Credito, parla il presidente dell'Abi Patuelli: "Emergenza Covid, le banche stanno facendo il massimo, opportune le modifiche al decreto Liquidità"

Emilia Romagna | 28 Giugno 2020 Economia
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Manuel Poletti - «Come Abi siamo stati i primi il 27 febbraio a promuovere una moratoria mutui straordinaria. Sulle richieste di finanziamento le banche stanno facendo gli straordinari, la mole di lavoro è eccezionale, i decreti del Governo emanati d’urgenza durante i mesi del Coronavirus, non hanno abrogato, né sospeso, né in tutto, né in parte, la grandissima parte delle normative preesistenti. Le banche debbono essere sempre un presidio di legalità, anche in periodi eccezionali come questi».
Il presidente dell’Associazione bancaria italiana, il ravennate Antonio Patuelli, spiega così l’azione degli istituti di credito durante questi mesi difficili dell’emergenza Covid, che da sanitaria si è trasformata anche in crisi economica.
Presidente Patuelli, le banche sono sottoposte ad una fortissima pressione per l’emergenza Covid. Politica ed imprese imputano agli Istituti di credito tempi troppo lunghi per le erogazioni, anche quelle garantite dallo Stato. Si poteva fare più veloci, come ad esempio è successo con la moratoria dei mutui?
«Le difficoltà finanziarie della Repubblica italiana, che dipendono da un debito pubblico che cresce ininterrottamente da oltre 50 anni, hanno convinto le Istituzioni a puntare sui meccanismi dei prestiti più o meno garantiti alle imprese e ad altre figure economiche che abbiano subito danni dalla pandemia. Anche le banche, che hanno continuato a lavorare pure nelle fasi più gravi del Coronavirus, hanno operato in emergenza e le attività eccezionali, come le nuove moratorie e le anticipazioni di liquidità, si sono assommate a tutte le altre attività consuete degli istituti di credito. Inoltre il mondo bancario è distinto anche per diverse tecnologie, ciascuna delle quali è stata aggiornata per adempiere a quanto man mano prescritto dai decreti legge.  Al 22 giugno sono considerevoli i risultati dei prestiti più o meno garantiti dal Fondo centrale di garanzia: le domande ad esso pervenute sono cresciute a oltre 682mila, per quasi 38 miliardi di euro di finanziamenti richiesti: le operazioni fino a 30 mila euro sono divenute oltre 609mila, per più di 12 miliardi di finanziamenti richiesti. Si tratta di numeri considerevoli che aumentano giorno per giorno, anche di sabato e di domenica, perché da mesi il mondo bancario in Italia continua a lavorare anche nei giorni prefestivi e festivi. Ancor più rilevanti sono i risultati delle moratorie (rinvii di scadenze) dei prestiti: esse sono state innanzitutto promosse dall’Abi. Ricordo che convocai già per il 27 febbraio, ancor prima dell’esplosione più acuta della pandemia, un Comitato di Presidenza dell’Abi straordinario per promuovere una moratoria straordinaria. Poi è arrivata anche quella conseguente al Decreto Legge. I numeri sono impressionanti: al 5 giugno le moratorie “lavorate” dalle banche sono state oltre due milioni e seicento mila, per circa 277 miliardi di euro: solo il 2% non è stato accolto per carenza di requisiti, mentre l’87% è stato approvato e l’11% è in corso di esame. Le istituzioni della Repubblica, a cominciare dal Ministro per l’Economia e le Finanze, fin dal 28 aprile, hanno apprezzato il lavoro delle banche e di chi vi lavora con la seguente dichiarazione, riportata quel giorno dalle agenzie di stampa: “vorrei ringraziare le banche, i loro lavoratori, gli operatori, perché sono sottoposti a una tensione, una pressione fortissima, ad aspettative molto forti. E quindi stanno lavorando con grande intensità. Li voglio ringraziare”. Dopo il Ministro Gualtieri, tale riconoscimento è venuto anche da altri alti rappresentanti delle Istituzioni della Repubblica».
Molto imprese invece si lamentano del mancato via libera alle richieste di finanziamento legate al Covid, contenute nel decreto Liquidità. Le modifiche avvenute in Parlamento in sede di riconversione basteranno per aumentare le risposte positive e snellire le pratiche?
«Le modifiche introdotte dal Parlamento al decreto legge 8 aprile 2020 sono state a lungo meditate e sono certamente opportune. Ho evitato ogni polemica ed anche solo di rispondere a polemiche: quando vi è una emergenza, come un terremoto, un grande incendio o addirittura una pandemia, occorre non polemizzare, ma lavorare per limitare i danni e promuovere la ripresa. Certamente gli emendamenti introdotti dal Parlamento nella Legge di conversione del Decreto Legge 8 aprile (divenuta Legge 5 giugno 2020) possono produrre risultati positivi».
C’è chi sostiene che infermieri e medici hanno curato i malati di Covid senza curarsi dei rischi che correvano, mentre le banche per «curare» l’economia, anche in questa situazione di straordinaria necessità, si affidano alla «centrale rischi» prima di erogare. Morale della favola: le banche non vogliono mai rischiare. E’ così?
«Il Governatore della Banca d’Italia dott. Ignazio Visco, il 29 maggio scorso, nel discorso annuale e solenne “Considerazioni finali”, a pagina 19, è stato chiarissimo, specificando che “in assenza di esplicite previsioni normative, le banche che omettono la valutazione del merito di credito si espongono al rischio di commettere reati”. Il Governatore della Banca d’Italia ha inoltre affermato che le banche sono anche tenute “a effettuare, come è giusto, i controlli previsti dalle legislazione antimafia e da quella antiriciclaggio, che presidiano rischi notevolmente aumentati nei mesi dell’emergenza”. In sostanza, le normative di interesse bancario, emanate d’urgenza durante i mesi del coronavirus, non hanno abrogato, né sospeso, né in tutto, né in parte, la grandissima parte delle normative preesistenti. Le banche debbono essere sempre un presidio di legalità, prestano denari soprattutto dei risparmiatori che li depositano: quindi occorre siano applicate sempre tutte le normative tempo per tempo vigenti».
Infine, a ben vedere le regole europee in tema di credito, anche in questa situazione, hanno pesato molto sull’efficacia dell’azione delle banche. E’ possibile e come si potrà migliorare la situazione in futuro?
«Occorre procedere a una semplificazione progressiva delle norme che gravano sulle banche (e di conseguenza sui clienti) che debbono applicarne un numero quasi infinito, emanate dalle Autorità internazionali, come il “Comitato di Basilea”, dalle Autorità europee e da quelle italiane. Occorre siano semplificate le regole bancarie che sono cresciute in modo abnorme soprattutto nell’ultimo decennio, dopo la crisi del “debito sovrano” del 2011 ed occorre garantire più certezza del diritto anche prospettica, evitando terremoti normativi».
 
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