Consumi in Romagna, l'analisi di Pedroni (presidente Coop Italia): «Inflazione alta e caro bollette, sfida inusuale e complessa, ma il cibo non si tocca»

Emilia Romagna | 23 Ottobre 2022 Economia
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«Lo scenario delineato nel Rapporto 2022 ci restituisce l’immagine di un’Italia chiamata a affrontare sfide molto impegnative e che prendono il via da fattori economici e sociali assolutamente inusuali – sottolinea Marco Pedroni presidente di Coop Italia e di Ancc-Coop (Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori) –.  Dopo trent’anni è tornato il carovita con un’inflazione alta che non si vedeva dagli anni Ottanta; per molti consumatori e molte imprese è una situazione del tutto sconosciuta. Parimenti i salari rimangono congelati e colpisce nel Rapporto la divaricazione che si accentua fra una parte crescente del Paese che rimane fragile e le classi più agiate».
Il numero uno di Coop Italia analizza così lo scenario ddi oggi e di domani per il nostro Paese, con l’Emilia-Romagna cuore dei soci Coop. «Le cooperative di consumatori hanno per loro natura il dovere di essere un presidio di garanzia di qualità a prezzi convenienti per tutti gli italiani, qualunque sia la loro condizione sociale – continua Pedroni -. E’ evidente che la missione è sempre più complessa, visti gli effetti provocati prima dalla pandemia, poi dalla guerra con le sue ripercussioni sul costo dell’energia e delle materie prime. Il Governo che guiderà il nostro Paese credo che dovrà mettere al centro l’emergenza primaria delle famiglie italiane, promuovendo una politica di ridistribuzione dei redditi a beneficio della maggioranza, affrontando il nodo energetico con misure che permettano alle imprese di rimanere sul mercato e ai cittadini di non pagare costi insostenibili».
Il presidente di Coop Italia chiarisce poi quali dovrebbero essere i primi provvedimenti del nuovo esecutivo per sostenere anche le imprese della distribuzione commerciale. «C’è bisogno, come il Rapporto Coop mostra, di dirottare risorse incisive a favore dei consumi agendo per esempio sulla defiscalizzazione dei prodotti di base e con una rinnovata politica ambientale in linea con l’emergenza del momento – aggiunge Pedroni -. Le imprese della distribuzione commerciale registrano costi dei prodotti e dell’energia in fortissima crescita e finora hanno contenuto gli aumenti dei prezzi al consumo delle famiglie; i bilanci e con essi la stabilità delle imprese possono andare in crisi; non chiediamo aiuti di stato, ma di mettere un tetto ai rialzi dell’energia e di sostenere la domanda interna dei consumi. Come Coop abbiamo scelto di fare fino in fondo la nostra parte per difendere il potere di acquisto dei soci e consumatori senza abbassare la qualità e la sostenibilità dei prodotti; da qui la scelta di un forte e innovativo sviluppo della nostra marca, del Prodotto Coop, come faro della nostra offerta; i primi riscontri di questa scelta sono davvero incoraggianti». (m.p.)

IL RAPPORTO COOP 2022
L’Italia del 2022 si scopre a conti fatti un Paese più vulnerabile con la classe media sempre più in difficoltà, una parte che rimane indietro (24 milioni che nel 2022 hanno sperimentato almeno un disagio) e una netta crescita dell’area della povertà vera e propria (+ 6 milioni nell’ultimo anno). Per converso nel post pandemia cresce agli antipodi il mercato del lusso: +46% le compravendite di case il cui valore supera un milione di euro (2021 vs 2020), +16% le immatricolazioni di auto di valore (primo semestre 2022 vs 2021) con un aumento pari a + 36% della ricchezza posseduta dai pochi ma rappresentativi Paperoni d’Italia (2022 vs 2019).  La forbice tra chi ha poco e chi troppo si divarica e in un futuro sospeso che il 48% dipinge come instabile e precario ricompaiono le grandi rinunce; non si comprano le auto (-32% la variazione in negativo fra 2022 e 2019) né gli elettrodomestici, neanche la nuova casa (più di 10 milioni sono intenzionati a rimandare). Gli italiani compressi tra i prezzi che aumentano e i salari che rimangono inchiodati a un +0,8%, vedono scivolare in basso il loro potere d’acquisto e hanno già iniziato a cercare con insistenza altre possibili vie d’uscita. I più avveduti (68%) non si sono fatti trovare impreparati nemmeno dalla euforia estiva e hanno già avviato la loro personale spending review, il 17% dichiara invece l’intenzione di farlo con l’arrivo dell’autunno. Comunque sia sarà per tutti un esercizio quotidiano che, oltre ai grandi capitoli di spesa, colpirà soprattutto il superfluo di tutti i giorni (bar e ristoranti, abbigliamento e intrattenimento extradomestico), e comporterà anche il rinvio di viaggi e vacanze e il posticipo degli acquisti di prodotti tecnologici e arredo.

LAVORO PIU’ POVERO
Intanto il lavoro è sempre più povero e lavorare non basta più; nel rapporto tra costo della vita e stipendi medi, l’Italia è il fanalino di coda tra le principali economie europee, con un salario del 33% più basso di quello dei tedeschi per esempio che hanno un costo della vita equiparabile al nostro, mentre guadagniamo come gli spagnoli che hanno un costo della vita del 19% inferiore. Un occupato su 5 tra coloro che hanno contratti part time è oggi a rischio povertà (era uno su sei nel 2010) e un dipendente su 10 full-time corre lo stesso rischio. A conti fatti sono 900 mila in Italia oggi i lavoratori che guadagnano meno di 1.000 euro al mese, il doppio rispetto a 15 anni fa.

NESSUNO TOCCHI IL MIO CIBO  
La tempesta perfetta non poteva infine risparmiare la filiera del cibo, anzi ha trovato proprio nelle catene di approvvigionamento globali uno dei suoi principali epicentri. Oggi il mercato italiano sembra manifestare una dinamica inflattiva dei prodotti alimentari lavorati prossima alla doppia cifra, ma ancora in ritardo rispetto ad altri Paesi europei (da noi un +10% a fronte del +13,7% della Germania o del +13,5% della Spagna). Allo stesso tempo in maniera inattesa, nonostante questa spinta dei prezzi, i volumi di vendita hanno tenuto (+7,8% primo semestre 2022 vs 2019), complice la calda e lunga estate italiana, il ritorno del turismo straniero e la capacità della distribuzione moderna di imporsi sugli altri canali di vendita specializzati. Il mercato italiano è però al momento l’unico a mantenere un trend positivo dei volumi (+ 0,5% contro -5,4% del Regno Unito, -3,7% della Germania, -2,3% della Francia e -1,3% della Spagna) e questa differenza come il ritardo all’incremento dei prezzi sembra presagire ad una inversione di tendenza imminente. Ma forse la maggiore evidenza del nuovo valore assegnato al cibo dagli italiani è il sorprendente mancato ricorso ad un netto downgrading degli acquisti (-0,1% di effetto mix negativo nel primo semestre) che invece è stata la prima risposta alle difficoltà nelle precedenti crisi economiche. Probabilmente con il peggiorare della situazione gli italiani vi faranno nuovamente ricorso, ma attualmente il carrello non è più la miniera da cui attingere per finanziare altri consumi, ma un fortino da proteggere.
 
INCOGNITE GRANDE DISTRIBUZIONE
Il 2022 (e forse ancor di più il 2023) potrebbe essere l’anno più difficile della storia della grande distribuzione organizzata in Italia. Da un lato, infatti, le imprese retail devono fare i conti con l’eccezionale rincaro dei listini industriali e l’esplosione del caro energia. Dall’altro dalle difficoltà della domanda finale e dalla necessità di attutire l’effetto sulla capacità di acquisto del consumatore. Ad oggi, infatti, i prezzi dei beni alimentari venduti dall’industria alle catene della Gdo sono cresciuti del 15% rispetto allo scorso anno (var % tendenziale luglio-agosto 2022-2021), mentre l’inflazione alla vendita nello stesso periodo ha fatto segnare un valore di poco superiore al +9% (il differenziale fra il prezzo all’acquisto e quello alla vendita segna un -5,7% a tutto svantaggio della grande distribuzione). E a schizzare in alto sono soprattutto i prezzi all’acquisto dei prodotti basici, così l’olio di semi segna un +40,9%, quello di oliva un +33,1% e ancora la pasta (+30,9%, la farina +25,4%).
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