Il dirigente Basel: «Nessun reclutamento di terroristi in moschea»
«Nessuna attività di reclutamento a Ravenna». Ahmed Basel, uno dei fondatori e responsabili del locale centro islamico non ha dubbi, nonostante le ultime notizie dei tre residenti a Ravenna partiti per combattere tra le fila del sedicente stato islamico: «Non abbiamo mai visto queste persone in moschea. Le notizie le apprendiamo dai giornali e abbiamo letto di persone che non sono nate qui ma hanno vissuto per qualche anno a Ravenna, per poi entrare in contatto con chi li avrebbe poi mandati in Iraq e Siria in altre parti d’Italia. Non ci sono attività di reclutamento in città: lo avremmo saputo, abbiamo buoni rapporti con l’intelligence». Difficile pensare che gli 007 condividano informazioni sensibili proprio con Basel, ma certamente per ora i responsabili della moschea ravennate non sono sati trattati da «osservati speciali», o almeno non ne hanno avuto la percezione. Dal canto suo l’ex presidente ci tiene a chiarire l’estraneità della moschea alla propaganda jihaidista: «Il centro islamico qui esiste da quasi 20 anni e non abbiamo mai avuto problemi con la città, sfido chiunque a dire che qualcuno di noi è stato accusato di terrorismo». E il reclutatore passato da Ravenna che ha persino parlato ad un convegno assieme all’assessore Martina Monti? «Non era stato invitato da noi, era presente tra il pubblico e come in tutti i nostri convegni, il pubblico può intervenire dopo i relatori. Ma non potevamo sapere chi fosse, tra l’altro ha fatto un intervento del tutto equilibrato, per nulla estremista». Che effetto fa però ad un musulmano che abita a Ravenna, sapere che tre suoi concittadini sono partiti e sono morti per la jihad? «Indubbiamente c’è un disagio nella società italiana, ma anche in Europa, dovuto alla mancanza di valori e di riferimenti e alla crisi economica, del quale qualcuno si approfitta. Non capisco come un musulmano possa scegliere di andare a combattere altri musulmani in altri Paesi. In nome di cosa? L’Islam non incita a tutto questo. Le barbarie dell’Isis non hanno niente a che fare con l’Islam, credo sia più che altro un discorso politico». Proprio per questo, alla moschea di Ravenna non hanno pensato di organizzare attività o manifestazioni contro quest’uso propagandistico della religione: «Ne facciamo ogni settimana di attività sulla pace: questo il vero obiettivo dell’Islam, fare crescere uomini di pace». Qualche anno fa, però, un gruppo di fedeli della moschea si erano dissociati dalla gestione di Basel, sostenendo anche che i finanziamenti per costruire la moschea non fossero del tutto trasparenti: «Già vorrei sapere dove sono andati a finire questi “dissidenti” – ragiona Basel -: avevano detto ai giornali che ci avrebbero denunciato ma non è arrivata nessuna denuncia. Noi siamo chiari e trasparenti: per costruire la moschea abbiamo chiesto offerte a privati e associazioni di fedeli sia in Italia e all’estero. Ogni movimento finanziario è stato vagliato dall’intelligence. E i bilanci sono in moschea, aperti a chiunque voglia controllarli».