Bassa Romagna, Caritas: «Temiamo che l'emergenza diventi strutturale»

Samuele Staffa
«Dopo il boom di accessi del 2020, l’andamento dei dati di quest’anno, anche se non è ancora terminato, pare in leggero miglioramento. Ma sono comunque numeri peggiori rispetto a quelli del 2019 - dice Maria Chiara Lama della Caritas diocesana di Faenza Modigliana. «La popolazione è molto affaticata e il rischio è che l’emergenza nata due anni fa diventi una condizione strutturale».
Le Caritas parrocchiali di Alfonsine, Fusignano, Bagnacavallo, Villanova, Russi, Cotignola e Sant’Agata nel 2020 hanno incontrato 387 persone. Russi e Bagnacavallo sono le due località che, in un anno, hanno visto gli aumenti più consistenti. «L’età media di chi si rivolge alle parrocchie è di 49 anni – spiega Lama - e cambia da paese a paese: si va dai 43 anni di Russi ai 57 di Sant’Agata. Il 62% delle richieste di aiuto viene da cittadini stranieri, tutti (tranne uno) in regola col permesso di soggiorno». Nel 53% dei casi sono le donne a farsi carico dei problemi familiari.
DAL PRANZO SOSPESO...
Quella di Bagnacavallo, nata a metà anni ‘80, è la prima Caritas inaugurata sul territorio della diocesi di Faenza e Modigliana. Poi vi sono le realtà di Alfonsine, Fusignano, Villanova, Russi, Cotignola e Sant’Agata.
In tutte le parrocchie è attivo il servizio di distribuzione di alimenti e, in concerto coi servizi sociali comunali, di piccole somme di denaro per far fronte alle emergenze. In alcuni casi è presente un mercatino di mobili usati.
In queste località, salvo Villanova e Cotignola, è presente anche un «Centro d’ascolto»: in questi casi gli operatori sono preparati a prendere in carico situazioni più complesse, a tessere rapporti più approfonditi e a orientare i più bisognosi tra i diversi servizi a disposizione, a partire dai servizi sociali pubblici.
Poi ogni parrocchia ha la sua peculiarità.
A Russi, dopo la chiusura del servizio di mensa, è partito il «Pranzo sospeso»: «Caritas acquista alcune pietanze al ristorante l’Insolito, sostanzialmente primi a base di pasta – spiega Damiano Cavina -. Poi gli operatori dell’associazione possono invitare gli utenti a consumare un pasto al ristorante. Si tratta di una pratica piuttosto limitata: Caritas punta a sostenere l’autonomia delle persone e delle famiglie, ma può capitare che vi siano persone sole in situazione di emergenza...».
… AI VOLONTARI MUSULMANI
I volontari Caritas di Cotignola, durante la pandemia, hanno iniziato a portare gli aiuti alimentari al domicilio: un modo, al tempo stesso, di costruire rapporti più stretti. L’altra particolarità tutta cotignolese è la presenza, tra i volontari, di alcune persone di nazionalità marocchina. «Caritas è un servizio della Chiesa cattolica – rileva Cavina -, ma è uno spazio aperto all’integrazione. In alcuni casi, chi è stato assistito da Caritas, una volta concluso il periodo più difficile, restituisce quanto avuto e magari si mette al servizio dell’associazione in qualità di volontario».
ATTENZIONE A CASA E LAVORO
E se i numeri del 2021 fanno presagire un minor ricorso alle Caritas rispetto al 2020, «la situazione è ancora critica – aggiunge Maria Chiara Lama -. In molti hanno perso il lavoro. Altri, invece, sono rientrati solo in parte con contratti part time o collaborazioni che prevedono redditi inferiori. Il 6% delle persone che si rivolge alle caritas parrocchiali lavora in nero, ma probabilmente la portata del fenomeno è ben maggiore. Poi vi sono forme di lavoro ‘grigio’, soprattutto nell’ambito della ristorazione o dell’agricoltura: alcuni sono impiegati per molte ore, ma ne denunciano molte di meno. Alcuni, spinti da situazioni di estrema necessità, finiscono per accettare accordi poco dignitosi» e «ora – conclude Cavina - dobbiamo fare i conti con gli sblocchi degli sfratti e dei licenziamenti. Temi, dal punto di vista sociale, molto delicati».