Alluvione un anno dopo, la cesenate Claudia Ricci e il «Borsino...»: «Speriamo di chiudere presto»

Emilia Romagna | 13 Maggio 2024 Cronaca
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E’ ancora aperta la pagina Facebook del« Borsino dell’alluvione» nata da un’idea di due cesenati Claudia Ricci e Antonella Macori lo scorso anno che continua a funzionare con l’obiettivo di mettere in contatto chi ha subìto danni dall’alluvione, dalle frane o dai tornado e chi vuole invece donare, gratuitamente, un materasso, elettrodomestici, mobili e quant’altro.
Ad oggi sono quasi 16mila le persone iscritte, non solo del territorio emiliano romagnolo, ma da tutta Italia, come racconta proprio Claudia Ricci.
Come è nata l’idea del Borsino?
«Sono nata in uno dei quartieri colpiti più profondamente dall’alluvione a Cesena anche se poi mi sono trasferita sulla riva opposta del fiume: appena è scoppiata l’emergenza sono andata subito a dare una mano perché pensavo che c’era gente più sola di altri, che non tutti hanno parenti o familiari in città. Però visto che a sbadilare non sono brava mi sono impegnata su altri fronti: mi sono infatti resa conto, insieme ad Antonella Macori, che avevo conosciuto online proprio in quei giorni, che erano in tanti coloro che chiedevano e tanti offrivano, ma spesso erano su pagine facebook diverse. Inizialmente abbiamo semplicemente cercato di mettere in contatto tra loro queste persone, ma ci siamo rese conto che sarebbe stato tutto più facile se gli annunci fossero confluiti sulla stessa pagina. E’ nato così il “Borsino dell’alluvione”, anche perché una volta portato via il fango dalle case, pulito con l’idropulitrice rimanevano delle case vuote, spettrali. Mancavano i mobili, gli arredi, c’era un angoscia profonda».
A distanza di un anno è ancora una delle amministratrici?
«Si, anche se non era assolutamente questo il mio desiderio, anche perché faccio l’interprete di conferenze e sono spesso fuori per lavoro. In realtà la mia ambizione è chiuderlo perché significherebbe che non c’è più bisogno, invece ci sono ancora tante famiglie sfollate. Ad aiutarci poi è arrivata Cristina Lanconelli, social media manager di Ravenna, e Marco Rocco Destro, gelataio di Vercelli. Uno dei problemi è stato che mancava la logistica tra la domanda e l’offerta: allora Marco si è offerto di occuparsi dei trasporti. Grazie a una consigliera comunale di Lugo  un’associazione ha fornito un furgoncino e tutti i fine settimana per mesi  Marco è venuto in Romagna per caricare e consegnare mobili. Si è creata una rete informale che ha unito tanti volontari che hanno ruotato intorno al Borsino, tra chi distribuiva generi alimentari, prodotti per l’igiene della casa, grazie alle donazioni abbiamo pagato anche le spese per il carburante di chi consegnava i mobili. A Faenza un montatore di mobili, Loris Marziali, aveva creato un gruppo di 6-7 colleghi che dopo il lavoro si mettevano a disposizione di chi aveva bisogno. Noi avevamo i mobili da smistare, lui aveva i camion e un  magazzino in comodato d’uso. Inoltre mi sono anche ritrovata a chattare con persone che avevano bisogno di un supporto psicologico, che avevano bisogno di essere ascoltate, supportate, per non farl e sentire abbandonate di non sentirsi abbandonati all’inizio, dopo lo sbadilare il fango ti rimane il vuoto dentro casa e dentro l’anima». 
In un anno di Borsino tante le donazioni ricevute?
«C’è stato di tutto e da tutta Italia e continuano ad arrivare: fra le ultime una signora di Roma che ha rinnovato tutto l’arredo di un residence che gestisce: poltrone, 18 lavandini, tende, copriletti, tavoli. Il problema è stato trovare un magazzino per custodirli, in parte ho usato casa mia, il garage, quello dei miei genitori. Stiamo distribuendo piano piano mobili visto che ci sono ancora famiglie in difficoltà, tra chi non è ancora rientrato nella propria abitazione, chi comincia adesso i lavori di ristrutturazione, chi rientra in case senza più un solo arredo. Certo, purtroppo sul Borsino c’è anche qualcuno che non è alluvionato e cerca di intercettare qualche donazione, in alcuni casi però si tratta di persone con reali problemi di disagio e di povertà, per i quali ho cercato anche di attivarmi in altro modo, poi ci sono anche i finti alluvionati». (e.nen.)
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