Faenza, il sassofonista Silvio Zalambani, racconta i suoi progetti per il 2025, dal tour in Argentina ai cd

Elena Nencini
E’ nato a Fusignano, vive attualmente a Faenza, insegna al Conservatorio di Trapani e gira il mondo per suonare: una vita decisamente movimentata quella di Silvio Zalambani, sassofonista, compositore ed arrangiatore, specializzato in tango e musiche dell’America latina, oltre che di jazz e classica. Della vita a Faenza si rammarica che non ci siano più locali come lo Zingarò e la Sghisa, veri e propri ritrovi musicali.
Suona abitualmente in duo col pianista argentino Federico Lechner e in trio con la cantante argentina Sandra Rehder e il chitarrista argentino Adrian Fioramonti, è ideatore e direttore artistico del suo 4to Tango, del progetto Grupo Candombe, del quintetto di sassofoni Amerindia Ensemble e del trio Tango Tres. Ha partecipato anche a tanti festival internazionali come la Cumbre Mundial del Tango, al Festival del Caribe a Cuba. E si prepara pe run 2025 pieno di novità.
A breve sarà impegnato in un tour di concerti in Argentina, di cosa si tratta?
«Fra un mese andrò in Argentina per dieci giorni, anche se avrei impegni per due mesi (ride..). Sono già stato diverse volte in Sudamerica con dei miei progetti, ma questa volta sono ospite: il culmine di questo piccolo tour sarà un concerto a Buenos Aires il 4 marzo, in un locale iconico della capitale, il Bebop, il jazz club citatdino più importante. Suonerò con il Quinteto Revolucionario, il gruppo scelto dalla Fondazione Astor Piazzolla per rappresentare il grande artista. Sarà la data zero di un progetto futuro, proposto in Europa nel 2026, sulle musiche nate nel 1973 dal connubio tra Jerry Mulligan e Astor Piazzolla. Ma non sarà l’unico concerto perché il 2 marzo suonerò con i Flores Negras al Club Social Cambalache. A concludere questo viaggio terrò una Masterclass sul Tango presso il Conservatorio Nazionale Manuel de Falla sempre a Buenos Aires».
Il suo artista preferito?
«Piazzolla, sicuramente. Come sassofonista – visto che è il mio strumento - ho sempre ammirato John Coltrane e Wayne Shorter, anche se sono più interessato al tango e alla musica latino americana che suono e studio da anni».
In arrivo per il 2025 anche due nuovi cd?
«Si, inciderò con il mio quartetto per le edizioni musicali Borgatti di Bologna dieci nuovi brani dedicati al mondo del tango contemporaneo da concerto. Il secondo progetto invece è con Sandra Rehder e Adrián Fioramonti per la formazione Tango Malandra: un progetto nuovissimo dove reinterpreteremo brani storici del tango in una versione molto cameristica e contemporanea».
Altro progetto è un libro sulle origini del Tango argentino.
«Mi manca solo l’ultimo capitolo, ci lavoro da tempo. Sono partito dalle origini, ricollegando tutte quelle musiche, le più diverse, che hanno caratteristiche con il tango argentino, andando a ritroso nel tempo, una sorta di viaggio nel passato. Ho una serie di contatti ma devo ancora trovare l’editore. Sarebbe interessante pubblicarlo in diverse lingue».
«Tango Tres» è stato il suo primo progetto nel 1997, adesso ripartirete?
«Si, abbiamo lavorato insieme per 25 anni, ripartiremo con un elemento nuovo il chitarrista di Tango Malandra,. “Tango tres” era nato come ricerca delle origini del tango argentino, proponiamo i miei arrangiamenti, con improvvisazioi sul repertorio classico del tango».
Liscio e tango si incontrano?
«Ho suonato anche il liscio da ragazzino, il tango e liscio si incontrano, ma tramite Parigi non dall’America latina. È entrato nelle band di liscio romagnole, ma considerato tra i balli esotici, una versione stereotipata europea, non quella originale di Buenos Aires».
Nonostante giri il mondo torna sempre a Faenza?
«Si, la frequento dal 1996 e ci vivo da quasi 20 anni: l’alluvione è stata una bella botta per tutti. Dal punto di vista musicale tra gli anni ‘90 e il 2010 era una città molto bella per chi faceva musica: peccato che alcuni locali come lo Zingaro e La Sghisa abbiano chiuso e non siano stati sostituiti da altre realtà, avevano delle belle programmazioni. Speriamo ci sia una ripresa in futuro».