In Emilia-Romagna circa 750 afghani residenti, preoccupate le associazioni per il ritorno dei Talebani al potere

Emilia Romagna | 18 Agosto 2021 Cronaca
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In Emilia-Romagna a fine 2020 erano 748 i cittadini afghani residenti, 628 uomini e 120 donne. In Romagna in particolare a Rimini vivono 60 residenti, a Forlì/Cesena 57 e in provincia di Ravenna appena 34. Il trend regionale è di graduale ma costante aumento, nel 2014 erano infatti 333, oggi sono più che raddoppiati (dati fonte Istat).
Intanto molti sindaci della nostra regione si sono detti pronti ad ospitare eventuali rifugiati, vista l'evoluzione rapida che ha riportato al potere del paese i Talebani. Anche molte associazioni sono scese in campo, a Bologna in questi giorni si svolgeranno manifestazioni di solidarietà per il popolo afgano.
"Seguiamo con angoscia quanto accade in Afghanistan, ma non ci uniamo all'ipocrisia e

alle lacrime di coccodrillo dell'Occidente sulla presa del potere da parte dei talebani.

Ci chiediamo a cosa sono serviti 20 anni di guerra con migliaia di vittime e una spesa di
mille miliardi di dollari. Ne sono responsabili non solo gli Stati Uniti ma tutti coloro che
hanno inviato truppe in Afghanistan, Italia compresa, che hanno dato speranza a un
popolo già da decenni in guerra, con la "favola" di portare la democrazia (con le bombe) e
liberare le donne dal burqa.
Ora il fallimento della guerra si presenta con l'aggravante della fuga precipitosa degli occidentali e gli afghani e le afghane abbandonati/e al loro destino o accalcati/e in
aeroporto che gridano "Vergognatevi".
E' viva la preoccupazione di
alcune associazioni romagnole fra cui Libere donne della Casa delle donne, Linea Rosa, Donne in Nero, Udi Ravenna per la situazione che si sta sviluppando in Afghanistan.
"In particolare, da anni sosteniamo le donne di RAWA - viene sottolineato in un comunicato -, un'organizzazione politica femminista laica attiva dal 1977 e che dagli anni '90, quando al potere c'erano i talebani, ha continuato le sue attività in clandestinità per aiutare le donne e la loro emancipazione.
Rawa crede fermamente che ogni nazione debba lottare per costruire la pace con le
proprie mani e non riceverla dall'esterno come un regalo o un'imposizione.

Nel 2010 abbiamo ospitato a Ravenna Mehmooda, attivista di RAWA insieme alle
attiviste di Cisda. Siamo state nelle piazze per dire "non c'è pace e sicurezza senza
giustizia" e " non c'è democrazia senza diritti e libertà delle donne".

Ora ascoltiamo la voce di Maryam portavoce di RAWA in una intervista di questi giorni
fare un bilancio amaro di questi 20 anni di occupazione occidentale. "Ci sono stati
Associazione Liberedonne APS -
pochissimi progressi, e possiamo dire che nessuno di questi cambiamenti ha avuto radici
profonde nella società. Sono stati progressi fragili, e a certi livelli, falsi. Gli ultimi 20 anni
hanno portato altre delusioni e lacrime. La mancanza di sicurezza, la guerra diffusa e
l'incertezza per il futuro, gli attacchi suicidi, gli omicidi mirati, la corruzione dilagante, la
droga e la tossicodipendenza, la povertà, gli sfollamenti e altro ancora sono le
preoccupazioni quotidiane che la nostra gente e in special modo le donne stanno
affrontando. L'Afghanistan è ancora il posto peggiore in cui nascere donna. Le donne
afghane sono le prime vittime della guerra e della violenza continua. Casi di stupro,
rapimento, matrimoni forzati e violenza domestica sono riportati quotidianamente."

Intorno a queste donne coraggiose negli anni è cresciuta in Italia e nel mondo una rete di
donne, associazioni, ONG e ONLUS che ha portato a un intreccio fitto di viaggi, scambi
e progetti. Riferimenti importanti per noi sono Cisda, Coordinamento italiano sostegno
donne afghane, Pangea onlus che in questi giorni drammatici ha deciso di restare a Kabul
e di distruggere tutti i documenti relativi alle donne aiutate in 20 anni di attività e
impedire ai talebani di andarle a cercare casa per casa.
È con questa rete femminista e pacifista che continueremo a stare in contatto, a diffondere gli appelli delle nostre sorelle afghane, ad accogliere le loro richieste, a sostenere il loro coraggio".

 
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