Federica Ferruzzi
Il richiamo di Ravenna. La città e i suoi dintorni secondo i visitatori stranieri 1800-1960 (Longo Editore), è il titolo del libro firmato a quattro mani da Eraldo Baldini e Dante Bolognesi. I due autori hanno studiato oltre 150 tra scrittori, poeti, pittori e intellettuali in genere che, passando da Ravenna, hanno inserito ricordi della città nelle loro opere. Nell'arco di tempo che copre circa 160 anni, hanno firmato descrizioni ed impressioni sulla città personaggi quali Henry James, Oscar Wilde, Sigmund Freud, Aleksàndr Blok, William Butler Yeats, Hermann Hesse, Carl Gustav Jung, Marguerite Yourcenar, Le Corbusier e moltissimi altri, mentre artisti e pittori come Klimt, Klee e Kandinsky sono stati influenzati in maniera decisiva dall’impatto con Ravenna e i suoi tesori culturali. Il lavoro è iniziato dieci anni fa e ha visto una fase di accorpamento di circa due anni.
Baldini, come è nato il volume?
«Il lavoro è nato dal desiderio di completare quello che era stato iniziato da altri, che si erano però limitati a ricerche parziali e semplici accenni. Mancava una indagine organica per il periodo più interessante, quello compreso tra l'800 e la fase dell'industrializzazione, in cui da Ravenna passarono tutti i più grandi intellettuali».
Come si è svolta la ricerca?
«Il volume non si sarebbe potuto realizzare prima dell'era di Internet, che ha consentito la facilitazione delle ricerche. Alcuni autori erano noti, ma la stragrande maggioranza non era stata mai tradotta in italiano. Molti libri non erano neanche in biblioteca e li abbiamo dovuti acquistare all'estero».
Chi sono gli artisti che passarono da qui?
«Tutto il mondo è passato da Ravenna: inglesi, francesi, americani, russi, polacchi, spagnoli ed è stato interessante vedere i cambiamenti della città attraverso occhi stranieri. Il libro, infatti, lascia la consapevolezza di quanto questa città abbia rappresentato un vero e proprio richiamo per personaggi diversi. Un altro aspetto importante è vedere quanto abbia colpito i visitatori non solo per gli aspetti artistici, ma anche per le suggestioni che la distinguevano dalle altre città».
Quali sono state le scoperte più curiose?
«L'avere riscontrato che non tutti sono venuti sulle tracce di visitatori precedenti. In tanti hanno scoperto la città vera e chi è riuscito a fermarsi di più ha colto una Ravenna che, sotto l'apparente sonnolenza, era piena di fermenti. Molti intellettuali sono usciti dalle strade del centro storico per recarsi sulla costa e nelle campagne, come nel caso di Vernon Lee, scrittrice anglo-francese che, ospite dei conti Pasolini, ci ha lasciato le pagine più vivide sulla città. Inoltre è stato curioso vedere quanto siano stati influenzati non solo gli scrittori e i poeti, ma anche pittori quali Klee, Klimt e Kandinsky che, in seguito alla loro visita, modificarono radicalmente il modo di dipingere. A questi si aggiunge un bel repertorio di viaggiatori russi che non erano mai stati tradotti».
Qual è il pregio di questo libro?
«L'avere dato una veste organica e contestualizzata ad un movimento di viaggiatori in un periodo successivo al Grand Tour. I viaggi che abbiamo analizzato non erano più stereotipati su itinerari fissi, ma sono risultati più originali e motivati».
Come appare Ravenna, dopo questa ricerca?
«Possiamo ricorrere ad alcuni aggettivi utilizzati dagli stessi viaggiatori, che l'hanno più volte indicata città 'importante' ed 'enormemente suggestiva'. Nel tempo Ravenna è cambiata e un certo tipo di suggestione è sicuramente assente, ma è importante ricordare il modo in cui veniva considerata dal punto di vista culturale. Forse oggi tendiamo a non darle l'importanza che le attribuirono grandi poeti come William Butler Yeats, che ne fu fortemente segnato, o come Marguerite Yourcenar, che dopo averla visitata scrisse pagine struggenti. Il libro, vuoi anche per le pagine (422, ndr), è uno di quei 'mattoni' che però restano - scherza Baldini -, e che di sicuro aggiunge nuovi elementi per la costruzione della conoscenza della città».