Galeati e Raggi hanno raccolto 25 casi in «Delitti imperfetti», giovedì 26 alle cantine di Palazzo Rava

Ravenna | 23 Novembre 2015 Cultura
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E' nato dalla penna di due giornalisti ravennati, Nevio Galeati e Carlo Raggi, il libro Delitti imperfetti (Pa-Gi-Ne Edizioni) che sarà l'ultimo incontro del 2015 alle cantine di Palazzo Rava per CONtempoRAnea giovedì 26 alle 21.
Entrambi hanno curato dalle pagine de L'Unità e de Il Resto del Carlino le pagine di cronaca giudiziaria e cronaca nera per più di trent'anni, un arco di tempo in cui sono stati compiuti circa sessanta omicidi, tra questi i due cronisti hanno scelto 25 storie, di morte e di violenza, oltre la metà delle quali non hanno un colpevole, avvenute fra il 1970 e il 2003 a Ravenna e in provincia. Ora, con il passare del tempo, con il passaggio dalla cronaca alla storia, vengono consegnati alle pagine di un libro depurati da tutti gli elementi di incertezza inevitabilmente collegati alla dinamica del quotidiano. Secondo i due autori: «Il “delitto perfetto” non è quello in cui l’assassino è il machiavellico tessitore di un piano diabolico e che la fa franca, ma sono quelli in cui il crimine rimane irrisolto»
Galeati come mai avete deciso di scrivere questo libro?
«Ho cominciato raccogliendo delle schede sui delitti capitati a Ravenna, per una ricostruzione del clima, delle atmosfere in città negli ultimi 30 anni. A forza di scrivere mi sono accorto che i più trancianti erano quelli non risolti, e poi ho chiesto a Carlo di scrivere l'altra metà. Non solo è la storia di 30 anni di delitti ma anche l'evoluzione di come si indaga».
Quali sono stati i casi che vi hanno più colpiti?
«Sicuramente  il caso della stazione dei carabinieri di Bagnara nel 1988 dove morirono 5 carabinieri. È uno die misteri di Italia, dicono che uno di loro uscì fuori di testa e uccise tutti. Ma parliamo di 111 colpi sparati. Sarei molto curioso di sapere cosa successe. Come  non dimentico la fuga di un detenuti, Elio Belli dal carcere di Ravenna – dal quale era già evaso prima – che cadde mentre scappava, fu ripreso e morì poco dopo la cattura. Nell'ultimo processo i l medico legale non era in grado di capire se era stata la caduta, il successivo pestaggio da parte degli agenti o lo spavento la causa primaria della morte: assolti per mancanza di prove. Assomiglia purtroppo molto a casi recenti di ragazzi deceduti per i pestaggi. A Carlo invece so che è rimasto nel cuore il caso di un carabiniere ad Alfonsine, ritrovato morto, attaccato, ad una griglia d'acciaio nel fiume, ma non si è mai saputo chi sis astato chi è stato».
Qual era il vostro scopo scrivendo il libro?
«Volevamo sostenere il festival GialloLuna Neronotte e poi ricordare sia le vittime che non hanno ricevuto giustizia, sia la quantità di assassini rimasti in libertà. Siamo già alla seconda edizione».
Il libro si apre con il caso irrisolto di un tabaccaio di 44 anni di Ravenna ucciso a martellate in testa sull’aia di una casa abbandonata. Si passa poi a due casi di morte violenta in carcere, a quello dell’uccisione della ravennate Antonia Brunetti, dall’irrisolto ‘giallo’ della morte dello studente universitario cervese Angelo Fabbri, al sequestro e all’omicidio del carabiniere ausiliario alfonsinese Pier Paolo Minguzzi, nell’aprile 1987. Una tragica vicenda, questa, che apre un biennio nero per l’Arma dei carabinieri con i fatti di Taglio Corelli e di Bagnara. Poi il comparire della criminalità organizzata con Fausto Gasperoni ucciso e bruciato a Savio (1991), il duplice omicidio di due giovani albanesi a Punta Marina cui seguì a pochi giorni l’uccisione di un ravennate sospettato di aver avuto parte nelle due morti. Ci sono anche due casi “faentini” fra questi delitti im-perfetti: quello di Rosina Gaiani nel 1984 (uccisa probabilmente da uno scippatore sul pianerottolo di casa) e quello di Antonella Ghetti, una giovane prostituta accoltellata e abbandonata in via Banaffa nel 1987.


 
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