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Balneari, entro il 31 marzo il decreto sugli indennizzi, il ministro Salvini contro l'Unione europea

Emilia Romagna | 06 Marzo 2025 Economia
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Indennizzi ai balneari, il ministro Matteo Salvini sfida l’Unione europea. Il ministro delle Infrastrutture lo ha promesso mercoledì 5 agli Stati generali del turismo balneare, organizzati dal Sib-Confcommercio. Il ministero dovrà approvare entro il 31 marzo il decreto attuativo della legge Salva-infrazioni. «Il nostro obiettivo è dare certezza e stabilità - ha sottolineato Salvini -. Nella bozza del decreto indennizzi, tra i capisaldi c’è il riconoscimento del valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati. Purtroppo c’è qualcuno a Bruxelles che ritiene che il subentrante dovrebbe lasciare una mancia a chi lascia. Una roba del genere non la firmo. Inseriremo il criterio dell’equa remunerazione. Se hai lavorato bene, ciò ha un valore e questo deve essere indennizzato».
 
Il decreto “Salva-infrazioni”, approvato lo scorso novembre, ha imposto le gare pubbliche delle concessioni entro il 30 giugno 2027. Secondo la norma, gli indennizzi ai concessionari uscenti saranno a carico dei subentranti e dovranno tenere conto del «valore degli investimenti effettuati e non ancora ammortizzati al termine della concessione». Inoltre la legge parla di «equa remunerazione sugli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni». Il decreto attuativo da approvare entro fine mese dovrà stabilire i meccanismi di calcolo per gli indennizzi, che dovranno essere effettuati da commercialisti abilitati. Come anticipato ieri dal sito di settore MondoBalneare.com, "i tecnici del ministero delle Infrastrutture stanno cercando di interpretare a favore dei balneari la dicitura di “equa remunerazione”. Secondo una prima bozza del decreto attuativo, l’idea è di consentire la rivalutazione dei beni, allo scopo di garantire degli indennizzi più elevati ai concessionari uscenti. Nel dettaglio, l’equa remunerazione sarebbe calcolata in base al valore nominale iniziale degli investimenti effettuati negli ultimi cinque anni, sia per i beni materiali che per quelli immateriali. Si tratterebbe quindi di cifre più elevate rispetto ai soli investimenti non ammortizzati".
 
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