Lugo, una vita di comunità contro le fragilità con Scacco Matto

Bassa Romagna | 02 Novembre 2021 Cronaca
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Elena Nencini
E’ partita a fine maggio la cooperativa Scacco Matto Ravenna, una società che eroga servizi alla persona e che da poche settimane ha aperto anche la sua prima club house a Lugo in Galleria Matteotti. Il sistema Scacco Matto nasce a Ferrara dal dr. Wladimir Fezza che vuole portare una visione innovativa nel campo della salute mentale, con lo scopo di dimostrare che qualsiasi persona con un disturbo psichico ha un potenziale da scoprire e utilizzare. Il presidente di Scacco Matto Ravenna è Keren Rambelli, il vice Adelaide Marino, consigliere Donata Marangoni. A raccontarci la storia che sta dietro alla cooperativa è proprio il presidente Rambelli.
Quando e come è nata Scacco Matto?
«Siamo nati a fine maggio, siamo tre socie, due lavoratrici e una fondatrice. In due lavoravamo già in questo settore, ma non bisogna confondere quello che facevamo prima con questo percorso. L’idea di Fezza è di fare un supporto tra pari, infatti anche noi siamo seguite dal Centro di salute mentale. Stiamo seguendo il percorso di ‘recovery’, un processo lungo e complesso per riacquistare sicurezze e abilità e a tornare a vivere una vita in maniera più autonoma».
A quante persone fornite supporti in questo momento?
«Il modello di Scacco Matto è basato su 4 punti cardinali: gruppi appartamento, club house, inserimento lavorativo e interventi domiciliari. Abbiamo cominciato a Lugo con la club house, a breve avvieremo anche gli interventi domiciliari. Per adesso vengono 6 persone i cui nomi ci sono stati indicati dal Centro di salute mentale di Lugo. Tutti insieme abbiamo rimesso a nuovo la struttura della club house».
Come è nata l’idea?
«Abbiamo conosciuto un ragazzo in trattamento psichiatrico a Ferrara con Fezza e quindi abbiamo seguito un corso di 6 mesi di formazione e abbiamo  aperto la nostra sede di Scacco Matto. Il nostro ruolo è quello di facilitatore sociale, un esperto di supporto tra pari che si occupa delle persone che vengono alla club house. E’ diverso il rapporto che si instaura con una persona che ha i tuoi stessi problemi ed è capace di capirti un po’ meglio, rispetto al lavoro che fa un medico. Non so se si parla di vera e propria assistenza perché si crea un dialogo tra persone che hanno comunque dei problemi psichici, si vanno a cercare di individuare i punti di forza. Abbiamo aperto il 1 luglio 2021 e per diverse settimane abbiamo solo parlato, così la stima della persona migliora e la solitudine viene colmata in qualche maniera». 
Come pensate di incrementare il vostro lavoro?
«Non è escluso che possano afferire al centro anche anziani come è successo a Ferrara: consumare un pasto insieme, passare del tempo in compagnia combatte la solitudine e serve anche per eliminare lo stigma sulla malattia mentale. La comunità rende più forte anche chi ha problemi psichici, si sentono più simili alle persone che non hanno problemi, ma allo stesso tempo le persone cosiddette ‘normali’ si accorgono che non c’è pericolo, ma solo la voglia di stare insieme. A breve interverremo con interventi domiciliari presso il paziente, si tratta di interventi variegati, per adesso interventi orientativi. Cerchiamo di creare un rapporto di fiducia, di stringere un rapporto per combattere la solitudine. Dopo si può pensare di coinvolgerli e portarli alla club house. Quando saremo pienamente operativi offriremo anche interventi di pulizie, di accompagnamento a visite mediche, sindacati, banche. Cose che possono sembrare banali, ma ci sono persone che non riescono a sbrigarsela da soli. E poi così si può stimolare le persone ad essere più indipendenti e a trovare un percorso lavorativo».
Progetti per il futuro?
«Speriamo tra un anno di avere il primo gruppo appartamento per chi non ha più i genitori o non è in grado di stare da solo. Si affitta un appartamento per 3-4 persone che gestiamo noi solo da un punto di vista amministrativo e finanziario. Fezza ci aiuta a sviluppare questo modello di economia circolare e ci segue passo nelle nostre attività. Si tratta di veri e propri casi di riscatto sociale nella società: l’idea non è fare profitto ma promuovere questo modello in Italia perché si rivolge a una fascia psichiatrica esclusa dalla socialità. Quello che si ottiene è far emergere il sommerso di questa sofferenza per portare le persone a un stato di realizzazione anche attraverso il lavoro, con veri propri contratti di lavoro».
Info: www.scaccomatto.srl. 
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