Da sabato 28 marzo sarà esposta nella Collegiata, chiesa principale di Brisighella, la pala del Guercino, di proprietà del Comune e già collocata al museo civico «G. Ugonia» dove costituiva il pezzo forte della raccolta. L’opera non era più visibile da due anni, cioè da quando fu chiusa nel magazzino del museo assieme a tutto il materiale antico per far posto alle sole grafiche di Ugonia. «Rendiamo visibile un capolavoro - spiega l’assessore comunale alla cultura, Alessandro Ricci - che credo possa aggiungersi alle già numerose attrattive turistiche del paese. E’ ovvio che la proprietà resta nostra e che si tratta di un deposito temporaneo».
Sembra quindi giungere al termine la focosa polemica scoppiata due anni fa con «l’occultamento in cantina» del dipinto. «In realtà i depositi del Museo Ugonia erano e sono perfettamente a norma di legge - precisa Ricci - con deumidificatori e porte blindate. Sono comunque d’accordo sul fatto che sarebbe un peccato tenere ancora ‘nascosto’ un quadro del genere».
A ben guardare, tuttavia, le polemiche hanno aggiunto altra pubblicità ad un pittore di cui di recente si è parlato molto, anche per il clamoroso furto dello scorso ferragosto a Modena, ai danni di una tela stimata 5-6 milioni di euro e che, incredibilmente, non aveva alcuna protezione («la nostra invece sì - rassicura Ricci - perché sia al museo che in Collegiata ci sono gli antifurto»).
Il quadro è straordinario in tutti i sensi, a partire dall’inconsueta funzione di «cornice dipinta» per una piccola immagine della Madonna: per questo ha un’apertura al centro che conteneva la tavoletta ed è concepito per enfatizzare la stessa con la rappresentazione di due santi inginocchiati ai suoi piedi.
Assieme alle due del Palmezzano (una all’Osservanza, l’altra nella stessa Collegiata, proveniente da Rontana), la pala del Guercino è certamente il dipinto più importante di Brisighella. Curiosamente è rimasta inedita fino al 1974 quando il bolognese Silla Zamboni la scoprì nella sua sede originaria - la chiesa di San Francesco - e la riconobbe come opera del maestro centese. Non è firmata ma riporta un’iscrizione con la data 1618 e la dedica dei due fratelli Naldi al loro padre Ludovico, cavaliere guerriero, colonnello delle fanterie della Val Lamone, morto nel 1595 e sepolto a Brisighella nella chiesa dell’Osservanza.
Le due figure di santi sono Francesco e Ludovico e alludono al committente principale, Francesco Naldi, e appunto al padre Ludovico. Il santo eponimo di quest’ultimo è raffigurato con corona ed abiti regali poiché si tratta di Luigi IX re di Francia canonizzato appunto come San Ludovico. Due puttini in alto bilanciano la composizione e, sorreggendo una corona di stelle, fanno anch’essi cornice alla nicchia con la Madonna.
Il dipinto è di bellezza folgorante e, per dirla con le parole di Zamboni, «colpisce la risolutezza con cui il pittore ha articolato la scena, con quei due santi inarcati all’indietro a far spazio alla Vergine e quella luce calda, come di tramonto dopo un temporale, che fa vibrare ogni brano del tessuto pittorico».
Dell’opera esistono anche quattro disegni preparatori, conservati al British Museum di Londra.
Il dipinto sarà, tra le altre cose, oggetto della visita guidata della Pro Loco Faenza «Tutto su Brisighella» sabato 28 marzo dalle 15 in poi. Informazioni allo 0546-25231 o su
www.prolocofaenza.it.
Sandro Bassi