Il ministro Poletti a Legacoop Generazioni: «Sulle partite Iva correttivi a breve»

Ravenna | 25 Gennaio 2015 Blog Settesere
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«Non possiamo rallentare sulle riferme: non ce lo possiamo permettere come sistema Paese. Tentando di cambiare le cose si possono commettere degli errori, l’importante è ammetterlo, prenderne atto e cambiarli. Ad esempio sulle partite Iva abbiamo sbagliato a scrivere la norma, la cambieremo nelle prossime settimane. Inoltre mi impegno personalmente a studiare in un secondo momento un meccanismo di tutele ad hoc. Il Jobs Act non creerà più precarietà: oggi solo il 15% delle assunzioni è a tempo indeterminato. Fra qualche mese vedremo se la percentuale è la stessa o è aumentata. Il risultato portato a casa con la Bce è dovuto anche al fatto che siamo credibili nel nostro percorso di riforme». Era un Giuliano Poletti a suo agio quello che è tornato alla Cmc di Ravenna venerdì sera per l’incontro di Legacoop Generazioni dal titolo «Al lavoro!».
«Il futuro è legato indiscutibilmente ai giovani che sono capaci di portare innovazione nel proprio lavoro - ha spiegato il coordinatore romagnolo dei giovani cooperatori Rudy Gatta -. Per questo abbiamo scelto come location la Cmc, un luogo dove sono passate tante generazioni e tanto lavoro». «I giovani sono il modo migliore per rappresentare la continuità e la vita della cooperazione - ha rafforzato Massimo Matteucci, numero uno di Cmc -. Quando si muovono i giovani è per fare qualcosa di buono, dando continuità a quello che è stato fatto dalle passate generazioni. Rappresentano una speranza per il futuro e, guardandoli con occhio disincantato - scherza Matteucci - sono quelli che pagheranno le nostre pensioni».
Il Ministro del Lavoro non si è sottratto al confronto col giornalista Gianni Riotta e con i giovani cooperatori e, nel rivendicare  le scelte fatte, si è lasciato andare anche ad alcune ‘confessioni’. «Il percorso del Jobs act non è stato semplice per me: ogni mattina mi chiedevo se era la direzione giusta - svela -. Sono il più vecchio del governo dopo Padoan e ho una storia e dei valori che sono noti. Mi ferisce profondamente sentire che io sono quello che precarizza: l’85% delle assunzioni sono precarie, vediamo fra qualche mese se questa percentuale sale o scende. Se scende, come penso, andrò in giro per tutta Italia con i cartelloni. Non l’abbiamo fatto all’acqua di rose e penso che il risultato sia buono: sono convinto che semplificherà le assunzioni da parte delle imprese».
Anche questo, secondo il ministro, «ha aumentato la nostra credibilità all’estero e ha permesso alla Banca centrale europea di poter varare i recenti provvedimenti di alleggerimento». Anche il giornalista de Il sole 24 ore Gianni Riotta ha sottolineato come «il Jobs act vitalizza gli investimenti e il mercato lavoro».
La situazione rimane comunque difficile. «Ho davanti agli occhi scenari incredibili: la zona industriale di Porto Torres è come il far west dopo la corsa all’oro, ci sono intere aree produttive abbandonate in tutta Italia - ha raccontato Poletti -. Per questo dobbiamo perseverare con forza nelle riforme. E per la prima volta, dopo anni di crisi, vedo un orizzonte positivo, anche grazie ad investitori stranieri che credono nell’Italia grazie proprio a questo modo nuovo di approcciare ai problemi. Questo significa che siamo attraenti, che ce la possiamo fare».
Poletti non ha tralasciato nemmeno il tema delle banche popolari: «Abbiamo aspettato vent’anni che il sistema si autoregolasse: non è stato in grado e allora è arrivato qualcuno che ha portato il cambiamento necessario».
Per il 2015 il ministro è convinto che ci sarà «una ripresa produttiva», mentre sul welfare «oggi guardiamo sul breve periodo, noi invece dobbiamo ragionare sul lungo».
Una sottolineatura il ministro Poletti l’ha fatta anche sul ruolo della finanza: «Mi piacerebbe che la finanza del futuro fosse legata al territorio, all’artigiano e alle imprese locali».
A sottolineare questa visione anche il numero uno di Unipol, Pierluigi Stefanini: «Dentro questa battaglia non è tutto neutrale: c’è chi pensa alle persone, all’ambiente e alle regole e chi rischia tutto e subito».
«L’idea di cambiamento che fa parte di un ragionamento penso sia importante, ma tutti dobbiamo fare la nostra parte: da questa crisi ne usciremo diversi, ma non necessariamente più deboli - sottolinea Giovanni Monti, numero uno di Legacoop Emilia Romagna -. Molte cooperative che oggi vanno bene, sono qui anche grazie a una crisi che è stata superata con l’aiuto del movimento cooperativo e che ha portato cambiamenti radicali. In questo momento non possiamo pensare che tutte le persone che facevano un determinato mestiere, continueranno a fare lo stesso: dobbiamo fornire una formazione affinché si possano riconvertire. Nelle difficoltà anche noi della cooperazione dobbiamo mettere in campo una nuova progettualità in sintonia con il nuovo mondo».


Christian Fossi
economia @settesere.it

FOTO DI MASSIMO FIORENTINI
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