Enologia, Marco Nannetti, Terre Cevico: «Qualità e sostenibilità per affrontare il 2022»
«Condividiamo l’esigenza di affrontare con la massima serietà questa terribile malattia. Ma l’atteggiamento di chi accosta l’abuso di alcolici ad un consumo moderato di vino, tipico della dieta mediterranea, è un clamoroso autogoal» sottolinea Marco Nannetti, presidente di TerreCevico.
«Una tradizione, quella del vino, che accompagna i pasti e mal si accosta alla cultura dello sballo - continua -. E’ dimostrato come nei paesi in cui si consuma abitualmente vino non si riscontrino particolari problemi di alcoolismo. Tutti gli abusi alimentari, d’altra parte, possono portare a criticità. Punire il vino in maniera indiscriminata penalizza una delle filiere alimentari più impegnate sul tema della sostenibilità e portatrice di un incredibile indotto economico: a fronte di una bottiglia di vino, sono undici le persone impiegate dalla produzione all’imbottigliamento fino alla logistica. Poi alcuni paesi, certo, possono avere tutto l’interesse a penalizzare un asset strategico che frutta al nostro Paese 7 miliardi di euro di export all’anno. Non cogliere la differenza tra uso moderato e abuso apre anche la strada a provvedimenti come l’obbligo di indicare sulle confezioni i valori nutrizionali che, in questo caso, tendono solo a confondere il consumatore. Oppure, porta verso l’introduzione di nuove tasse sul vino, sotto forma di accise, con la scusa di limitarne il consumo. Siamo pronti a investire sulle campagne di comunicazione sul consumo moderato e i corretti stili di vita, tra cui la dieta mediterranea. Questa demonizzazione antiscientifica crediamo possa, piuttosto, portare i giovani a individuare il vino come elemento di trasgressione».
Come avete chiuso il 2021?
«Al netto delle problematiche legate alla pandemia, abbiamo chiuso un bilancio positivo e in crescita, seppur caratterizzato da situazioni altalenanti dettate dalle diverse situazioni che hanno attraversato i paesi in cui esportiamo».
Quali sono le previsioni per il 2022?
«Si tratta una situazione ancora molto impegnativa che richiede alle aziende un approccio molto flessibile. La ripresa è ancora minata da molte incognite: in primis, l’elevato costo delle materie prime. Le previsioni, per lo meno a livello mondiale, ci fanno pnsare ad un’altra annata positiva, segnata da alcuni ‘chiaro-scuri’. L’Italia, in gennaio, ha sofferto: oltre al calo della produzione industriale dell’1,3%, vediamo anche un rallentamento nelle vendite nella grande distribuzione. Nel frattempo, il settore ‘Horeca (hotellerie, restaurant, café) stenta a ripartire. Le persone pongono grande attenzione verso i consumi e questo si ripercuote in una contrazione della spesa. Se invece guardiamo all’Europa o al resto del mondo, vi sono paesi come Usa, Canada o Giappone che registrano, sul consumo di vino, tassi di crescita interessanti».
Quindi l’orizzonte è oltre confine?
«In questi anni abbiamo investito sull’ammodernamento dei nostri impianti e sull’ampliamento della rete commerciale. Il biologico ci sta dando molte soddisfazioni e non si può prescindere dall’export: basti pensare che l’Italia produce ogni anno tra i 45 e i 50 milioni di ettolitri di vino, mentre il consumo interno si attesta tra i 23 e i 24 milioni. Il trend è in crescita, il ‘Made in Italy’ è sempre apprezzato e continueremo a investire sulla qualità e la sostenibilità: caratteristiche, all’estero, molto apprezzate». (s.sta.)