Bagnacavallo, «cerchiamo una sede per il centro islamico»

Bassa Romagna | 06 Giugno 2015 Cronaca
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L’associazione culturale islamica di Bagnacavallo cerca una casa. E la speranza è quella di iniziare allestire la nuova sede prima che parta il mese sacro del Ramadan che, in base alle fasi lunari, dovrebbe inaugurare attorno al 18 giugno. «Abbiamo sempre avuto un ottimo rapporto con questa amministrazione comunale – spiega Ali Amhalki, presidente dell’associazione – e abbiamo lavorato per partecipare alle iniziative cittadine come la Festa di San Michele o la Cena dei poli, che si ripeterà nelle prossime settimane. Ma ora ci serve una sede adatta per proseguire le attività culturali a favore dell’integrazione e non perdere quanto fatto fino ad ora, anche grazie alla collaborazione con Pro Loco e Amici di Neresheim».
E dopo i ripetuti contatti con la giunta comunale, anche se non vi è ancora nulla di ufficiale, una soluzione potrebbe arrivare nei prossimi giorni.
Oggi l’associazione culturale islamica, iscritta al registro comunale delle associazioni da circa un anno, può contare su alcuni locali nella vecchia sede della Polizia municipale, utilizzati come punto di ritrovo e soprattutto come aula scolastica. Ogni settimana, il venerdì dalle ore 18 alle ore 20 e la domenica dalle 10 alle 13, compresa la pausa per la merenda, si tengono i corsi di lingua araba dedicati ai bambini (una trentina) che, nati in Italia, così possono avvicinarsi alla cultura dei loro genitori. L’associazione è formata da 9 membri che ne curano la direzione, e da una cinquantina di persone che sporadicamente frequentano l’ex comando della Municipale. «Però manca un luogo per la preghiera e tutte le altre attività dell’associazione» sottolinea Ali, arrivato in Italia dal Marocco 24 anni fa.
«Lavoriamo per l’integrazione, contro la demagogia - rileva Moadi Mbarek -. La nostra associazione è utile a tutta la comunità e la sede potrebbe costituire un punto di riferimento per tutti coloro che si trovano in difficoltà: qui potrebbero trovare un aiuto, qualcuno che li segua. Chi frequenta un centro islamico non viene lasciato solo. La nostra associazione ha uno stampo moderno, e condanniamo ogni tipo di integralismo. Chiediamo fiducia: i nostri figli sono nati qui e vivranno in questo paese».
Senza contare che molti associati, come Aduaj Abdelaadi, sono cittadini italiani o in procinto di diventarlo. «Ci piacerebbe, nella nuova sede che speriamo ci venga messa a disposizione - dice Aduaj -, organizzare una festa aperta a tutti al termine del Ramadan».          
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