Elena Nencini
E' affidata a Gianluca Morozzi la conclusione della rassegna «CONtempoRAnea», organizzata dal nostro settimanale Setteserequi alle Cantine di Palazzo Rava. L'appuntamento sarà mercoledì 10 giugno in via di Roma 117 per la presentazione del libro, edito da Fernandel, dal titolo L'amore ai tempi del telefono fisso. Oltre all'autore sarà presente l'illustratore Alessandro Bonaccorsi, che intratterrà il pubblico con una performance di live sketching, ovvero trasformerà le parole di Morozzi in disegni suggestivi.
Morozzi, la domanda è obbligatoria: com'era l'amore quando non esisteva il cellulare?
«Era abbastanza ansiogeno, le telefonate a casa della ragazza erano una lotteria, poteva rispondere chiunque il nonno sordo, il fratellino dispettoso, il padre. Era una lenta agonia e si aspettava con trepidazione. Era una sorta di roulette russa che fortificava molto».
Il libro è composto da diversi racconti: qual è il filo comune?
«Sono tre sezioni differenti: la prima riguarda le evoluzioni dei rapporti sentimentali, degli approcci dalla lettera al fax, al sms fino a what'sapp. Un mondo che è cambiato, ma non necessariamente in peggio, la componente nostalgia spesso fa brutti scherzi. Oggi ci si lascia con un sms, ma una volta era l'amica del cuore della nostra amata a dirci che era finita. Ho scritto anche un racconto di fantascienza, diversi anni fa in cui sognavo che le ragazze rispondessero direttamente con una sorta di cellulare ante litteram. Le difficoltà rimangono sempre le stesse, comunque. La seconda parte racconta di una band musicisti non molto fortunati e la terza sono una serie di racconti di fantascienza comica con un che di surreale e divertente».
Protagonista indiscussa è la musica, elemento che torna spesso nei suoi libri...
«Amo molto parlarne. Ho esordito nel 2001 con Fernandel, poi ho scritto su Dylan e Sprigsteen, è un argomento sempre divertente, anche perchè suono la chitarra. Mi affascina la teoria delle speranze dei giovani musicisti che provano a sfondare in un mondo che pare impossibile da conquistare ed invece poi ci si accorge che è solo molto difficile. E' diverso scoprire che si passa da impossibile a molto difficile ti da un briciolo di speranza. Tramite una macchina basta non sbagliare cd e si può entrare in un altro mondo, il testo della canzone. Mi sono ispirato a un film di Woody Allen».
Con questa pubblicazione è tornato a Fernandel, suo primo editore. Quanto è importante mantenere il contatto con la realtà locale?
«Io adoro la piccola editoria, il primo editore non si scorda mai, anche se tornerò a Guanda a settembre. Mi piace alternarli: con Fernandel ho pubblicato quindici libri, una bella serie di uscite. Chiaramente la grande casa editrice ti dà visibilità, mentre l'editoria minore è più amichevole, più a stretto contatto».
Prossimi progetti?
«Uscirà appunto con Guanda a settembre lo Specchio nero, un giallo della Camera chiusa sul modello di Agatha Christie, Ellery Queen e poco dopo uscirò di nuovo con Fernandel con un romanzao dalla copertina fiammeggiante Anche il fuoco ha paura di me, storia grottesca, tragicomica di cosa vuol dire essere un sosia nel bene e nel male».
Come fa a lavorare a più romanzi in contemporanea?
«Sono veloce e so mantenere in comparti le trame, aprire un file e chiuderne un altro. Alle volte mi aiuta perchè se non ho idea per un libro ce l'ho per l'altro. Scrivo tutti i pomeriggi, anche solo mezza pagina, ma mi aiuta a non perdere il flusso».