Se il gruppo cervese Focaccia al momento ha salvato gli 87 dipendenti dell'ex-Farmografica dalal chiusuta totale dell'azienda, acquistando dagli austriaci di MM Packaging Srl, ma la strada non è ancora sicura: «Salvi, per ora, i posti di lavoro – commentano Saverio Monno della Slc Cgil Ravenna, Ryan Paganelli della Uilcom Uil Ravenna e Stefano Gregnanin della Fistel Cisl Emilia-Romagna – ma senza un intervento risolutivo del governo il progetto di rilancio industriale rischia di restare al palo. Servono risorse, per garantire occupazione, ma anche e soprattutto per restituire a Cervia e ai cervesi un pezzo di quell’economia cittadina che l’alluvione dello scorso anno si è portata via. Sono passati sedici mesi dall’inizio di questa brutta storia – commentano i sindacalisti – ma, dalle parti di Palazzo Chigi e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, tutto tace. In assenza di riscontri apprezzabili porteremo la protesta a Roma. Il prossimo 10 ottobre saremo in presidio davanti al Parlamento e presso la sede del ministero di Urso per fare sentire la nostra voce».
I sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil si sono riuniti a Cervia, presso il centro direzionale del gruppo Focaccia, per fare il punto sullo stato della vertenza sindacale per la riapertura della ex Farmografica. La conferenza ha avuto luogo al termine di un’assemblea sindacale per fornire dettagli ai lavoratori sull’imminente trasferimento d’impresa. «L’acquisizione sarà perfezionata entro la fine di questo mese, con atto notarile. Oggetto della compravendita è l’organico aziendale. Non c'è altro – spiegano Monno, Paganelli e Gregnanin – Persino lo storico stabilimento di via Giuseppe Di Vittorio potrebbe diventare un ricordo e non ospitare più la produzione, dal momento che la locazione cesserà il prossimo 30 settembre per effetto della disdetta presentata da Mayr-Melnhof. I dipendenti cambieranno datore di lavoro nel rispetto delle previsioni dell’art. 2112 del codice civile. E pertanto il contratto di lavoro di queste persone proseguirà con la nuova impresa, a far data dal prossimo primo ottobre, garantendo a tutte e tutti i diritti sin qui acquisiti, compresa l’anzianità di servizio e gli eventuali superminimi contrattuali».
«Abbiamo inoltre concordato con il datore di lavoro uscente - spiegano ancora Monno, Paganelli e Gregnanin - il pagamento di una somma, pari a una mensilità di retribuzione, che sarà riconosciuta, a tutto il personale, a parziale ristoro di un salario accessorio (straordinari, indennità, buoni pasto ecc.) che non poteva essere maturato durante la vertenza, per mancanza di lavoro. Non è mai elegante citarsi - tanto più che non è ancora scritta la parola fine su questa lunga e sofferta vertenza - ma lo abbiamo detto in occasione dell’ultimo tavolo in Regione e lo ribadiamo oggi, con rinnovata convinzione: la lotta sindacale paga. Tanto più se diventa rivolta di un intero territorio, e vede uniti lavoratrici e lavoratori, istituzioni e imprese. A Riccardo Focaccia rivolgiamo un sincero ringraziamento. Quasi un anno fa – predicando pazienza – garantiva un impegno che ‘in un modo o nell’altro’ avrebbe dato prova di concretezza. È stato di parola. Cosa tanto più apprezzabile se consideriamo che, senza i necessari sostegni economici, questa sua impresa potrebbe davvero morire nella culla, come ha confermato nei giorni scorsi, consegnando alla stampa riflessioni che bene celavano l’ampiezza delle reali preoccupazioni del momento. Ovvio che non sia per generoso altruismo, né per carità cristiana, che Focaccia fa impresa. Conta di far profitto come qualsiasi altro imprenditore e coglie l’opportunità di farne attraverso i talenti di queste lavoratrici e questi lavoratori. La sua battaglia andrà quindi sostenuta, energicamente, quantomeno finché i suoi interessi coincideranno con quelli di chi si è visto portare via il lavoro e una serenità familiare dall’alluvione».