Faenza, Savorani (pres. Confindustria Ceramica): «Il mercato delle piastrelle correva, ma la stangata dei rincari ci blocca»

Emilia Romagna | 22 Gennaio 2022 Economia
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«Il balzo dei costi energetici, legati al gas, sono fortissimi, rischiamo di vedere frenato notevolmente l’andamento positivo del mercato delle piastrelle di ceramica. Il 2021 verrà chiuso a livello nazionale con un +15% sul 2019, recuperando così tutta la perdita del 2020. Il 2022 si presenta più cupo, nonosante un mercato in salute, per colpa di questi rincari, il governo lo abbiamo avvisato già nell’ottobre scorso, servono interventi urgenti».
E’ molto chiaro il faentino Giovanni Savorani, presidente nazionale di Confindustria Ceramica, un settore che vede in Emilia-Romagna, fra Sassuolo e Faenza, distretti e numeri d’avanguardia europea. Mercoledì 19 intanto c’è stato un nuovo incontro frale associazioni imprenditoriali e il ministro dello Sviluppo economico Giorgetti. L’industria italiana delle piastrelle di ceramica ha chiuso l’anno 2021 con un forte incremento di produzione, vendite ed export, tale da superare i livelli pre pandemia. La forte domanda di ceramica prodotta nella penisola, ed in particolare in Emilia-Romagna, proviene da tutti i Paesi del mondo; anche in Italia il mercato ritorna a crescere dopo vent’anni. Una positiva situazione che si scontra con i fortissimi rialzi nei costi di tutti i fattori produttivi, energia in primis; con la carenza di alcune tipologie di materie prime; con le difficoltà connesse ai trasporti via mare.

IL PRESIDENTE SAVORANI
«La positiva intonazione del mercato e della domanda ci consente di chiudere bene i bilanci del 2021 - sottolinea il presidente di Confindustria Ceramica, il faentino Giovanni Savorani -, ma non possiamo assolutamente rallegrarci. La fortissima crescita nei costi di tutti i fattori produttivi sta mettendo a dura prova la competitività presente e futura delle nostre imprese. Forse per la prima volta nella nostra storia stiamo vivendo un paradosso: siamo pieni di ordini provenienti da tutto il mondo che si scontrano con tensioni altissime sulla marginalità. La bolletta energetica dell’industria ceramica italiana era di 250 milioni di euro che, a seguito di aumenti nell’ordine del 400%, oggi si approssima al miliardo. Una esplosione di costi che, anche in presenza di aumenti nei listini, non appare sostenibile. Sono urgenti e necessari interventi per calmierare l’insostenibile situazione del gas naturale. Una prima misura potrebbe essere la sostituzione di quota parte del gas di importazione con altro di produzione nazionale, a prezzi calmierati ed inserito all’interno di un percorso di transizione energetica. Nel 1995 nel nostro Paese venivano estratti oltre 20 miliardi di metri cubi, mentre oggi siamo a 4: una opzione che, se non attuata in tempi brevi, potrebbe scontare il rischio di trovare il bicchiere vuoto, in quanto alcuni paesi frontalieri attingono già da questi giacimenti condivisi».

IL 2021 DELLE PIASTRELLE
Il preconsuntivo 2021 elaborato da Prometeia sui dati di settore evidenzia per l’industria italiana delle piastrelle di ceramica volumi di vendite intorno ai 458 milioni di metri quadrati (+12% rispetto al 2019), derivanti da esportazioni nell’ordine di 367 milioni di metri quadrati (+13%) e vendite sul mercato domestico per oltre 91 milioni di metri quadrati (+9%). La crescita interessa praticamente tutti i principali mercati del mondo, dove le performance più positive sono negli Stati Uniti, Germania, Belgio e Paesi Bassi. La produzione è attesa superare i 430 milioni di metri quadrati, in crescita del 25% circa.

L’EFFETTO RIALZO
Il rialzo dei prezzi interessa anche gli altri fattori produttivi, quali cartone, pallet e film termoretraibili. Situazione ancora più complessa per le materie prime, dove in alcuni casi si verifica anche l’impossibilità di reperire sul mercato i materiali stessi, con gravi ripercussioni sulla programmazione delle aziende, che non potranno realizzare i prodotti che hanno già venduto. (m.p.)
 
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