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In Emilia-Romagna l'obiezione di coscienza riguarda la metà dei medici ostetrici-ginecologi (50,5%) e meno di un terzo degli anestesisti (27,1%), sotto i dati medi nazionali 2016 (70,9% e 48,8%). Lo sottolinea l'assessorato regionale alla sanità, in una nota sul panorama al 2017 delle interruzioni volontarie di gravidanza (Ivg), che continuano a diminuire (7.130, -7% rispetto al 2016 e -40% rispetto al 2004 quando avevano sfiorato quota 12mila).
Un panorama regionale in cui prevale ancora l'intervento chirurgico, sebbene in calo, mentre è in aumento il ricorso alla cosiddetta 'pillola del giorno dopo' RU486, impiegata in 2.104 casi (il 29,5% del totale), senza comportare un incremento dei casi di aborto, portando invece un'anticipazione (in termini di età gestazionale) e una riduzione dei tempi di attesa. Tra le donne che hanno usufruito del farmaco c'è una prevalenza di italiane (64%), sebbene l'uso sia in aumento anche fra le donne straniere (nel 2008 le italiane erano il 78,3%).
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