"La sua creatura, la sua casa profonda è stato l'Istituto di Meldola, un gioiello tenacemente pensato, disegnato, praticato sin dalla costituzione dell'Istituto oncologico romagnolo. E infine un medico con una singolare capacità di fare squadra e di dirigere senza essere mai ingombrante, come sanno bene Giorgio Martelli e i direttori generali dell'Irst-Irccs che lo hanno preceduto, e come possono testimoniare, oltre ai tanti suoi allievi sparsi in Italia e nel mondo, soprattutto Mattia Altini, Fabio Falcini, Marco Maltoni, Giorgio Martelli, Giovanni Martinelli e Giovanni Paganelli, per menzionare i suoi più stretti quotidiani compagni nella battaglia contro il cancro. Profondamente legato al suo territorio e alla sua Regione come forse soltanto i romagnoli sanno esserlo, era cittadino del mondo, capace di attenzioni verso i più deboli e gli ultimi: ne sanno qualcosa, oltre che gli innumerevoli suoi pazienti italiani, i grandi e i piccini della Tanzania presso i quali si recava, con Patrizia, appena poteva. La nostra amicizia, cresciuta nel corso degli ultimi venticinque anni, ha costituito per me un dono prezioso, di cui ringrazio quel Signore della vita in cui Dino, anche in mezzo a prove e difficoltà, non ha mai smesso di credere e al quale non ha mai cessato di affidarsi".
Nato a Santa Sofia, in provincia di Forlì, il 21 aprile 1937, si laurea con lode presso l'Università degli Studi di Bologna il 17 novembre 1961: un periodo in cui, purtroppo la Romagna era una terra tristemente famosa per l'alta mortalità legata alle neoplasie tra i suoi abitanti. Ispirato dalla convinzione che un futuro senza tumori sia possibile, il dottore è stato in prima linea lungo tutto l'arco del la sua vita personale e professionale nella lotta contro il cancro. La sua attività spazia dall'assistenza medica dei pazienti oncologici alla sensibilizzazione sul tema della prevenzione; dal miglioramento della qualità di vita delle persone terminali alla creazione di strutture apposite che possano condurre queste attività su una scala più ampia.
A questo scopo il professor Amadori, assieme all'avvocato Salvatore Lombardo, figlio di una sua paziente, fonda nel 1979 l'Istituto Oncologico Romagnolo, una cooperativa operante al fianco delle strutture pubbliche con l'obiettivo di “perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana, all’integrazione sociale dei cittadini attraverso la gestione di servizi sociosanitari ed educativi ed in particolare attraverso l’azione di prevenzione, cura e riabilitazione oncologica e di ricerca scientifica”. Ma la sua attività non si limita certo a questo. Nel 1984 ha ideato e realizzato il Registro Tumori della Romagna per raccogliere, elaborare e divulgare in modo sistematico e tempestivo le informazioni su incidenza, mortalità, sopravvivenza e prevalenza di tutti i casi di tumore maligno che insorgono nella popolazione coperta dal registro; produrre dati individuali di elevata qualità, utilizzabili per studi specifici clinici ed epidemiologici; e offrire ulteriori possibilità di prevenzione e diagnosi precoce.
L'impegno profuso nella lotta contro il cancro l'ha portato ad essere nominato Presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica dal 1997 al 1999. E' stato presidente della Commissione Oncologica Regionale dell'Emilia Romagna, e membro delle principali società scientifiche nazionali ed internazionali di settore. Oltre ad essere il presidente dell'Istituto Oncologico Romagnolo è stato il direttore scientifico dell'Istituto Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori a Meldola, struttura d'eccellenza e all'avanguardia a livello nazionale nella cura dei tumori inaugurata nel 2007 alla presenza delle massime autorità.