Calcio Csi, la storia del Gruppo Sportivo Aula 21: «Dal calcetto la domenica al campionato, siamo cresciuti insieme»
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Anna Balducci - Si allenano a San Mamante, il loro sponsor è Akira Sushi Fusion, dopo le partite vanno a mangiare da Spaghetti Notte o al Chiosco Girandola. Le serate qualche volta continuano in via Cavour 7, sede del Gruppo Fotografia Aula 21, di cui la squadra amatoriale è una costola. Formato alla fine del 2020, il Gruppo Sportivo Aula 21 si è da subito messo in gioco nel campionato Csi e quest’anno ha ripetuto l’esperienza. Alberto Alpi, classe 1995, allenatore della squadra, racconta com’è andata.
Com’è andato il campionato?
«Meglio delle aspettative. Io sono arrivato a inizio anno, ci siamo confrontati ed eravamo tutti consci del fatto che ci aspettasse un periodo di cambiamento. Prima la squadra era appena nata, molto disorganizzata e illogica. Perciò abbiamo ‘perso’ la prima parte di questo campionato per trovare un nuovo equilibrio tra noi, capire bene i ruoli di tutti e le gerarchie a livello di tecnica e leadership. Da febbraio, cioè molto prima del previsto, il cambiamento è diventato tangibile: abbiamo individuato i nostri punti fermi e iniziato a giocare insieme con spirito e convinzione».
Quali sono i vostri punti di forza e di debolezza?
«Essere un gruppo è il punto di forza della squadra. Abbiamo dovuto lavorarci parecchio, limando i nostri comportamenti e aiutandoci a vicenda per dare ognuno il suo meglio, ma sono soddisfatto. I punti di debolezza sono i ‘problemi di testa’, sulla capacità di gestire le situazioni, gli imprevisti e le provocazioni degli avversari. Allenando la squadra più giovane del campionato, so che è un problema fisiologico e perfettamente comprensibile. Però possiamo migliorare e giocare ancora più tranquilli».
Cosa vi differenzia dalle altre squadre di calcio?
«La nostra squadra dà a persone che fino a poco tempo fa, col calcio, non avevano nulla a che fare, l’occasione di provare uno sport nuovo per loro. La metà di noi non aveva mai toccato un pallone, se non la domenica per una tedesca con gli amici. È un’opportunità rara nel panorama circostante: a ventidue anni non posso svegliarmi e iscrivermi a una società per imparare a giocare in una squadra seria (posso farlo per dimostrare il contrario, ma resta un caso fuori dal normale). Mi guarderebbero di sbieco. Noi, invece, diamo a tutti la possibilità di esprimersi nello spazio del campo da calcio».
Quali sono le vostre ambizioni?
«Continuare a giocare. Dal prossimo anno non sarò più io, ma Lorenzo Biasi, classe 1997, ad allenare la squadra. Lui e i ragazzi hanno tutta la mia fiducia».