«Nel ravennate la campagna frutticola si chiude con un calo produttivo medio del 70% per le drupacee (pesche, nettarine, albicocche e susine), del 60-70% per le pere e del 20-30% per le mele. Ed è andata malissimo anche per il kiwi che è ancora in fase di raccolta: si stima una perdita di produzione del 70% in pianura e del 50% nelle zone collinari. Dobbiamo riportare la frutta romagnola sui banchi del supermercato e lo possiamo fare solo restando uniti, con una linea condivisa, come quella tracciata nel documento consegnato stamani al Prefetto di Bologna». Così il presidente di Confagricoltura Ravenna, Andrea Betti, illustrando il bilancio drammatico, rimarca l’importanza della richiesta corale.
A parlare sono soprattutto i numeri della crisi frutticola in Emilia-Romagna, che non ha precedenti nella storia e che stringe nella morsa all’incirca 20.000 aziende agricole, 60.000 occupati e un patrimonio di oltre 50 mila ettari complessivi di frutteto, senza contare il valore economico lungo la filiera nei settori della trasformazione, distribuzione e nell’indotto.
I danni provocati da eventi atmosferici eccezionali, malattie e nuovi patogeni mettono sotto scacco il 13% della PLV agricola regionale con ripercussioni per l’intero sistema frutticolo italiano «A fronte della valenza economica, sociale e ambientale che il settore frutticolo possiede, non solo per l’Emilia-Romagna, ma per l’intero Paese – si legge nel documento consegnato al Prefetto di Bologna, Francesca Ferrandino, dalle organizzazioni agricole e cooperative agroalimentari promotrici - si chiede al Governo di aprire un confronto con le Parti per individuare le strategie e i supporti necessari a salvaguardare e preservare questo importante settore produttivo. Le problematiche in essere richiedono iniziative da intraprendere sia nell’immediato, sia con una visione strategica di medio-lungo periodo».