IL TESSITORE DEL VENTO | L’erba e il fascio

Emilia Romagna | 22 Dicembre 2022 Blog Settesere
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Guido Tampieri - Correrò il rischio di non essere compreso. E tuttavia devo confessare che, da uomo di sinistra, non mi sento coinvolto dal Qatargate. Sono turbato, come lo è ogni persona onesta, ma preservo intatta la considerazione morale per l’idea politica che mi ostino a frequentare. Se non altro non ho mai votato provvedimenti in favore di evasori e altri rapaci. E c’è che ho simpatia per chi arriva profugo, da quando lessi di Enea sbarcato sulle amate sponde portando sulle spalle il vecchio Anchise. Allora nessun imbecille voleva separare gli adulti dai bambini. Non ho una superiorità da rivendicare, solo una diversità da testimoniare. La fondamentale distinzione di Bobbio fra uno schieramento ed un campo di valori prevalentemente egoista ed un movimento che si è storicamente nutrito di principi e sentimenti altruisti, resta, ammaccata e a volte offesa dall’incoerenza degli uomini, tuttora valida.
Inossidabile alle tresche di un Panzeri e alle «distrazioni» dell’on. Soumahoro. Per le quali non presenterò il conto né al socialismo europeo né al sindacalismo che lotta contro le nuove schiavitù. Le anime belle che gridano al tradimento non ci hanno mai provato. Molti dei giudizi che sento mi paiono eccessivi. Con le interpretazioni che si spingono più in là dei fatti, a sostegno di teoremi che vogliono l’Europa, la sinistra e il Pd condannati al declino. Politico e, ora, anche etico. Lo dico sommessamente: allo stato delle conoscenze, questo non sembra lo scandalo più grande della storia. Il Qatar che «attacca la democrazia europea» fa sorridere. Non la Cina, non la Russia…il Qatar.
Con quante divisioni? Per ottenere cosa? Una benevolenza che il Parlamento europeo non gli ha mai accordato? I mondiali di calcio che ha ottenuto da quella brava gente della Fifa? Il silenzio sui diritti umani da parte di chi ci fa affari da sempre? Lo spot vacanze di Pirlo? Cosa? Quali equilibri ha spostato l’intervento compiacente davanti a un’Assemblea assente della signora Kaili? Di parole complici per giustificare regimi tirannici ne abbiamo ascoltato anche nel Parlamento italiano, senza ricevere soldi, o almeno così dicono.
1,5 milioni di euro (Bruno Vespa li conteggia ancora in miliardi di lire per farli sembrare di più) bastano per comprare dei rubagalline,  non per comprare l’Europa, la sinistra e nemmeno me. Questa squallida vicenda segnala una vulnerabilità, esorta ad alzare le difese. Ma di qui a dire che «bisogna sciogliere il Parlamento europeo» intercorre la stessa distanza che c’è fra l’indignazione e la speculazione. E fra il lobbismo e la corruzione. Fare di ogni erba un fascio sconcerta l’intelligenza e disarma la democrazia. Una nave di Medici senza Frontiere non può essere accomunata ad una ong creata per veicolare tangenti.
E di Emma Bonino cosa facciamo, buttiamo anche lei nel calderone? Nessuno è così cinico da restare indifferente alle notizie che giungono da Bruxelles. Ma nessuno è così ingenuo da credere che con tutti gli interessi che girano non nasca in qualcuno la tentazione di mettere a frutto le proprie relazioni. Succede anche più vicino a casa. Che le mani nel sacco le abbiano messe politici di sinistra dispiace ma non sorprende. Persone da poco nascono in ogni tempo e in ogni luogo. In preda all’ebbrezza da successo, elettrizzata all’idea che l’incapacità di fare il bene sia riscattata dall’evidenza che anche altri fanno il male, la destra delira di un «blocco europeo socialista corrotto», di un «crollo di un sistema politico ideologico e morale», ritorce contro l’avversario la «questione morale». Agevolata in questo da chi, a sinistra, per apparire migliore, getta fascine sul rogo dove arde il Pd. Reo di non selezionare più il personale politico, di non vigilare. È singolare che sia io, uscito dal Pd da 10 anni in polemica per il mancato rinnovamento degli uomini e dei pensieri, a ridimensionarne le responsabilità e a ricordare a Cofferati che Panzeri era Segretario della Camera del Lavoro di Milano al tempo in cui lui dirigeva la Cgil. Alla ricerca di una causa unica del male, Lucia Annunziata sostiene che «la perdita di consenso della sinistra è iniziata quando sono stati sdoganati i soldi». Io ricordo che il risultato migliore della sua storia poi sperperato per altri motivi, lo ha raggiunto con Renzi, che non ha mai fatto mistero di apprezzarli. Come accade ai più, spesso anche troppo dice Papa Francesco. In quello che Beniamino Placido definiva il regno dell’assoluto immediato, nella società degli individui dove il successo economico sembra essere la misura di tutte le cose. Io che nel campo dell’etica politica ho ammirato massimamente l’integrità di Giuseppe di Vittorio, penso tuttavia che si possa apprezzare una vita confortevole ed essere al contempo sensibili ai bisogni della gente. E onesti.
Gli esempi non mancano, anche in questi tempi vituperati. Forse alla base della crisi della sinistra c’è anche dell’altro. Che sarebbe il caso di indagare con un po’ di pazienza, di prudenza, di generosità. La questione morale di Berlinguer c’entra poco con questa storia, denunciava un sistema, riguardava una pratica politica non le miserie individuali. Il muro che poi è crollato non è in primo luogo quello della moralità ma quello del socialismo. La fine di un ideale motivazionale, un’idea di società che si offusca, col welfare che si sfarina sotto il peso dell’indebitamento e della globalizzazione. Non è successo niente. È solo caduto il cielo. Sulla testa di politici che, alla luce delle terribili problematicità del XXI secolo, mi paiono più inadeguati che colpevoli.
Per fortuna è Natale. Auguri
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