Caporalato, sfruttamento manodopera nei campi, casi anche nel ravennate e nel forlivese

Emilia Romagna | 15 Aprile 2020 Cronaca
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Cinquanta euro al mese per raccogliere frutta e verdura o potare gli alberi, lavorando fino a 80 ore alla settimana. Così sono stati trattati, secondo le indagini della squadra mobile di Forlì circa 45 richiedenti asilo, in gran parte pachistani e afghani, sfruttati nei campi da un'organizzazione che li alloggiava in casolari senza acqua calda e con poco cibo e materassi a terra. Su disposizione del Gip di Forlì la polizia ha eseguito un'ordinanza di custodia in carcere nei confronti di 4 pachistani, nell'ambito di un'operazione contro il 'caporalato', con l'ispettorato del lavoro e l'Inail. Gli indagati avrebbero reclutato direttamente i lavoratori, minacciati e intimiditi, accompagnati controllati quotidianamente, oltre che individuato e gestito i committenti.
Si stima che abbiano guadagnato dagli 80 ai 100mila euro, inviati attraverso i canali western union o money gram in Pachistan su conti di persone fittizie. Denunciati anche titolari di aziende agricole romagnole che hanno impiegato gli stranieri.

“In merito alla deplorevole vicenda sullo sfruttamento di manodopera e caporalato che ha coinvolto quattro Province del centro-nord Italia, fra cui la Provincia di Ravenna, in particolare a Bagnara di Romagna, voglio ringraziare e complimentarmi con le istituzioni, le forze dell’ordine e di polizia per la pronta ed efficiente risposta che attraverso le indagini ha rivelato una situazione di gravissima illegalità, portando all’arresto di quattro persone. Voglio dirlo chiaramente, quello che è successo è inaccettabile e il nostro territorio e la nostra comunità, che si basa soprattutto sui valori come l’accoglienza, l’equità e la sicurezza sul lavoro, non può assolutamente tolleralo" sottolinea Michele de Pascale, presidente della Provincia di Ravenna.



 
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