Orva, nuovo stabilimento a Bagnacavallo da 25 milioni di euro

Bassa Romagna | 16 Marzo 2015 Economia
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«Il progetto è pronto e pensiamo di iniziare i lavori a breve dopo due anni di peripezie burocratiche. Iniziammo a lavorarci a fine 2012 - inizio 2013 e siamo a marzo 2015 con il cantiere ancora chiuso. Pensiamo che ai primi d’aprile si possa partire». Luigi Bravi, titolare dell’Orva di Bagnacavallo, realtà attiva nella produzione di piadine industriali e altri prodotti da forno, presenta così la fatica di portare avanti un progetto che «porterà l’azienda ad avere a disposizione altri 20mila metri quadri di spazi produttivi contro i circa 10mila attuali (12mila mq compreso lo stabilimento del riminese)».
L’investimento è imponente. «Spenderemo 25 milioni di euro e ci vorrà almeno un anno per vedere finito lo stabilimento e mettere in funzione le nuove linee che saranno altamente all’avanguardia - continua Bravi -. Questo ci porterà ad assumere 50 nuovi addetti che si aggiungeranno ai 150 attuali. Lavoreranno ditte di primaria importanza, quasi tutte locali, come ad esempio la Gattelli di Russi. Altre, come la Rubner di Bressanone per il tetto, porteranno comunque indotto al territorio, visto che avranno persone che lavoreranno qui. Abbiamo affrontato spese folli per produrre documenti e da due anni ho assunto un geometra che lavora solo a questo progetto».
Oltre a linee di ultima generazione, «la struttura sarà studiata per avere la massima salvaguardia dell’ambiente che rifletta l’etica del gruppo - spiega il numero uno dell’industria agroalimentare bagnacavallese -. Oggi abbiamo gli impianti saturi che lavorano a turno continuo 7 giorni su 7. Inoltre abbiamo ottime possibilità di espansione, ma siamo in ritardo di un anno nella nostra tabella di marcia a causa della burocrazia. Rischio di non soddisfare l’incremento di richieste da parte della grande distribuzione con la possibilità di perdere anche del lavoro, perché potrebbero rivolgersi anche ad altri fornitori. Inoltre non riesco a sviluppare il prodotto a marchio Orva e soprattutto per l’estero come vorrei. Il tutto per colpa della burocrazia».
Insomma - anche in tempi di crisi - bauletti, bruschette, focacce, pagnotte, tramezzini e soprattutto piadine tirano eccome. Oggi il mercato dell’impresa bagnacavallese è al 95% in Italia, ma «ci potremmo rivolgere all’estero con ottime prospettive, soprattutto con i prodotti biologici - analizza Bravi -. Abbiamo richieste soprattutto dalla Spagna, ma anche da Svizzera, Austria, Svezia, Slovenia, Emirati Arabi, Germania e Danimarca. Siamo cresciuti del 10% nel 2012, del 25% nel 2013 e un altro 3-4% nel 2014, frutto di razionalizzazioni, ma siamo giunti alla saturazione della capacità produttiva. Pensi che produciamo 350-400mila piadine al giorno, che messe una sopra l’altra sarebbero 4 torri Eiffel, e 600 quintali di pane. Il fatturato si attesta intorno ai 50 milioni a livello di gruppo e con l’ampliamento abbiamo l’obiettivo di crescere del 10% medio all’anno per tutto il piano quinquennale. L’Expo? Non ci interessa: abbiamo preferito partire da aprile con campagne nazionali sulle principali reti televisive nazionali».
Il segreto del successo di Orva per Bravi «è semplice: lascio tutta la ricchezza in azienda e reinvesto il denaro nell’attività. Vivo bene grazie ad un compenso adeguato alle mie esigenze e investo molto in risorse umane».
Grande rilevanza il presidente l’ha data all’architettura del nuovo stabilimento «che si innesca nel territorio in maniera piacevole e con grande rispetto dell’ambiente grazie al recupero del calore dei forni. Avremo un parco interno e una palestra per i dipendenti. Ho studiato e visitato per anni le migliori aziende italiane, prendendo spunto per fare un’azienda modello. Le cose non nascono per caso».

Christian Fossi
economia@settesere.it

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