantiere concluso quindi?
«Si, il cantiere è ufficialmente chiuso: è fondamentale per noi inaugurare nell’ambito del 40esimo anno della cooperativa San Vitale, un anniversario molto importante. Adesso parte l’Academy formativa per i ragazzi disabili che lavoreranno nella struttura, inizialmente a porte chiuse nel mese di gennaio, ma già dai primi di febbraio l’albergo sarà ufficialmente aperto, in tutte le sue opzioni».
Quali servizi offre l’albergo?
«Non è semplicemente un albergo che darà accoglienza, ci sarà la ristorazione, il bar bistrot, lo shop enogastronomico con tutte le specialità del territorio in cui faremo confluire anche altri progetti virtuosi della cooperativa - come l’azienda agricola Mater Natura che porterà i propri prodotti biologici a km zero -, la parte della cultura e dei libri portata avanti dalla cooperativa Libridine. Dentro all’albergo ci saranno tutte le anime della cooperativa, in primis la capacità di accogliere e valorizzare tutte le differenze. E’ stato un lavoro complesso quello della ristrutturazione perché abbiamo dovuto quasi demolire la vecchia struttura: ogni stanza sarà come le persone che l’animeranno, una diversa dall’altra, ognuna avrà una storia da raccontare, un valore da trasmettere».
Avete già ricevuto delle telefonate, delle prenotazioni?
«Assolutamente si, abbiamo un signore che ci chiama tutte le settimane, il signor Giuliano che è in attesa di poter visitare la città. Ma insieme a lui sono tante le telefonate che abbiamo ricevuto, abbiamo già la nostra piccola agenda delle persone che hanno preso informazioni e stanno aspettando l’apertura. Si tratta di persone legate al mondo della disabilità, ma anche tante persone normali che intendono fare esperienza e conoscenza della città partendo da un luogo che ha il fattore umano come distintivo. La porta dell’albergo sarà aperta da persone con disabilità che daranno un’accoglienza straordinaria. Abbiamo fatto un grande investimento sulla bellezza, del luogo, con due chef molto bravi, una coordinatrice giovanissima ed educatori professionali che si occupano dell’Academy formativa dei ragazzi disabili».
Partirete con l’Accademia subito?
«I ragazzi saranno li a lavorare dal 14 dicembre, si occuperanno della pulizia, del bar, dell’accoglienza, della gastronomia, saranno loro i protagonisti di tutti gli spazi operativi. Alcuni di loro hanno già fatto un’esperienza in cooperativa, altri si sono allenati in altri contesti come il bar Teodorico, sono esperienze che consentono di trasferire le loro abilità anche nel contesto dell’albergo. Ci saranno poi nuovi giovani usciti dalla scuola alberghiera che avranno l’opportunità di completare la propria formazione direttamente in un contesto dal vivo. Il nostro sogno è poter costruire collaborazioni con le altre strutture ricettive del territorio e far diventare la città più inclusiva attraverso l’esempio e l’aiuto che può dare la cooperativa, fornendo la nostra esperienza».
Quanti ragazzi saranno formati dall’Accademy?
«Ogni anno preparerà 10 ragazzi con disabilità, individuati o dalle scuole o dai servizi socio-sanitari della zona. Il percorso potrà durare da 6 mesi a un anno, a seconda delle caratteristiche dei ragazzi. Nel corso degli anni saranno tantisismi i ragazzi che potranno formarsi all’Albergo del cuore. Non potranno rimanere tutti qui, ma pensiamo proprio a una rete virtuosa di alberghi che potranno assumerli».
Anche i ravennati potranno usufruire dei servizi dell’Albergo del cuore?
«Assolutamente si: tutte le attività sono aperte all’esterno, si potrà cenare e/o pranzare all’albergo, che sarà apertonon solo ai clienti che dormiranno lì ma anche a chi vuole fare solo colazione o un aperitivo. La cucina funzionerà per esterni ed interni all’allbergo che sarà un luogo di comunità la più allargata possibile, dove la comunità può entrare e uscire di continuo, un luogo il più possibile partecipato dai cittadini».
Lo chef Roberto Orlati: «Una cucina tutta romagnola»
Uno dei cuochi che lavoreranno all’Albergo del cuore sarà Roberto Orlati, suo padre aveva la trattoria Da Remo tra Traversara e Villanova, e proprio dopo l’alluvione di Traversara ha organizzato i pasti per 45 giorni agli alluvionati. Uno chef dal cuore d’oro, che nel 2024 ha sospeso la sua attività per alcuni problemi di salute, ma che ha ricominciato quest’estate alla Cucina del Sorriso di Cervia: «Una bella esperienza con persone che hanno difficoltà di vario genere, è stata l’occasione per conoscere anche la cooperativa San Vitale che la gestisce e allacciare nuove collaborazioni per l’Albergo del cuore. Adesso dobbiamo ancora definire tutto, ma sono pronto». Orlati come racconta: «Sono un chef specializzato in cucina romagnola, mi piace sviluppare vecchi piatti della tradizione che non si trovano in altri ristoranti perché ci vuole molta dedizione per prepararli, non sono istantanei, per esempio per la trippa ci vuole un paio di ore, non è come una bistecca per cuocerla. Vorrei riscoprire i vecchi sapori di una volta come il risotto all’anatra, le cotiche con i fagioli, il vero arrosto romagnolo fatto con il galletto o la faraona che abbia l’osso, il fegato con la cipolla, lo stufato di pecora con le patate. Sono cibi che si sono un po’ persi per strada; vogliamo cercare di rinnovarli e rimetterli sul mercato».