Enologia, Marco Nannetti, Terre Cevico: «Qualità e sostenibilità per affrontare il 2022»

Bassa Romagna | 18 Febbraio 2022 Economia
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«Condividiamo l’esigenza di affrontare con la massima serietà questa terribile malattia. Ma l’atteggiamento di chi accosta l’abuso di alcolici ad un consumo moderato di vino, tipico della dieta mediterranea, è un clamoroso autogoal» sottolinea Marco Nannetti, presidente di TerreCevico.  
«Una tradizione, quella del vino, che accompagna i pasti e mal si accosta alla cultura dello sballo - continua -. E’ dimostrato come nei paesi in cui si consuma abitualmente vino non si riscontrino particolari problemi di alcoolismo. Tutti gli abusi alimentari, d’altra parte, possono portare a criticità. Punire il vino in maniera indiscriminata penalizza una delle filiere alimentari più impegnate sul tema della sostenibilità e portatrice di un incredibile indotto economico: a fronte di una bottiglia di vino, sono undici le persone impiegate dalla produzione all’imbottigliamento fino alla logistica. Poi alcuni paesi, certo, possono avere tutto l’interesse a penalizzare un asset strategico che frutta al nostro Paese 7 miliardi di euro di export all’anno. Non cogliere la differenza tra uso moderato e abuso apre anche la strada a provvedimenti come l’obbligo di indicare sulle confezioni i valori nutrizionali che, in questo caso, tendono solo a confondere il consumatore. Oppure, porta verso l’introduzione di nuove tasse sul vino, sotto forma di accise, con la scusa di limitarne il consumo. Siamo pronti a investire sulle campagne di comunicazione sul consumo moderato e i corretti stili di vita, tra cui la dieta mediterranea. Questa demonizzazione antiscientifica crediamo possa, piuttosto, portare i giovani a individuare il vino come elemento di trasgressione».  
Come avete chiuso il 2021?
«Al netto delle problematiche legate alla pandemia, abbiamo chiuso un bilancio positivo e in crescita, seppur caratterizzato da situazioni altalenanti dettate dalle diverse situazioni che hanno attraversato i paesi in cui esportiamo». 
Quali sono le previsioni per il 2022?
«Si tratta una situazione ancora molto impegnativa che richiede alle aziende un approccio molto flessibile. La ripresa è ancora  minata da molte incognite: in primis, l’elevato costo delle materie prime. Le previsioni, per lo meno a livello mondiale, ci fanno pnsare ad un’altra annata positiva, segnata da alcuni ‘chiaro-scuri’. L’Italia, in gennaio, ha sofferto: oltre al calo della produzione industriale dell’1,3%, vediamo anche un rallentamento nelle vendite nella grande distribuzione. Nel frattempo, il settore ‘Horeca (hotellerie, restaurant, café) stenta a ripartire. Le persone pongono grande attenzione verso i consumi e questo si ripercuote in una contrazione della spesa. Se invece guardiamo all’Europa o al resto del mondo, vi sono paesi come Usa, Canada o Giappone che registrano, sul consumo di vino, tassi di crescita interessanti».
Quindi l’orizzonte è oltre confine? 
«In questi anni abbiamo investito sull’ammodernamento dei nostri impianti e sull’ampliamento della rete commerciale. Il biologico ci sta dando molte soddisfazioni e non si può prescindere dall’export: basti pensare che l’Italia produce ogni anno tra i 45 e i 50 milioni di ettolitri di vino, mentre il consumo interno si attesta tra i 23 e i 24 milioni. Il trend è in crescita, il ‘Made in Italy’ è sempre apprezzato e continueremo a investire sulla qualità e la sostenibilità: caratteristiche, all’estero, molto apprezzate». (s.sta.)
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