Il mezzosoprano Daniela Pini racconta «Il Barbiere di Siviglia» e il prossimo viaggio
Elena Nencini
Sarà Rosina giovedì 5 aprile, alle 21 al teatro Rossini di Lugo, in una versione «tascabile» e in stile cartoon de Il Barbiere di Siviglia di Rossini, a rendere omaggio al grande compositore nel 150° anniversario della morte. Il mezzosoprano Daniela Pini è nato a Bagnara di Romagna, ma le sue straordinarie doti vocali le hanno girare il mondo e lavorare con grandi registi e direttori d’orchestra, da Abbado a Termikanov, da Lavia a Dario Fo.
Sul podio Jacopo Rivani che dirige le punte di diamante dell’Orchestra Corelli, con l’Ensemble vocale omonimo ed un cast di elevata caratura.
A raccontare l’incontro con questa opera buffa è proprio Daniela Pini: «Ho un buon rapporto con tutte le opere di Rossini perché sono molto divertenti. Il mio ruolo è frizzante. È una delle primissime opere in cui ho debuttato 20 anni fa, era un ruolo che si faceva spesso in concerto, anche se non con l’orchestra al completo. Il pubblico proverà un divertimento totale, perchè l’opera ha un ritmo serrato fino alla fine. I costumi sono buffi, allegri, ma devo dire che mi è capitato di farla all’estero, e, soprattutto in Germania e in Croazia ho visto dei costumi veramente strani».
Nonostante la fama che ha raggiunto all’estero, torna sempre volentieri nei teatri di casa nostra?
«Amo cantare e questo mi ha sempre fatto viaggiare volentieri e girare il mondo. Purtroppo l’organizzazione, la serietà e la quantità di lavoro che ho trovato all’estero non è paragonabile a quella che c’è in Italia. Mi ha sempre divertito cantare sul territorio, perché abbiamo dei bellissimi teatri di tradizione, come Ravenna, Lugo, Faenza, Imola che sono stati dei grandi palcoscenici del teatro all’italiana, utilizzati anche da grandi interpreti lirici. Sono orgogliosa di cantare nei teatri della mia zona».
Cosa ha fatto scattare la scintilla del canto lirico?
«Sono partita dal coro della chiesa che mi ha formato l’orecchio, il gusto per la musica classica. Con situazioni anche raffinate. Mi ricordo che a Bagnara la nostra maestra ci ha abituati al buon gusto della musica, anche sacra. A questo ho unito il fatto che mi piaceva molto recitare. Quando ero ragazza recitavo nelle commedie dialettali. Poi ho fatto lettere all’università e li ho avuto una spinta interiore fortissima».
Con quali grandi direttori d’orchestra le piacerebbe lavorare?
«E’ facile dire Muti, anche scontato. Nel panorama mondiale ci sono tanti nomi eccelsi. Lavorare con personaggi di questo calibro, anche per quanto riguarda i registi, è un arricchimento incredibile. Un maremoto sul momento, ma una grande crescita professionale».
Un teatro dove non ha ancora cantato?
«La Scala, non c’è stata occasione. Poi anche altri. Ce ne sono di fama incredibile».
Prossima tappa, dopo Lugo?
«Il 27 aprile sarò a Pechino per il concerto di apertura del ‘Meet in Beijing Arts Festival’, con l’Orchestra nazionale di questo paese. Sarà la prima volta che mi cimenterò a cantare un’aria in cinese. Per il momento sta andando bene. Adesso la Cina ha festival molto importanti, è emergente per la lirica, con ottimi musicisti e un panorama molto interessante».
Impegni futuri?
«Ho alcuni contratti in Italia, ma non ho ancora firmato. Sicuramente eseguirò alcuni debutti come lo Stabat mater di Dvorak e una Messa di gloria di Rossini. Sono contenta, mi piace confrontarmi e studiare pezzi nuovi».