Addio Matteucci, il sindaco "gentiluomo"

Emilia Romagna | 20 Febbraio 2020 Blog Settesere
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Manuel Poletti - «CIAO!!!». Il suo saluto era sempre maiuscolo, pronunciato a tutta bocca e spesso veniva accompagnato da un largo sorriso e da un cinque a mano aperta. In mezzo alle polemiche sui Fondi pubblici all’editoria che colpirono la nostra azienda (ed il sottoscritto) a fine 2016, fu l’unico politico a cercarmi, abbracciarmi e baciarmi come neanche un padre fa con un figlio.  Fabrizio Matteucci era così, dove c’era una persona in difficoltà lui c’era.
Emanava energia pura (positiva), trascinava, toccava le corde giuste nei momenti più difficili (i funerali di Enrico Liverani e di Gabrio Maraldi), in politica era definito «un buono», non sempre un complimento anche in Romagna. Ma lui andava avanti, avanti, avanti, non curandosi del vento contrario e degli sgambetti di alcuni. E’ stata una persona onesta e perbene, amava Ravenna, la sua città, ha dato tantissimo alla sua comunità, certo compiendo qualche errore, ma alla fine convinse anche i più scettici.
Aveva cominciato giovanissimo nelle fila della Fgci, la Federazione dei giovani comunisti, a Ravenna era nel gruppo guidato da Vasco Errani. Poi l’impegno nel partito a livello locale e regionale, consigliere regionale dal 2000 al 2005 dei Ds, poi la scelta di candidarsi a sindaco, ottenendo l’ultima vittoria più larga del centrosinistra in città, con oltre il 68% dei voti, percentuali oggi impensabili anche a Ravenna. Prese le redini della città dopo la stagione di Vidmer Mercatali, partì timido, poi col passare degli anni diede una sua chiara impronta all’azione di governo. Il bis lo fece nel 2011 con il 55% dei voti.
Attento al sociale, alla scuola, alla cultura, si confrontò in maniera originale e dura con il mondo del divertimento di Marina di Ravenna, (celebre la sua foto nell’aprile 2009 mentre rovesciava un secchiello di mojito in un tombino) per dimostrare plasticamente e mediaticamente la sua battaglia contro lo sballo, che aveva preso una piega difficile. Ci furono ordinanze e polemiche dure, gli imprenditori del settore si lamentarono a gran voce, fu soprannominato «lo sceriffo», ma lui non si piegò ed andò avanti.
L’altra partita su cui mise la faccia da subito fu in un primo momento una gran suggestione, poi una scommessa quasi vinta. La candidatura a Capitale europea della cultura nel 2019 ha contraddistinto tutto il secondo mandato, ad ogni passaggio in avanti aumentava la sua determinazionae insieme al gruppo che curò il progetto guidato dall’assessore Alberto Cassani. Memorabili le sue braccia alzate nella sala consiliare per festeggiare l’approdo in finale. Ma la vittoria era già scritta, la spuntò Matera, Ravenna seconda e per molti ambienti della città bastò questo per trasformare un bel percorso e una quasi vittoria in una brutta sconfitta.
L’altro neo fu la gestione del mondo portuale, troppo litigioso anche per Matteucci, non aiutato dalla guida dell’Autorità portuale. Il Progettone rimase così sulla carta e rischiò di fallire.
Negli ultimi anni memorabili sono state le sue orazioni funebri per gli assessori Gabrio Maraldi ed Enrico Liverani, che era stato designato candidato sindaco per il 2016. Aiutò i giovani a trovare spazio nel partito e soprattutto in giunta nel 2011, all’epoca fecero discutere le scelte di Ouidad Bakkali e Martina Monti. Dopo la prematura morte di Liverani, fu il primo a sostenere Michele De Pascale come candidato sindaco, rimanendogli accanto in forma discreta come prezioso consigliere fino agli ultimi giorni da direttore dell’Anci regionale.
Tutta questione di stile di una persona perbene, come ha fatto la moglie, Simona Pepoli, nel ringraziare la città all’indomani dei funerali. «Questa è una storia semplice, eppure non è facile raccontarla. Come in una favola c’è dolore e come una favola è piena di meraviglia e felicità! Semplicemente grazie!».  
Parole di stima anche dal segretario nazionale del Pd Nicola Zingaretti: «Un carissimo amico. Ho conosciuto Fabrizio tanti anni fa, all’inizio della mia militanza politica quando lui, già dirigente nazionale della Fgci, curioso si interessava di tutto, anche delle piccole cose».
Anche il presidente regionale Stefano Bonaccini ha espresso un pensiero per Matteucci: «Oggi perdo un amico. Sono profondamente colpito dall’improvvisa scomparsa di Fabrizio Matteucci. La città e la Regione perdono una persona di estrema sensibilità e valore, amministratore preparato, rigoroso e appassionato uomo delle istituzioni».
Infine i vertici dell’Anci, suo ultimo impiego. «A nome della comunità dell’Anci, della quale è stato fino all’ultimo rappresentante leale e voce ascoltata, al di là degli schieramenti politici, esprimo il mio profondo cordoglio alla famiglia dell’ex sindaco di Ravenna e direttore di Anci Emilia Romagna, Fabrizio Matteucci, scomparso improvvisamente stamattina. Ci mancherai Fabrizio, uomo pacato e dotato di particolare garbo», ha dichiarato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell’Anci.
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