IL TESSITORE DEL VENTO di Guido Tampieri - Molti nemici, poco onore

Emilia Romagna | 11 Aprile 2023 Blog Settesere
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Guido Tampieri - È tutto un fiorire di muri. Materiali e immateriali. Ovunque volgi lo sguardo. Sembriamo incapaci di vivere in armonia. Abbiamo come rinunciato a provarci. A cercare di comprenderci. Ad apprezzare le diversità. O anche solo a tollerarle.  Dov’è finito Voltaire? Che cristianesimo è senza Cristo? L’incomunicabilità raccontata da Antonioni in Deserto rosso  sembra, al cospetto di oggi, una stagione di slanci appassionati. Non capivamo niente del mondo quando andavamo piano, figuriamoci ora che andiamo di fretta.  Che guardiamo ma non vediamo. Che sentiamo ma non ascoltiamo.
Integralismo, sovranismo, razzismo anche, e infine, forse alla base di tutto, individualismo. Io, io, io… e gli altri, distanti, ostili, residui, come li chiama affettuosamente Piantedosi. Una sorta di delirio identitario universale che a tutto somiglia fuorché a una relazionante cultura della differenza. La politica, che dovrebbe tenere assieme la polis, il Paese, il mondo, sembra impegnata a dividersi e a dividere. Collaborazione zero, verità poca, propaganda tanta.
Bipartisan se conviene, come quando si attribuiscono alla burocrazia responsabilità che sono politiche e all’Europa le colpe di misfatti perpetrati entro i confini patri. Più da alcuni che da altri ma un po’ da tutti, che i momenti di buongoverno non sono stati molti. E così un Paese con l’ottavo Pil al mondo, conquistato con l’intraprendenza e il lavoro senza bisogno di Giorgia Meloni, si trova nondimeno a dover ancora affrontare grandi questioni come la sanità, i trasporti, la scuola… mentre i partiti sono lì a rimpallarsi responsabilità e più che alla soluzione dei problemi sembrano interessati alla manipolazione dei cittadini. Per Giorgia è tutto una prima volta. Vittoriosa. Su tutti i fronti. Mai, a sentire i suoi, c’è stato un politico così. Che «sta riportando l’Italia fra i grandi della terra».
La Nazione ne è abbagliata, l’Europa ne è conquistata, il mondo ne è stupito, come lo era davanti a Federico II. Il volto inquietante dell’on. Foti ci ammannisce questa estasiante verità ogni sera in tv. In fascia protetta. Chi critica il Governo attacca e danneggia l’Italia. «Taci che il nemico ti ascolta», si diceva un tempo, «attività antisovietiche» si chiamavano sotto il regime di Stalin e «attività antirusse» le chiama Putin, fino a poco tempo fa, agli occhi di ogni sovranista, «scudo della cristianità». Quello della coerenza e del coraggio del Capo è il mito fondativo di una forza politica che non ha meriti né storia se non quella ambigua del Msi. Che puntualmente emerge nelle dichiarazioni oscene dei suoi figli. A me più che coraggiosa questa pasionaria nera sembra aggressiva. Ci vuole coraggio a riformare le pensioni per assicurarle ai nipoti, sfidando l’impopolarità certa. Ma che coraggio ci vuole a incrudire sui party degli sbandati, sui diritti delle minoranze, sui migranti, sui poveri?
A condonare chi evade le tasse, che è la maggioranza degli italiani. Battere i pugni sul tavolo non è difficile. Krusciov ci batteva anche le scarpe. Poi bisogna vedere cosa ottieni. Il compagno Alemanno, ai miei tempi, la distruzione del settore saccarifero, la compagna Poli Bortone il pagamento delle multe per le quote latte. Ogni Capo di Governo va a Bruxelles per difendere gli interessi del proprio Paese. Pochi ci vanno per costruire un’Europa capace di tutelarli. Giorgia Meloni non è tra essi. Avrà pure «una visione», come si dice, ma è quella di un brutto film. È questo il punto politico.
Elly Schlein offre il fianco alle sue repliche accusandola di non aver ancora raggiunto alcun risultato. Come se si potesse dipanare il garbuglio migratorio in poco tempo. Come se i problemi dell’Italia si potessero risolvere in sei mesi. Come se il centrosinistra, nelle sue svariate espressioni, li avesse risolti. Non è con la critica sui tempi, con argomentazioni uguali e contrarie a quelle utilizzate da Giorgia Meloni che il Pd metterà in difficoltà questa destra che rivendica la propria diversità da quella berlusconiana per ammantarsi di verginità. La legge sulla concorrenza ritarda ma non l’ha mai fatta nessuno. Gli altri Paesi europei non prendono impegni sull’immigrazione ma è così da sempre. Le imprese italiane vengono vendute ma non è da oggi. I cervelli sono in fuga da così tanto tempo che forse si stancheranno di farlo. La Pubblica Amministrazione è stata riformata sia dalla sinistra (Madia) che dalla destra (Brunetta).
Il codice degli appalti è stato rifatto svariate volte prima di arrivare a questa porcata di Salvini che ci sprofonda nella palude dell’abuso negando il valore della concorrenza a comprovare la trasparenza, la congruità dei costi e la qualità dei lavori. Dal fisco amico, che coi soldi degli evasori potremmo pagare il miglior welfare d’Europa, all’appalto per gli amici, che anziché contrastare la corruzione si benda gli occhi per non vederla. Sempre libera volpe in libero pollaio è. Non c’è materia nella quale non si ravvisino i limiti e gli errori ora degli uni ora degli altri.
Riconoscere questa realtà è la condizione per rafforzare la credibilità dell’opposizione e, forse, per fare qualcosa di buono per l’Italia. Elly Schlein è nuova, più ancora di Giorgia Meloni, ma il passato non passa. È bene tenerlo a mente. Solo l’onesto Cuperlo lo fa. Per cercare di uscire da una sterile spirale di recriminazioni ed entrare in una dimensione progettuale dove la sinistra, se le ha, appalesi le proprie virtù.
La critica a Giorgia Meloni va spinta più in là, più a fondo, dentro la sostanza identitaria di un movimento politico che conferma, giunto al Governo, di non possedere i pensieri e gli strumenti per governare l’Italia e, come si propone di fare, l’Europa. Qui è Rodi e qui il Governo va fatto saltare.
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