Guberti (CamComRavenna) commenta i dati di Unioncamere relative alle imprese per l'Emilia-Romagna

Emilia Romagna | 28 Agosto 2021 Economia
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Elena Nencini
Giorgio Guberti, presidente di Camera Commercio di Ravenna, commenta i dati trimestrali Movimprese, al 30 giugno, di Unioncamere Emilia-Romagna che ha elaborato i dati del Registro imprese delle Camere di commercio. 
Ritornano a crescere le imprese?
«Per la prima volta c’è stato un dato positivo dopo tanti anni. E’ un segnale che infonde fiducia. Dal 2011 ad oggi costantemente il saldo era negativo: abbiamo perso il 10% delle imprese. Vedere che per la prima volta c’è una controtendenza fa ben sperare, è legato a tutta una serie di fattori che devono verificarsi a cominciare dal tema della pandemia, i vaccini, la fiducia delle persone».
Quali settori sono andati meglio?
«La pandemia con le chiusure ha colpito pesantemente molti settori, pochi si sono salvati. Quest’estate direi che c’è stata una ripresa buona per tutto quello che riguarda la ristorazione, per il turismo - anche se non abbiamo ancora conferme ufficiali - il dato tendenziale sembra positivo. C’è una criticità nei confronti del turismo estero che ancora si vede poco. E’ andato bene invece il settore delle costruzioni, il servizio alle imprese, alberghi, ristoranti e quant’altro. Dobbiamo rimanere con la guardia alta e vedere, in prospettiva, cosa succede. Il problema c’è ancora per le città d’arte che risentono molto della diminuzione del turismo straniero. Non abbiamo ancora i dati della stagione, ma ad oggi fanno ben sperare».
Cosa pensa delle disposizioni che sono state prese per combattere il Covid19?
«Se andiamo sul tema dellesospensioni di attività tutte le organizzazioni hanno criticato ferocemente le chiusure imposte perché hanno comportato una gravissima perdita per una moltitudine di settori e attività. 
I contributi a fondo perduto che sono arrivati sono stati molto scarsi rispetto alle perdite subite. Non c’è stata una controbilanciatura per le perdite create dalle chiusure a tante attività. Per esempio se pensiamo al settore della ristorazione  - che ha subito gravi conseguenze  - dobbiamo anche pensare a una serie di altre aziende che collaborano come le lavanderie industriali, estremamente danneggiate come conseguenza diretta o indiretta, o le cooperative che facevano le pulizie e le mense nelle scuole e nelle aziende. Lì c’è  stata una grave carenza. 
Nel settore del commercio c’è stata una avanzata molto forte dell’e-commerce, ma ne ha risentito quello al dettaglio. Così come tanti altri settori sono andati in difficoltà: nella prima parte dello scorso anno tutto il settore dell’artigianato e delle costruzioni, anche se quest’ultimo adesso è in ripresa. 
La stima fatta da Unioncamere Emilia-Romagna - tra gli scenari locati  realizzati sui dati Prometeia  - dà la nostra Regione come la prima in Italia per crescita del pil, con + 6% rispetto al 2020. Un dato positivo se si pensa che a livello nazionale si parla di +5.3%. Questo trend positivo si dovrebbe confermare  - naturalmente sottolineo che sono previsioni e studi – anche per il 2022 e a fare da traino è il settore industriale che prevede una buona crescita, oltre il 10%. E’ un aspetto importante che dovrebbe andare in crescita, per il 2022, tutto il comparto delle costruzioni che sono stati stimolati dagli incentivi per l’edilizia, come la ristorazione che dovrebbe avere un incentivo importante post covid, come la logistica, aiutata dall’e-commerce avere uno spazio importante e tutte le professioni legate all’imnnovazione digitale. Sono naturalmente previsioni».
Per il nostro territorio come è la situazione delle nuove aziende?
«Molti di coloro che hanno aperto un’attività, per esempio nella ristorazione, negli ultimi mesi pre covid, si sono trovati ad affrontare una conseguenza negativa. Il dato nazionale parla di quasi 300mila imprese che hanno chiuso causa covid. 
Non dimentichiamo le iniziative e il baluardo che le Camere di Commercio hanno fatto, anche lo scorso anno grazie alla collaborazione con le prefetture per quello che riguarda il codice Ateco (stabiliva chi potesse rimanere aperto). A questo proposito abbiamo fatto un grande lavoro con la prefettura di Ravenna. 
Purtroppo alle Camere di Commercio sono stati tagliati il 50% di contributi, quindi abbiamo meno disponibilità, ma già lo scorso anno abbiamo investito 2 milioni e mezzo di euro per sostenere le imprese nella ripartenza. Anche quest’anno ne stiamo investendo altrettanti nell’accesso al credito, nell’innovazione digitale, nell’assistenza specialistica alle imprese, nell’orientamento, nel turismo, nei sostegni ai progetti. 
Se un ruolo determinante è stato svolto dalle Camere, un altro ruolo importante è stato svolto dal mondo bancario, grazie all’impegno di Antonio Patuelli, prsidente Abi. 
Viene contestato allo Stato il fatto di non avere eliminato diverse tasse imposte, ma solo spostate. Questo ha comportato che ci fosse si un’agevolazione nell’accedere ai finanziamenti, ma erano finanziamenti per pagare una serie di tasse imposte. Il tema adesso è la ripresa :se c’è la ripresa la voglia degli imprenditori è tanta, lo spirito di sacrificio anche. La Camera di Commercio, insieme a tutte le organizzazini di categoria, si è data molto da fare per non abbandonare neanche un secondo le aziende». 
Cosa chiederebbe oggi alle istituzioni per Ravenna e il suo territorio?
«Le istituzioni stanno facendo la loro parte. A loro e  alla politica chiedo una grande attenzione anche se sul nostro territorio c’è sempre stata. Basta pensare agli interventi fatti dai vari Comuni della provincia di Ravenna sull’eliminazione della Tari per le attività, alla possibilità di potersi estendere all’esterno con tavoli e sedie. 
Chiedo sicuramente loro di impegnarsi per eliminare o ridurre la burocrazia ‘cattiva’. Un fardello che crea costi infiniti per tutti e per le aziende in prima battutta. Sarebbe un grande passo».
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