Acquainbrick, da Marradi il «made in Italy» tutto da bere cresce e punta in alto
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Una mission lodevole, un’idea intelligente, un business che promette molto bene. La start-up emiliano-romagnola «Acquainbrick» (fra le fondatrici c’è la faentina Alice Garau) cresce e dopo poco più di un anno dalla nascita (novembre 2019) sta mettendo radici importanti sul territorio tosco-romagnolo.
Sorgerà infatti a Marradi, nella frazione di Sant’Adriano, il primo stabilimento monomateriale, italiano per la produzione su larga scala di acqua «made in Italy» in cartone e di alta qualità. Un insediamento di 6000 mq, 6 milioni d’euro d’investimento complessivi spalmati sui primi 7-8 anni d’attività. L’acqua è di falda, e verrà microfiltrata e sottoposta ad un trattamento innovativo, per renderla quindi microbiologicamente pura.
«Siamo una start-up innovativa composta da un gruppo di 5 imprenditori tutti molto giovani e proponiamo ai nostri interlocutori un messaggio volto a sensibilizzare il consumatore sullo stato dell’inquinamento causato dalla plastica, promuovendo al tempo stesso un’alternativa alla bottiglia di plastica, per il consumo quotidiano di “acqua da passeggio”» sottolinea Alice Garau.
Riconosciuta dal Ministero dello Sviluppo Economico, la start-up attualmente ha sede a Modena, in partnership con la spagnola Ly Company (primo produttore mondiale di acqua in cartone, con sorgente in Sierra Blanca e stabilimento a Malaga), di cui è già unico distributore in Italia con tre linee di imbottigliamento per 3 formati (330ml, 500ml, 1 litro), per ogni esigenza del cliente.
A Marradi i lavori cominceranno a gennaio, la sede operativa dovrebbe essere pronta a settembre 2021, con un incremento di brick venduti fino a 5 milioni di pezzi nei prossimi dodici mesi (Covid permettendo). Anche per questo il piano prevede l’assunzione di personale qualificato (fra le 10 e le 20 unità). L’obiettivo del business plan è quello di arrivare a quota 20 milioni di pezzi venduti.
«Nel 2020 abbiamo raggiunto oltre 1,2 milioni di brick venduti, che sono andati a sostituire di fatto le bottigliette di plastica - sottolinea Garau -. Fra i clienti possiamo già annoverare Trenitalia, le palestre McFit e Virgin. In Italia, attualmente, ci sono 3 produttori di acqua in cartone (Smeraldina, Fiuggi e Fonte Margherita) e noi saremo il quarto polo di produzione. Tutti i gruppi hanno produzioni ibride quindi non potranno demonizzare gli altri materiali di produzione. Cercheremo di sfruttare questo vantaggio per diventare leader di settore in Italia e fin da subito stiamo guardando al mercato estero, paesi Europei in primis e al MedioOriente».
Acquainbrick è composto principalmente di carta – precisa Garau -. Oltre il 70% è fatto da materia prima rinnovabile ed è completamente riciclabile. A gennaio 2020, come detto, solamente 3 aziende produttrici in Italia imbottigliano acqua in cartone. Questo significa una goccia nel mare della produzione totale per il nostro paese - il mercato equivale a 15 miliardi di litri di acqua confezionata in Italia per un consumo procapite/anno di oltre 200 litri. Siamo il primo paese europeo con il più alto consumo d’acqua in Pet, il terzo nel mondo - e una scarsissima informazione sia sulle caratteristiche del contenitore, sia sulla possibilità di bere acqua in modo differente».
Acquainbrick è anche una scelta etica «chi ha metta, chi non ha prenda». Parte del ricavato commerciale è destinato al progetto «Pozos sin Fronteras», una Ong che costruisce pozzi artesiani dove c’è carenza d’acqua, attivando filiere agricole, formazione e scolarizzazione delle popolazoni locali. «Ogni 1000 litri di acqua imbottigliata, aiutiamo il progetto con 13 euro di donazione. Infine è in essere una collaborazione con ZeroCO2 che ci permette di compensare le emissioni di anidride carbonica prodotta dai trasporti e dal futuro sito produttivo, semplicemente piantanto alberi. Rendiamo così la nostra impronta ecologica più verde, più equa e più sostenibile» conclude Alice Garau. (m.p.)