Mosaico a Ravenna, parla Babini (Accademia Belle Arti): «Più spazio alle moderne tecnologie»
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Si è aperto quest’anno un nuovo percorso per le due istituzioni di alta formazione artistica e musicale, dal 1 gennaio l’Accademia di Belle Arti di Ravenna (Aba)e l›Istituto superiore di Studi Musicali Giuseppe Verdi sono diventate a tutti gli effetti statali, con una sede in piazza Kennedy (Polo delle arti) che li unisce facilitandone anche le collaborazioni.
Una storia quella dell’Accademia nata nel 1827 e che oggi propone un’unica offerta formativa «Mosaico: tecnica ed espressività» articolato su una base triennale e una specializzazione biennale (3+2). Oltre alla sede di via delle industrie, dallo scorso anno l’Aba ha anche una sede in centro, in piazza Kennedy dove si tengono alcune lezioni, ma in particolare è una vetrina per le attività degli studenti. Paola Babini, prima direttrice dell’Accademia di Belle Arti statale di Ravenna racconta di come è andata la Biennale del mosaico e dei prossimi passi dopo la statizzazione.
Qual è il filo dell’Accademia oggi?
«Il filo guida è il mosaico, vocazione naturale della città. Adesso, dopo la statizzazione, l’idea è ampliare l’offerta formativa con nuovi indirizzi che potranno andare dall’arteterapia al design del gioiello, alle arti multimediali tecnologiche anche in relazione alla federazione con il conservatorio».
Come è andata la Biennale del mosaico?
«E’ andata bene, anche se è stata organizzata in fretta. L’Accademia era molto presente: i nostri ragazzi erano alla mostra Lato sensu a palazzo Rasponi, a Radici all’hotel Galletti Abbiosi organizzata da Marte. Soundcheck presso il Polo delle arti, dove si è tenuto anche un ciclo di conferenze dul mosaico - ha messo in luce il lavoro molto interessante fatto dall’Accademia sul mosaico contemporaneo».
Quali sono le nuove frontiere del mosaico contemporaneo?
«Bisogna uscire da un vecchio pensiero che limita il mosaico e vederlo come un linguaggio vero e proprio dell’arte contemporanea e soprattutto portare avanti una ricerca che contempli non solo il significato intrinseco e/o concettuale dell’opera ma che guardi anche a una ricerca legata a nuovi materiali. Il mosaico visto in una dimensione più contemporanea, anche legata al concetto di serialità, di pixel e di nuove tecnologie».
Ci sono studenti dall’estero?
«Ne abbiamo diversi che arrivano dall’estero: due macedoni, un greco, un cinese. Ma dobbiamo potenziarlo con una promozione adatta, con una giusta comunicazione dei nostri progetti formativi e delle nostre offerte. Abbiamo un potenziale enorme. Siamo l’unica accademia in Italia che abbia questo indirizzo. Inoltre puntiamo a fare progetti con il conservatorio dove musica e arti si fondano».
Per il prossimo anno scolastico quale sarà il progetto principale?
«Siamo vincolati dalle griglie ministeriali per i nuovi percorsi formativi, ma il nostro desiderio sarebbe realizzare nuove offerte formative. Ora la prima cosa, dopo la statizzazione, è definire gli organi, il consiglio accademico e il presidente». (e.nen.)