Ravenna, a Fornace Zarattini si riparte faticosamente post alluvione, le storie di due imprese, Astim e Simatica

Emilia Romagna | 17 Maggio 2024 Economia
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Elena Nencini
Come ricominciare dopo  l’alluvione a Fornace Zarattini ecco le storie di due aziende del territorio che hanno vissuto e gestito in modo diverso l’emergenza e la successiva ripartenza.
Maurizio Minghelli, ceo di Astim, azienda attiva nel settore dei sistemi di difesa ad alta tecnologia, racconta di come il 2023 sia andato meglio del previsto e che l’azienda sia stata ‘solo’ rallentata dall’alluvione come confermano i numeri, a partire dal preconsuntivo 2023 che rileva un avanzo positivo della gestione operativa e finanziaria pari a 497mila euro. Minghelli alla domanda di come erano messi un anno fa risponde: «Direi malissimo perché il 15 maggio già sapevamo che saremmo andati sott’acqua». Continua il ceo dell’azienda di Fornace: «Abbiamo avuto il vantaggio di avere una forma mentis che negli anni si è sviluppata nel mercato militare e ci siamo approcciati all’emergenza costituendo un gruppo di lavoro in grado di pianificare le emergenze e di fare le scelte più adatte. Si è trattato di una vera e propria unità di crisi con 10-12 persone che l’hanno seguita fino a ottobre, che ha valutato cosa stava succedendo. Prevedendo l’andamento dei flussi delle acque il giorno prima abbiamo cominciato a portare tutti materiali che riuscivamo al piano di sopra, cercando di salvare il salvabile. Purtroppo i magazzini erano pieni di attrezzature, impianti, merci da consegnare ai clienti che non abbiamo potuto spostare».
L’acqua ha raggiunto la sede dell’azienda la notte del 18 maggio, continua Minghelli: «Arrivando a 75-80 cm, abbiamo visto l’acqua salire dalle telecamere fino a quando non è arrivata alle prese di corrente e la luce è saltata. Quando siamo riusciti a entrare per vedere la situazione era drammatica: tutto il piano terra inondato con i materiali che galleggiavano, ma già dal giorno successivo all’alluvione avevamo messo fatto i contratti  con le aziende  che avrebbero dovuto sanificare e ristrutturare l’azienda. Tutto quello che era sotto il metro di altezza lo abbiamo dovuto buttare, compresi i muri in cartongesso. Abbiamo cominciato a ragionare subito sulla ripartenza, su quanti dipendenti erano rimasti coinvolti nel loro privato facendo turni ad hoc: al 10% del personale è stata data la possibilità di dare la precedenza alla propria casa e ai danni subiti. Abbiamo stimato che in dieci giorni l’acqua sarebbe andata via e abbiamo cercato di recuperare un minimo di normalità operativa. Un collega di Confindustria ci ha affittato un capannone ma ci abbiamo messo 20 giorni per allestirlo e poter ripartire». 
A peggiorare la situazione anche l’andamento della guerra in Ucraina, continua Minghelli: «Ci ha danneggiato moltissimo, alcuni fornitori americani sono stati infatti precettati dal Governo statunitense e sono tornati a lavorare con noi solo tra febbraio e marzo di quest’anno. Quindi il materiale che dovevamo consegnare ai nostri clienti tra luglio e agosto 2023 è stato consegnato solo oggi». Grazie alla prontezza degli interventi l’infrastruttura di Astim era operativa già da novembre, continua il ceo: «Oggi possiamo dire che siamo tornati al 100% senza avere una perdita di mercato, ma solo un rallentamento».  Il problema rimangono i ristori, conclude amareggiato Minghelli: «Abbiamo stimato danni per circa 1 milione e mezzo di euro, tra quelli dell’alluvione  e quelli per la mancata produzione: i fondi del Governo ci sono ma il problema per le pmi è che hanno regole inaccessibili. Così come è difficile poter quantificare i danni indiretti: un terremoto distrugge completamente uno stabilimento, l’alluvione invece crea danni alle linee produttive, all’impiantistica, alla mancata produzione. I ristori per i danni indiretti sono inaccessibili per come sono concepiti».

SIMATICA: «RISTORI IMPOSSIBILI»
Massimo Fortini di Simatica, che si occupa di servizi informatici e di assistenza,  è sconfortato, dopo un anno: «Siamo tra le aziende colpite più duramente, ci siamo trovati in grande difficoltà e ancora oggi non siamo tornati al 100%, speriamo di essere a regime quest’estate. Abbiamo affrontato due ordini di problemi: continuare a lavorare nonostante tutto e rifare quello che era stato distrutto. Per il primo punto ci siamo compattati e stretti al primo piano dell’azienda, con  il piano terra inutilizzabile. Ma la difficoltà maggiore è stata reperire le ditte per la ricostruzione: tutta la manodopera locale era impegnata». 
Il rischio di allagamento Fortini non lo aveva valutato fino in fondo: «Quando ci hanno fatto evacuare alle 13.30 di quel giorno non avevamo valutato un rischio così grande: era una giornata di sole, sono uscito per ultimo e per precauzione ho messo sulle scrivanie i computer. Quando la sera ho visto l’acqua la sera, dalle telecamere, che saliva in diretta mi sono sentito morire».
L’acqua ha raggiunto gli 80 cm, e solo dopo 4 giorni Fortini è potuto rientrare: «C’erano ancora 10-15 cm di acqua, appena l’Enel ci ha ridato la corrente abbiamo cominciato a lavorare. E’ stato importantissimo in quel momento non sentirsi soli, sono venuti volontari da tutta Italia, tanti giovani che ci hanno aiutato a buttare tonnellate di roba, scrivanie, cassettiere, computer, carton gesso». 
La ricostruzione, a causa degli impegni delle ditte locali, ha dovuto aspettare fino a marzo 2024: «Nonostante li avessimo prenotati un anno fa solo questa settimana torneremo a lavorare anche al piano terra. Abbiamo avuto 160mila euro di danni e abbiamo dovuto chiedere un prestito alla banca da 150mila euro che per fortuna ce lo ha concesso velocemente, ma sono da restituire naturalmente. Fondi dalle istituzioni al momento non si sono visti tranne il ‘biscottino’ della Camera di commercio di 2.000 euro. Molte domande di indenizzi in Regione vengono rigettate perché incomplete o  non hanno i requisiti. Speriamo di riuscire a ottenerli».
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