Bassa Romagna, Luca Piovaccari, sindaco referente Politiche sanitarie dell'Unione «Ospedale pronto a nuovi carichi»

Bassa Romagna | 15 Marzo 2021 Cronaca
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Samuele Staffa

«Oggi mi preoccupa la stanchezza le nostre comunità e la tensione delle persone che si sentono più penalizzate di altre. Siamo tutti molto provati - spiega Luca Piovaccari, sindaco di Cotignola e referente per le Politiche sanitarie dell'Unione della Bassa Romagna -: la situazione va governata e il nostro compito di amministratori è quello di tenere la barra dritta. Ma non è semplice».

Le prime restrizioni anti-Covid risalgono a un anno fa e le persone, oramai, mostrano una certa insofferenza. I cittadini della Bassa Romagna stanno reggendo questa situazione?

«I mesi passati hanno probabilmente portato ad una certa assuefazione verso le notizie peggiori e i numeri, anche quando sono ben poco rassicuranti, fanno meno paura. Un anno fa tutti si sentivano chiamati in causa per far fronte all'emergenza, mentre oggi c'è un certo scollamento tra cittadini e istituzioni. Alcuni scaricano la propria frustrazione puntando il dito contro gli altri. La situazione non ha raggiunto livelli critici, ma questa tensione sociale è strisciante».

Da arancione scuro a zona rossa, ora si parla di lockdown: qual è secondo lei la soluzione migliore per frenare questa accelerazione di contagi sul nostro territorio?

«Il susseguirsi di provvedimenti differenziati zona per zona, dal contenuto a volte contraddittorio, hanno portato ad un certo disorientamento. Il lockdown totale su tutto il territorio nazionale, per quanto più doloroso, porta maggiori risultati per il contenimento dei contagi e probabilmente viene percepito in maniera più chiara. I trattamenti differenziati, magari tra territori confinanti, tendono a dividere. Mentre una soluzione univoca, anche se impegnativa, può tenere più unite le persone».

L'ospedale di Lugo è in crisi? Sarà necessario dedicare nuovi spazi ai malati Covid?

«Oggi il nostro ospedale non è in crisi. Fortunatamente il nostro territorio conta numeri più bassi rispetto a quelli registrati lo scorso anno nella fase più acuta. Oggi sono disponibili 34 posti di degenza ordinaria (una parte el reparto di Medicina) riservati ai malati. Purtroppo registriamo un carico importante sulle terapie intensive della nostra provincia. I pazienti sono sempre più giovani, presentano malattie hanno manifestazioni più violente e richiedono un carico assistenziale più impegnativo fin dall'inizio del ricovero. La cardiologia di Lugo, un anno fa dedicata ai malati Covid, nei mesi scorsi era stata ripristinata alla sua funzione originaria. Ma proprio in questi giorni, in base a quanto detto prima, parte dei posti letto (4) sono stati destinati a malati Covid con complicanze cardiologiche e altri 8 sono stati destinati a pazienti Covid non cardiologici che necessitano di ventilazione continua. In altre parole, oggi non possiamo parlare di situazione critica, ma ci prepariamo a nuovi carichi e, sopratutto, a nuove complessità. Anche le attività chirurgiche oggi sono limitate alle urgenze o a carichi prioritari, mentre gli interventi programmati sono sospesi».

Si è appena insediata la nuova direttrice del distretto sanitario della Bassa Romagna, la dott.sa Federica Boschi, e presto arriveranno nuove nomine per l'ospedale di Lugo: direttore e nuovi primari. Grazi ai nuovi innesti il territorio della Bassa Romagna tornerà a ricoprire un ruolo centrale negli equilibri dell'Ausl Romagna?

«Il ritorno all'autonomia gestionale e funzionale dell'ospedale, ovviamente inquadrata nella rete aziendale, è fondamentale. Il direttore generale Ausl Tiziano Carradori, con scelte in discontinuità rispetto al governo precedente, è venuto incontro alle esigenze del territorio. Per la direzione dell'ospedale serviranno mesi e, probabilmente, una reggenza intermedia, ma stiamo andando nella giusta direzione. Per quanto riguarda i nuovi primari, Carradoni parlava di completare il quadro entro i primi sei mesi del 2021. Con la nuova direttrice del distretto Federica Boschi, torneremo attorno al Tavolo di lavoro sulla Medicina territoriale per parlare di innovazione digitale, case della salute, farmacie 2.0 e assistenza domiciliare. Una profonda integrazione tra ospedale e strutture territoriali assicura una complessiva e più efficiente presa in carico dei malati».

La situazione nelle residenze per anziani è tornata alla normalità?

«Ora i servizi sono ripartiti, salvo le visite agli ospiti da parte dei familiari, che avvengono dietro a un vetro o attraverso strumenti digitali, e le attività dei centri diurni dove la situazione, è decisamente più complicata. La situazione è ovviamente migliorata grazie alla vaccinazione di ospiti e operatori».

Come prosegue la campagna di vaccinazione sul nostro territorio?

«I nuovi vaccini, che non prevedono complesse procedure per la conservazione e la somministrazione, assieme alla disponibilità di medici, operatori e volontari, ci ha permesso di moltiplicare i punti di vaccinazione. Più in generale, possiamo dire che la macchina organizzativa è pronta. Tuttavia, mancano i farmaci. Il vaccino è l'unica vera via di uscita. Per ora gli anziani e le persone più fragili hanno risposto con grande partecipazione alla chiamata. Certo, non posso tollerare la posizione di chi lavora all'interno delle strutture sanitarie e oppone resistenza alla vaccinazione. E guardo con apprensione ai prossimi mesi, quando verranno chiamati i soggetti meno fragili: troppe persone hanno già manifestato l'intenzione di non vaccinarsi, nonostante questa sia l'unica via di uscita».

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