'Più cura per chi cura': è il messaggio scelto per la campagna di sensibilizzazione lanciata dalla Regione Emilia-Romagna in occasione della Giornata nazionale contro la violenza sugli operatori sanitari e sociosanitari, che si celebra mercoledì 12 marzo. Sul territorio regionale, nel 2024 le aggressioni al personale all'interno dei luoghi di cura sono aumentate dell'11,7% rispetto all'anno precedente, passando da 2.401 a 2.682 casi. L'aumento riguarda in particolare le aggressioni di tipo verbale (+12,5%), mentre sono diminuite quelle più gravi di tipo fisico (-11,9%). I dati sono stati presentati in conferenza stampa in Regione, a Bologna, dall'assessore alle Politiche per la salute Massimo Fabi, che ha illustrato anche le azioni di prevenzione e tutela messe in campo per contrastare il fenomeno e l'avvio della campagna del servizio sanitario regionale.
"L'introduzione, lo scorso anno, della piattaforma regionale SegnalER come sistema di monitoraggio per le aggressioni, che consente agli operatori di segnalare in modo sicuro e immediato gli episodi di violenza, ha avuto un ruolo fondamentale nel rendere questo fenomeno più visibile e nel permetterne una rilevazione più precisa", ha sottolineato Fabi. "Ora serve lavorare su due fronti: cercare di rafforzare la sicurezza degli operatori e promuovere una cultura del rispetto. In occasione del 12 marzo lanciamo una campagna di comunicazione curata dal servizio sanitario regionale, con l'obiettivo di stipulare una sorta di patto con la cittadinanza".
Secondo i dati raccolti, nel 2024 sono gli infermieri la categoria più esposta, rappresentando il 57,9% delle aggressioni, seguiti dai medici (13,6%) e dagli operatori socio-sanitari (11,4%). Ma chi sono gli aggressori? In maggioranza sono gli stessi utenti o pazienti (62,6%), mentre nei restanti casi si tratta di parenti, caregiver, conoscenti o estranei. Un altro aspetto riguarda il coinvolgimento delle operatrici donne, che rappresentano il 70,3% dei casi di violenza. Tuttavia, in proporzione al numero di dipendenti, gli operatori maschili risultano leggermente più esposti, con una percentuale di aggressioni pari al 3,7% rispetto al 3,5% delle donne.