Dalle 10 i portuali scioperano in piazza del popolo
Venerdì 6 marzo si svolgerà lo sciopero generale nazionale di tutti i lavoratori portuali. L'assemblea generale dei lavoratori del porto di Ravenna ha aderito alla mobilitazione indetta da Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt. Saranno coinvolti i lavoratori della Compagnia Portuale, della Cooperativa Portuale, delle imprese terminaliste, dell'Autorità Portuale, dei servizi tecnico nautici e i lavoratori portuali interinali.
Danilo Morini (Filt Cgil)Lo sciopero – che è stato confermato dopo l'esito negativo dell'incontro tra sindacati e rappresentanti del governo che si è tenuto a Roma ieri, martedì 3 marzo, in sede ministeriale - sarà accompagnato da un presidio in piazza del Popolo, in programma dalle 10 a Ravenna, cui seguirà un incontro con il prefetto e le istituzioni locali.“Si profila un rischio reale per l'occupazione e la sicurezza in porto - dice il segretario provinciale della Filt Cgil, Danilo Morini -. A Ravenna sono coinvolti oltre 800 tra lavoratori portuali, dipendenti dei terminal, dell’Autorità Portuale e operatori dei servizi tecnico nautici. Ci troviamo di fronte a un disegno di distruzione delle regole e della legalità per quanto attiene al lavoro portuale che indirizza le attività di un settore così importante e delicato verso la balcanizzazione e la concorrenza al massimo ribasso, a danno della sicurezza, delle garanzie di intervento in caso di emergenza, della professionalità e dei diritti fondamentali.Mi riferisco agli attacchi all'articolo 17 della legge 84/94 che aprono al mercato anche il ciclo nave e le operazioni portuali oltre che i servizi tecnico nautici. In questo modo si spalancano le porte alle infiltrazioni illegali, già così pervasive nel mondo della logistica, e si scaricano sulle spalle dei lavoratori le rincorse al massimo ribasso. In questo modo si dissolverebbe inoltre il contratto nazionale dei lavoratori portuali e dei dipendenti delle Autorità Portuali. L'abbandono delle norme vigenti provocherebbe la fine della professionalità in banchina e in porto, la fine della formazione e dell'attenzione alla sicurezza, distruggerebbe quanto di buono oggi, in diverse realtà portuali e per vincolo di legge, si è realizzato.Se pensiamo poi agli straordinari interventi fatti nel tempo per emergenze e salvataggio, come avvenuto di recente anche di fronte al nostro porto, è facile rendersi conto del disastro che tali politiche potrebbero provocare. Stiamo quindi percorrendo ogni iniziativa per evidenziare il pericolo che tali modifiche produrrebbero su tutto il sistema portuale italiano, sulla sicurezza, sulla professionalità, sulla stabilità di un sistema che oggi garantisce i sevizi tecnico nautici, i lavoratori portuali, i dipendenti delle AAPP e delle imprese terminaliste”.