Elezioni, parla De Pascale: «Regionali? Cerchiamo soluzioni e non creiamo problemi; ecco le priorità per Ravenna fino al 2027»

Emilia Romagna | 14 Giugno 2024 Politica
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Manuel Poletti - «Il centrosinistra si goda per qualche giorno il risultato di questa tornata elettorale, davvero straordinaria per tanti sindaci dell’Emilia-Romagna e non solo. Le Regionali? E’ il momento di cercare soluzioni e non creare problemi. Stefano Bonaccini lascia un vuoto enorme, la sua affermazione alle Europee è stata davvero importante. Le priorità per Ravenna fino al 2027? Ricostruzione post alluvione, è la nostra sfida generazionale, non possiamo sbagliare, altrimenti ai nostri figli cosa diremo? Poi cantieri Pnrr, servizi socio-sanitari e “rinnovare” il turismo romagnolo».
Michele De Pascale, sindaco di Ravenna, è giunto a metà del secondo mandato e analizza così il voto dell’8 e 9 giugno. Il suo nome è nella rosa di candidabili Pd per la presidenza dell’Emilia-Romagna per il dopo Bonaccini, ma per ora il primo cittadino non si sbottona, anzi.
Dopo il voto Europeo la maggioranza di governo del centrodestra con la leadership Meloni arriverà quasi certamente a fine legislatura nel 2027, con le elezioni Politiche vicine alle Amministrative di Ravenna (se l’attuale primo cittadino rimarrà fino a fine mandato), con la possibilità per De Pascale di essere uno dei protagonisti del centrosinistra nazionale nella sfida per il governo dell’Italia.
Sindaco De Pascale, il quadro europeo che esce dopo il voto dell’8 e 9 giugno appare sempre più orientato verso destra. La sconfitta di Macron in Francia e Scholz in Germania portato ad una presidenza Von der Leyen bis oppure pensa ci sia uno spazio per una novità alla guida della Commissione europea?
«Il quadro politico europeo che esce dal voto non è uniforme in tutti i Paesi. In Francia e Germania soprattutto il vento della destra più estrema è soffiato forte. Oggi la speranza è che il popolo transalpino chiamato alle urne presto risponda con un “no” al tentativo della destra di arrivare al governo del paese. Von der Leyen bis? Io spero in una discontinuità alla guida della Commissione europea, non sarà facile, ma anche all’interno del Ppe ci sono tante sfaccettature. Sottoscrivo poi la posizione del gruppo dei Socialisti europei, dove siede il Pd, che ha chiesto di non andare oltre il Ppe per formare la maggioranza, altre forze di destra “estrema” non possono entrare».
Il partito più numeroso purtroppo è ancora una volta l’astensionismo, metà degli italiani con diritto di voto non si è recato alle urne, un po’ meglio ha fatto l’Emilia-Romagna. Come si combatte la disaffezione al voto, anche per le Comunali?
«La bassa affluenza rimane un tema totalmente irrisolto purtroppo. Andare a votare è un “diritto-dovere” che va sempre esercitato, soprattutto quando c’è in ballo l’elezione di un livello istituzionale vicino agli elettori come il Comune, la Regione o il Governo».
Il voto Europeo consegna anche una maggioranza di centrodestra in Italia che esce rafforzata, con una robusta leadership di Giorgia Meloni. Il governo arriverà così agevolmente a fine legislatura nel 2027 oppure lei pensa che la debacle della Lega di Salvini possa far interrompere questo esecutivo prima?
«Non c’è dubbio che il centrodestra abbia buone possibilità di arrivare a fine legislatura, nonostante le tante contraddizioni al loro interno e le tante promesse fatte agli elettori nelle Politiche del 2022 poi non mantenute. In particolare molto dipenderà da cosa succederà all’interno della Lega, dopo la sconfitta eclatante in questa tornata elettorale. Penso ad amministratori del nord come Zaia e Fedriga cosa centrino con Vannacci, ad esempio. Rimarranno come hanno fatto nell’ultimo anno su posizioni estremiste di destra, ancor più della Meloni, oppure torneranno ad essere una forza politica del territorio (nord-centro)? Dalla Lombardia e dal Veneto vedremo che segnali arriveranno, al netto dello spot per Forza Italia che ha già fatto Bossi».
Il voto europeo lascia anche «deserta» la guida dell’Emilia-Romagna: Stefano Bonaccini ha avuto un’affermazione importante con 390mila preferenze, secondo solo alla Meloni nel Nord-Est.  Si voterà fra pochi mesi e il Pd sta già valutando una rosa di possibili candidature a presidente, fra cui anche la sua. E’ disponibile a lasciare a metà del secondo mandato la guida di Ravenna?
«In questi giorni è giusto che tutto il centrosinistra si goda l’ottimo risultato delle Europee e soprattutto delle Amministrative, dove ha vinto in tantissimi comuni. In Romagna i risultati sono stati molto buoni, in provincia di Ravenna (13 comuni vinti su 14, ndr) addirittura commoventi, per questo voglio ringraziare per l’ottimo lavoro fatto il nostro segretario provinciale Alessandro Barattoni, che ha saputo rinnovare dove era necessario, anche in Comuni profondamente colpiti dall’alluvione, come Conselice, Sant’Agata, Cervia, Lugo, Bagnacavallo. Stefano Bonaccini ha ottenuto un risultato straordinario e lascia un vuoto pesantissimo da colmare in Regione. Detto questo penso sia il momento di cercare soluzioni e non creare problemi nella scelta del candidato giusto del centrosinistra per le prossime Regionali».
Post alluvione, economia, sanità, cantieri Pnrr: quali sono le sue priorità per Ravenna nell’ultima metà del secondo mandato (si dovrebbe votare nel 2027 «vicino» alle Politiche), dopo il voto positivo alle Europee raccolto dal centrosinistra?
«Anche a Ravenna i risultati elettorali sono stati decisamente buoni, in crescita, il centrosinistra oscilla attorno al 59-60% dei consensi, compresi quei seggi collocati nelle zone colpite dall’alluvione, dove qualcuno è andato a prendersi i fischi non una, ma due o tre volte a differenza di altri territori dove governa il centrodestra ed esponenti del governo nazionale non si sono mai visti. A Ravenna nel primo mandato ci siamo concentrati su economia (porto in primis), energie rinnovabili e turismo. Nel secondo mandato prima il Covid, con le successive risorse del Pnrr, poi la guerra in Ucraina con l’emergenza gas e il susseguente progetto del rigassificatore ed infine purtroppo l’alluvione del 2023, hanno cambiato decisamente la nostra agenda. Entro il 2026 dovremo chiudere un’enorme mole d’investimenti e cantieri in servizi pubblici legati ai fondi del Pnrr, poi porre forte attenzione ai servizi socio-sanitari, ma soprattutto raccogliere la sfida generazionale della ricostruzione idrogeologica del post alluvione. Quest’ultima rimane la partita più importante che dovremo affrontare ed essere all’altezza della situazione, altrimenti i nostri figli cosa diranno, se dovesse succedere di nuovo un evento climatico del genere e non si fosse fatto tutto il necessario per evitare nuove tragedie? Questa è la nostra sfida oggi».
Un anno dopo l’alluvione mancano ancora i risarcimenti dei beni mobili e i ristori dalla piattaforma Sfinge ritardano. Si aspettava un’assenza così prolungata degli esponenti del governo Meloni? Il commissario Figliuolo rimarrà in carica?
«Da parte del governo su questa vicenda drammatica c’è stato un esercizio arrogante del potere, ma evidentemente hanno sottovalutato i cittadini romagnoli, che si aspettavano che ogni livello istituzionale facesse la propria parte, invece c’è chi è andato a prendersi gli insulti più di una volta, facendo assemblee serali con i cittadini nelle zone colpite, mentre altri non si sono proprio fatti vedere e hanno solo promesso cose poi non mantenute. Questo è inaccettabile. La linea di Fratelli d’Italia in questo contesto è prevalsa, ed il silenzio iniziale di Lega e Forza Italia è diventato poi un comportamento colpevole, dovevano ribellarsi ed alzare la voce, invece nessun ha osato dire nulla. Sulla conferma o meno del commissario Figliuolo attendiamo la decisione del governo, non tocca a noi scegliere».
Infine sta partendo la nuova stagione balneare: il turismo rimane uno degli asset più importanti dell’Emilia-Romagna, dalle città d’arte al mare, con risultati lusinghieri raggiunti anche negli ultimi anni. C’è ancora qualche cosa da migliorare a livello d’infrastrutture, come ad esempio gli aeroporti o no?
«Lo spazio di crescita per le città d’arte in Emilia-Romagna c’è ancora, tenendo presente che Roma, Firenze e Venezia sono “al completo”. Ravenna, Bologna, Modena, Parma possono ambire ad avere ancora più presenze, non c’è dubbio. La costa invece ha bisogno di un piano strategico rinnovato, siamo già un’eccellenza internazionale ma non possiamo più rimanere fermi, dobbiamo rimetterci in discussione ed in Romagna dovremo farlo al più presto. Infine il capitolo infrastrutture, con gli aeroporti di Bologna, Forlì e Rimini che dovranno essere in grado di collaborare di più fra loro: quello del capoluogo regionale può ambire a diventare davvero un hub internazionale, Forlì non dovrà solo essere uno scalo da cui i romagnoli partono per le vacanze, ma anche avere rotte d’accoglienza di turisti che arrivano; infine quello di Rimini, che è la città più conosciuta nel mondo dell’Emilia-Romagna, dovrà attrezzarsi molto meglio».
 

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