Dalle bevande alla confetteria, alla scoperta dei circa 400 prodotti tradizionali da almeno 25 anni «tutelati» in E-R
Riccardo Isola - La Food Valley italiana per eccellenza, l’Emilia Romagna, come ormai è arcinoto è ricchissima di produzioni che sono protette attraverso denomiazioni (Dop e Igp). Un paniere agroalimentare ed enogastronomico che attraverso consorzi, enti e istituzioni, associazioni e produttori stessi permettono una sedimentazione e al contempo uno sviluppo della promozione del buono non solo a livello lovcale e nazionale, ma anche e soprattutto internazionale. Basti pensare, per esempio, ad alcuni degli alfieri che invidiano, e copiano,in tutto il mondo, e che provengono proprio da questo territorio. Un dato di fatto che permette di rendersi conto di quanto sia importante questo settore per l’economia, la storia e la cultura ragionale e nazionale. Ci riferiamo, ovviamente, al Parmigiano Reggiano, al Prosciutto di Parma e al vino nelle sue declinazioni territoriali. Ma non solo certo i soli.
NON SOLO DENOMINAZIONI
L’Emilia Romagna, in totale, possiede 44 Dop e Igp agroalimentari a cui si devono aggiungere 30 Dop e Igp nel comparto vino. Non solo, da Piacenza a Cattolica, questo areale di biodiversità e prelibatezze può contare anche di 19 Presidì tutelati da Slow Food. Insomma, uno scrigno inestimabile di tradizione, gusto e bontà. Poi c’è dell’altro. Si tratta dei cosiddetti Prodotti agroalimentari tradizionali, entrati in vigore grazie al decreto del Mipaf del 18 luglio 2000. Si tratta di realizzazioni che vengono alla luce seguendo regole, appunto tradizionali, per almeno 25 anni. Per chiedere di inserire una denominazione nell’elenco dei Prodotti agroalimentari tradizionali è necessario presentare domanda entro il 30 settembre di ogni anno. La Regione tutela questo patrimonio. Entro dicembre di ogni anno la viene pubblicato l’aggiornamento dell’elenco, nel quale vengono inserite le nuove denominazioni approvate. Le denominazioni nazionali, censite dal ministero dell’Agricoltura, ammontano a 5.000, e oltre 400 sono emiliano-romagnole. L’ultimo elenco disponibile, risalente a fine dell’anno scorso, ne cita ben 402.
LE PRINCIPALI CATEGORIE
I prodotti sono suddivisi per categorie. Si va dalle bevande analcoliche, distillati e liquori alle carni e frattaglie passando per i condimenti, formaggi, paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria. Non mancano poi i piatti composti così come le preparazioni di pesci, molluschi e crostacei e le tecniche particolari di allevamento degli stessi. Infine ci sono i prodotti di origine animale quelli di natura vegetala sia allo stato naturale sia trasformati.
IL «PANIERE ROMAGNA»
Per quanto concerne l’area territoriale che dall’imolese scende verso l’Adriatico arrivando fino ai confini con le Marche, i Prodotti agroalimentari tradizionali sono in totale 164. Alcuni di questi sono comuni a più province, anche emiliane. Come suddivisione per categorie per il mondo delle bevande analcoliche, distillati o liquori sono registrati 3 tipi come il Macerato di pere, il Vin brulè e il Nocino. Per le carni e frattaglie ben 23. Si va dal Bel e Cot ai Fegatelli passando per il Lardo di Montefeltro al Salame gentile o alla Salsiccia matta e molti altri ancora. Solo 2 sono i condimenti e riguardano la Pasta di tartufo bianco nel riminese e il Sale dolce di Cervia. Si sale a 9 per i formaggi con le varie tipologie di Caciotta, Pecorino e Formaggi freschi tipo Raviggiolo. Ancora più numerosa è la tipologia legata ai prodotti vegetali (naturali o lavorati) che arriva a 31 tipologie. Si parla dai Germogli di Pungitopo sott’olio del riminese al Loto di Romagna, dalla Patata di Montescudo alla Pera Scipiona, dalla Pesca dal Buco incavato del ravennate al Raperonzolo fino ad arrivare alle varie tipologie di Tartufo. Impressionante invece l’elenco relativo alle paste fresche, ai prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria. Qui si contano ben 66 tipologie differenti. Ricordiamo per esempio il Latte alla Portoghese, i Manfrigoli, i Maltagliati, la Fave dei morti e le Castagnole, i Bizulà riminesi o i Basotti forlivesi, il Cafè in forchetta e la mitica Braciatella. Non dimentichiamo la Sfoglia, le Offetlle di marmellata o i Patacucci così come la Spianata o il Miacetto riminese. Infine tra i prodotti della gastronomia se ne contano19 e ci sono tra gli altri il Cardo in umido, l’Agnello con i piselli, i vari tipi di Baccalà, l’Ossobuco, il Pancotto e le Lumache. Sono invece 5 i prodotti di origine animale tra cui spicca il Miele. Chiude il mare con 6 preparazioni di pesce come le Alici marinate, il Brodetto di vongole, le Cozze gratinate, le tipologie di cottura della Saraghina e la Zuppa di poveracce.