Elezioni, domenica 25 andare a votare per un'Italia che abbia meno disuguaglianze

Emilia Romagna | 23 Settembre 2022 Politica
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Manuel Poletti* - Due mesi e mezzo fa nessuno l’avrebbe previsto, in mezzo ad un’estate bollente, ma la caduta del governo Draghi per mano di alcuni partiti (Movimento 5 Stelle, Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) ha immerso il nostro Paese in una campagna elettorale balneare mai vista prima, per votare domenica 25 settembre.
Andare alle urne per rinnovare il Parlamento per i cittadini è un «diritto-dovere» fondamentale, soprattutto in un momento storico come questo, caratterizzato da tensioni internazionali (la guerra in Ucraina in primis) e una situazione economico-sociale che rischia di aggravarsi molto già nelle prossime settimane. Migliaia di aziende e milioni di famiglie infatti sono segnate dal «caro bollette» (gas, energia e non solo) e da un’inflazione che negli ultimi dodici mesi ha rialzato la testa in maniera violenta, erodendo ancora di più il potere d’acquisto di molti cittadini, alle prese con stipendi «fermi» ormai da troppo tempo.
C’è poi il tema Draghi: risulta davvero incomprensibile come alcuni partiti abbiano potuto sfiduciare un premier che ha ridato credibilità e centralità internazionale al nostro Paese nel corso dei 18 mesi in cui è stato al governo, rilanciando l’economia nel 2021 dopo il tonfo del 2020 causato dalla Pandemia, portando a compimento una campagna vaccinale di massa in pochi mesi, che ha permesso a milioni di persone di non ammalarsi, almeno in forma grave col Covid e le sue molteplici varianti e soprattutto a quello economico di rilanciarsi. Infine di agganciare e raggiungere molti obiettivi per ottenere le ingenti risorse del Pnrr, grazie anche al lavoro degli enti locali, dalle Regioni ai Comuni. Ma questo non è bastato per arrivare a fine legislatura: calcoli politici legati anche ai sondaggi hanno spinto una parte del Parlamento a togliere la fiducia al governo in carica.
Si arriva così al voto «spartiacque» di domenica 25 settembre con una legge elettorale pessima (il Rosatellum) che premierà le «coalizioni» larghe: da una parte c’è un centrodestra apparentemente compatto, ma a ben vedere con molte crepe, dalle misure economiche da prendere al posizionamento internazionale, fino al capitolo dei diritti ci sono molte differenze fra i partiti. Sull’onda dei sondaggi estivi spera in una netta vittoria, trascinata da forze come Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, vicina alle posizioni della Le Pen in Francia e di Orban in Ungheria. Non parliamo affatto di un possibile ritorno al fascismo in caso di sua vittoria, ma l’onda «sovranista» di destra conservatrice potrebbe riportare indietro il nostro Paese su più fronti. Dall’altra la lista dei Democratici e Progressisti, trainata in particolare dal Partito democratico di Enrico Letta e da alcuni alleati (+Europa, Sinistra e Verdi, lista Di Maio). Il buon governo in alcune parti d’Italia, come l’Emilia-Romagna guidata da Stefano Bonaccini, sono l’esempio concreto di un centrosinistra capace, ma la coalizione è rimasta monca al centro, e questo rischia di risultare penalizzante. In mezzo la formazione voluta da Calenda e Renzi (Azione e Italia Viva), che mira a recuperare voti «moderati» sia da destra che da sinistra, diventando così un possibile ago della bilancia. Infine il Movimento 5 Stelle guidato dall’«avvocato del popolo» Giuseppe Conte, dopo la sbornia del 2018 con oltre il 30% dei voti, il governo ed una scissione sanguinosa con l’uscita di Di Maio nella primavera scorsa, rischia seriamente di perdere oltre metà dei voti conquistati cinque anni fa.
In gioco c’è la tenuta sociale dell’Italia per i motivi sopra descritti e la credibilità internazionale riconquistata negli ultimi anni da confermare, in primis rispetto agli impegni presi sulla politica estera con la Nato rispetto al conflitto russo-ucraino e sui progetti del Pnrr. Alle porte ci sono gli speculatori e anche i «falchi» dell’Ue, che non tarderanno a ricordarci come l’Italia abbia un debito pubblico enorme e non possa più permettersi passi falsi con manovre troppo dispendiose legate a promesse esagerate da campagna elettorale, come la Flax Tax.
L’agenda di un buon governo a parere nostro deve prevedere: la difesa e il rafforzamento della sanità e della scuola pubblica, che dovranno essere confermati pilastri della nostra società. C’è il capitolo del lavoro, che dovrà diventare meno precario per giovani e donne, con l’introduzione di un salario minimo che tutta Europa vuole, ma non si riesce mai a trovare un punto di equilibrio generale. C’è l’enorme tema dell’ambiente, di cui tutti i giorni ne subiamo le conseguenze, con il clima cambiato ed i suoi effetti devastanti, fra siccità e maltempo estremo. Infine il capitolo dei diritti, primo fra tutti lo ius soli (acquisizione della cittadinanza) atteso da anni. C’è voluta una Pandemia per farci rendere conto di quanto fosse importante la sanità pubblica italiana (e quella emiliano-romagnola di più ancora, essendo fra le più efficienti); c’è voluta una guerra per portare davvero l’attenzione di tutti o quasi sul tema delle risorse energetiche (gas e rinnovabili al posto delle fossili, con Ravenna e la Romagna possibili nuove «capitali» con progetti lungimiranti). Speriamo invece che queste elezioni non servano per farci poi rendere conto di aver fatto passi indietro, sarebbe davvero troppo tardi.
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